Il controverso fenomeno delle scie chimiche

Il fenomeno delle scie chimiche deriva dall’osservazione delle scie lasciate dagli aerei nel cielo. La scia di un aeromobile può evidenziarsi in varie forme od opacità e con varia durata e addirittura per caratteristiche cromatiche. Le prime tre sono legate al vento e alle condizioni termoigrometriche (instabilità termodinamica, turbolenza, dispersione per trasporto da parte del vento, evaporazione del condensato in aria secca, etc.). Il colore invece è effetto della rifrazione della luce sulla scia stessa, dipendente dalla sua posizione rispetto al sole e all’osservatore. La presenza di impurità in atmosfera è un fattore assai importante ai fini della stessa condensazione dell’acqua; così, l’emissione di minuscole impurità con le scie catalizza dietro gli aeromobili il fenomeno della condensa. Inoltre, spesso gli aeromobili emettono come essenziale prodotto di combustione proprio il vapore acqueo ad alta temperatura, che condensa a contatto con l’aria fredda dell’esterno. Ce n’è insomma abbastanza per attribuire alla condensazione dell’acqua gran parte della responsabilità nel rendere visibili le scie. Secondo gli assertori dell’esistenza delle “scie chimiche”, si tratta in realtà di un fenomeno in tutto o in parte anomalo a causa dell’emissione di sostanze chimiche (bario e alluminio ad esempio) o organismi (virus ad esempio) oltre agli usuali prodotti della combustione del carburante. Taluni ritengono che l’azione venga svolta da onde elettromagnetiche e che lo scopo sia il controllo e la modifica del clima. In conclusione gli aerei emettono fumi di scarico contenenti vapor acqueo oltre ai prodotti di combustione provocando scie definite in inglese “condensation trails”. Le temperature esterne che incontrano tali emissioni comportano infatti la formazione di acqua e cristalli di ghiaccio.

Diego Filiberti IVG