Newton vs Leibniz

I matematici Isaac Newton e Gottfried Wilhelm Leibniz sono considerati i fondatori del calcolo infinitesimale. Tuttavia la paternità della scoperta venne a lungo discussa e a far scaturire la polemica furono proprio i due matematici. Secondo le fonti, Newton sarebbe stato il primo a formulare varie ipotesi sul calcolo infinitesimale senza però pubblicare alcuno scritto a riguardo (1669-1676.) Intrapreso poi uno scambio epistolare con Leibniz, informò quest’ultimo dei suoi progressi nel campo matematico trattando anche del calcolo. L’inizio della disputa è scaturito dalla pubblicazione da parte di Leibniz dell’opera “Nova Methodus” nel 1684 il cui argomento principale è proprio il calcolo infinitesimale. La versione leibniziana del calcolo differiva da quella di Newton per la terminologia e per l’approccio. Da questa vicenda si sarebbe acceso una polemica che avrebbe coinvolto non solo i due diretti interessati ma anche tutto il mondo scientifico.

Sulla base di queste informazioni vi proponiamo un ipotetico dibattito, in chiave comica, tra i due matematici.

(Si siedono)

Newton: ne è passato di tempo. Io sono Isaac Newton. Scommetto che qui mi conoscono già tutti. Ho scoperto la gravità e ho addirittura un’unità di misura con il mio nome, tu invece chi saresti senza di me e i calcoli che mi hai rubato?

Leibniz: un filosofo, matematico, scienziato, teologo, linguista, storico, magistrato tedesco: Gottfried Wilhelm von Leibniz, ma potete chiamarmi semplicemente Leibniz

Newton: sì, come ti pare. Rimani comunque un ladro di idee (morde la mela)

Leibniz: non mi pare proprio dal momento che tu non hai pubblicato nulla

Newton: vuoi forse mettere in dubbio che non sia stato io introdurre per primo lo sviluppo del calcolo infinitesimale moderno? Devo ricordarti che se non fosse stato per me e le mie intuizioni tu staresti ancora fermo a cercare di risolvere quelle equazioni da quattro soldi?

Leibniz: se ti vanti tanto delle tue intuizioni, perché non hai rilasciato nessun saggio? Ah, forse perché non eri in grado di tradurre le tue intuizioni in una costruzione scientifica compiuta, solida e fruibile come la mia

Newton: potevi almeno darmi il merito in quel tuo articolo… Come si chiamava? Ah sì, “Nova Methodus”

Leibniz: allora avrei dovuto citare anche Archimede, Cartesio, de Fermat e tutti gli altri. Mi dispiace dirtelo ma non sei stato di certo tu il primo ad interessarsene. Proprio perché siamo in tanti non puoi rivendicare la tua paternità sul calcolo infinitesimale

Newton: eppure non ti sei fatto scrupoli a copiare alcuni dei miei manoscritti nella biblioteca della Royal Society durante il tuo soggiorno a Londra. Non hai fatto altro che cambiare nome alle fluenti e alle flussioni. Dev’essere stata proprio una bella vacanza…

Leibniz: sono solo speculazioni infondate. Torna ad osservare le tue amate mele, che è la cosa che ti riesce meglio

Newton: ah sì? Quindi vuoi negare i tuoi contatti epistolari con i bibliotecari della Royal Society nei quali venivi informato di alcuni dei miei risultati?

Leibniz: hai già tentato una volta di accusarmi di plagio appellandoti alla commissione della Royal Society ed hai fallito. È inutile che continui con queste tue fantasie. Come dimostra la storia, il mio calcolo si è imposto come la base per lo sviluppo e la crescita dell’analisi differenziale e integrale moderna, a discapito del tuo, oggi caduto nell’oblio

Newton: forse hai ragione, è inutile continuare questa diatriba. Ricordiamoci che lo scopo della scienza è quello di spiegare all’uomo il mondo che lo circonda e le leggi che lo governano

Leibniz: e noi scienziati dovremmo collaborare invece di accusarci l’un l’altro

Newton: mettiamoci una pietra sopra… (a bassa voce), tanto rimango sempre io quello più famoso.

Un dialogo scritto e interpretato da Bianca Ferrini e Giulia Imperoli 4C cl

 

Riferimenti sitografici: