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Tra storia e attualità: la peste nera del ‘300 e il Covid-19.

Nell’ultimo anno, la vita di tutto il mondo è stata sconvolta da una terribile pandemia, il Covid-19. Possiamo confrontare facilmente questa malattia con quella che ha colpito tutta l’Europa intorno al 1300, la peste nera. Tra le due possiamo trovare molte analogie, come il fatto che entrambe le malattie si sono diffuse inizialmente in Oriente.

La peste precisamente ha iniziato a diffondersi a Caffa, una colonia genovese, situata nel Mar Nero. Sappiamo per certo come si è propagata questa malattia, infatti Caffa era assediata dai Tartari, tra questi si è diffusa la peste, che proviene da un parassita presente nei topi, e, ormai stremati, hanno deciso di catapultare i corpi dei compagni morti all’interno delle mura della città, così gli abitanti hanno iniziato ad ammalarsi.

Alcuni di loro sono riusciti a scappare con delle navi che sbarcarono nei porti più importanti dell’epoca, tra cui Genova, Venezia e anche in Sicilia, così il morbo si diffuse anche in occidente.

Per quanto riguarda il coronavirus, sappiamo con certezza solo che i primi casi sono comparsi in Cina nella città di Wuhan.

A differenza della peste, non sappiamo con sicurezza la sua origine, oggi vi sono delle teorie, alcune completamente false e altre più plausibili: la prima è collegata alla ricerca delle armi biologiche della Cina, infatti alcune persone pensano che il laboratorio nazionale per la biosicurezza e l’istituto di virologia di Wuhan lavorassero insieme.

La seconda teoria è quella che appare più ragionevole, cioè che il virus si è diffuso da un laboratorio a causa di un incidente. Poi c’è una terza teoria, più complottista, che ritiene che il governo cinese abbia ingannato tutto il mondo sul coronavirus, perché si crede che Pechino sia stata troppo lenta nel condividere diversi dati anche con l‘OMS.

Altri, invece, pensano che il Covid sia un virus “naturale” e quindi, di conseguenza, non creato in laboratorio e che si tratterebbe di un batterio presente nei pipistrelli. Sicuramente, come la peste, il virus si è diffuso a causa dello spostamento delle persone, in questo caso non solo con delle navi, ma anche con aerei, treni e i numerosi mezzi di trasporto oggi presenti.

Tornando a parlare della peste, essa provoca sintomi come febbri altissime, emicranie, deliri e poi, dopo ventiquattro ore la morte. Inoltre, può essere di tre tipologie diverse: la peste bubbonica, quella più comune, che provoca, come dice la parola stessa, dei bubboni, in particolare nelle ghiandole inguinali e ascellari; la peste setticemica, che si manifesta con emorragie cutanee che fanno formare delle chiazze nere, infatti per questo motivo si pensa che essa sia definita “nera”, altri, invece sostengono che l’appellativo “nera”, significhi “senza scampo” o “terribile”; infine, vi è la peste polmonare, che colpisce i polmoni.

Il Covid invece, si manifesta con dei sintomi influenzali, quali febbre, tosse secca e spossatezza, questi sono quelli più comuni, quelli più insoliti sono l’indolenzimento e i dolori muscolari, il mal di gola, problemi intestinali, congiuntivite, mal di testa, perdita del gusto o dell’olfatto ed eruzione cutanea o scolorimento delle dita dei piedi o delle mani. Vi possono essere dei sintomi ancora più gravi, che possono portare anche alla morte nei casi più critici: difficoltà respiratorie o fiato corto, oppressione o dolore al petto e, infine, perdita della parola o del movimento.

Sfortunatamente il Coronavirus ha portato alla morte di moltissime persone in tutto il mondo, circa 2,7 milioni, anche se non potrà mai essere paragonato alla peste che portò tra i 20 e i 30 milioni di morti solo in Europa, circa 1/3 della popolazione.

In quanto alle conseguenze sanitarie del Covid, abbiamo già visto i suoi sintomi, che possono portare delle lesioni e dei problemi permanenti.  Gli effetti post-Covid più comuni sono le lesioni polmonari, che lasciano sui tessuti delle cicatrici durevoli. In particolare, nei soggetti a rischio e negli anziani, si presentano i sintomi della cosiddetta “fame d’aria”, che sarebbe l’inadeguatezza del respiro. Poi vi sono gli effetti neurocognitivi che si presentano una volta riscontrato il virus e successivamente, quando si è guariti, questi possono portare disturbi dell’attenzione, della memoria e della concentrazione. Un altro sintomo molto comune tra i guariti di Covid è un generale senso di spossatezza continuo ed incessante.

Io credo che, gli individui più stressati da tutta questa situazione, che interessa tutto il nostro pianeta da ormai parecchi mesi, siano gli operatori sanitari, cioè coloro che lavorano proprio in questo settore così rischioso al giorno d’oggi. Sono le persone più soggette allo stress, ai lunghi orari di lavoro, all’alto carico emotivo, alle preoccupazioni di contrarre il virus, o peggio, di infettare i propri cari. Questi sono quelli più soggetti ad essere contagiati e questo non giova, non solo, alla loro salute fisica, ma, soprattutto a quella psicologica.

Grazie alle nuove conoscenze mediche, abbiamo saputo affrontare meglio questa malattia, rispetto alla peste, attraverso le mascherine, igienizzanti e lavandosi molto spesso le mani perché si è da subito compreso che il Coronavirus si diffondeva per via aerea e con il contatto di oggetti infetti. Oggi, fortunatamente, sono stati inventati dei vaccini contro il Covid, e si spera risolvano, finalmente, questa difficile situazione.

Mentre nel ‘300, non si sapeva come fronteggiare la pestilenza, i medici dell’epoca davano solo dei consigli, molte volte anche contrastanti tra di loro. Intanto, si bruciavano sostanze odorose per disinfettare gli ambienti, però allo stesso tempo si pensava che l’aria calda, che tende a salire verso l’alto, fosse contaminata e, di conseguenza, gli appestati venivano messi in dei soppalchi, per evitare di contagiare i familiari. Inoltre, si pensava che l’aria fosse contaminata, infatti, si consigliava di tenersi lontani dall’aria al di sopra degli acquitrini o delle acque stagnanti, però molto spesso le persone aprivano le finestre all’interno delle case per far circolare l’aria fresca, che si pensava nuocesse alla peste, anche se questa, in realtà era considerata pericolosa.

In analogia con il Coronavirus, però ci si lavava spesso il viso e le mani con acqua e aceto, perché al tempo non si conoscevano gli igienizzanti, si stava in quarantena, ci si teneva lontani da coloro che erano malati e si bruciava tutto quello che apparteneva ai morti infetti.

Ancora oggi, non si conosce un vaccino contro la peste, quindi non è possibile prevenire questa malattia, anche se dopo l’epidemia avvenuta nel ‘700, che interessò Marsiglia, non si sono registrati più casi. Entrambe le pandemie hanno portato a delle conseguenze economiche disastrose.

In questo periodo, stiamo assistendo ad una delle peggiori recessioni economiche dal 1870. Il Covid ha portato un aumento notevole della disoccupazione, che interessa, in particolare, le donne e i giovani che vengono considerati “lavoratori più fragili”, questo, di conseguenza, conduce ad un aumento delle disuguaglianze sociali.  Molti settori sono andati in crisi, in particolare le piccole e medie imprese, per esempio i bar o le catene di ristoranti, visto che vivono solo di questo e, a causa della quarantena che c’è stata, non hanno potuto lavorare.

Oggi lo stato italiano, ha preso la decisione di dividere l’Italia in zone, possono essere rosse, arancioni e gialle, in base al numero di casi presenti. Anche questo influenza l’economia, perché non tutte le regioni sono colpite allo stesso modo.

Nella prima fase della pandemia, infatti c’è stata una sospensione delle attività del 45% e oltre il 70% delle imprese. Di conseguenza, ad oggi si è registrato un calo del PIL, cioè della ricchezza di uno stato, del 90%.

Nel ‘300, la peste, come ho detto in precedenza, ha portato decine di milioni di morti, questo voleva dire che c’era meno manodopera per lavorare, pertanto meno prodotti. Questo porta anche ad una diminuzione della richiesta di granaglie e ad un calo dei prezzi. Per fronteggiare questa situazione, molti contadini iniziarono a coltivare solo i prodotti più richiesti, quindi terreni che prima garantivano una produzione diversificata, adesso venivano coltivati con un solo prodotto. Vennero favorite altre produzioni come la gelsicoltura, la vite e l’allevamento.

In questo periodo assistiamo ad una riorganizzazione della produzione. Nel settore manifatturiero, la diminuzione della popolazione portò, come ho detto prima, ad un calo della manodopera, di conseguenza gli operai riuscirono ad ottenere dei salari più alti e questo portò una crisi.  Alcuni settori, come la produzione di pannilani, riscontrarono molte difficolta, altri invece, migliorarono, come la produzione della seta.  Anche il commercio diminuì, perché intere regioni si spopolarono.

Una cosa di cui si parla meno spesso sono le conseguenze psicologiche, non solo da chi è affetto dalla malattia, ma da chi vive la pandemia in generale. Con il Covid, dovuti anche al forzato isolamento sociale, sono aumenti vari fattori abbastanza preoccupanti. Come i casi di depressione, i disturbi d’ansia, probabilmente dovuti alla preoccupazione di prendere il virus, lo stress e il nervosismo, anche i sintomi ossessivo-compulsivi, perché molte persone iniziarono a pensare di poter prende il Coronavirus anche dagli alimenti che compravano nei supermercati. Sempre dovute alla quarantena, sono aumentate la noia e la frustrazione, soprattutto tra noi adolescenti, perché la nostra vita è stata cambiata totalmente.

Per esempio, in Italia, hanno messo il coprifuoco alle 22.00, che, secondo la mia opinione, non serve praticamente a nulla, prima io e le mie amiche uscivamo alle 22:30, mentre adesso, purtroppo la nostra vita quotidiana non è più la stessa e chissà quando ritornerà quella di prima.

Sfortunatamente, sono aumentati anche dati allarmanti come l’autolesionismo e i disturbi alimentari, come la bulimia e l’anoressia, principalmente tra le ragazze, che non si sentono a loro agio con il proprio corpo e fanno di tutto per cercare di raggiungere i canoni di bellezza della società. Inoltre, sono aumentati anche i casi di suicidio, probabilmente dovuti ai fattori prima elencati.

Durante la peste assistiamo ad un vero e proprio allontanamento sociale, infatti, come dice anche Boccaccio nel Decameron, tutti iniziarono a “schifare” gli altri, ci si teneva lontani da chiunque, i nobili si rifugiavano nelle loro case in campagna. Si iniziò a pensare che la malattia fosse stata mandata da Dio per punire l’uomo, così gruppi di uomini, chiamati flagellanti, scendevano nelle piazze e punivano il loro corpo per ottenere il perdono di Dio. Quando compresero che la fustigazione non portava a nulla, l’intera popolazione iniziò a scagliarsi contro i più deboli, come i diseredati, i lebbrosi, ma soprattutto gli ebrei.  Questi ultimi erano accusati di avvelenare l’aria e l’acqua dei pozzi, attraverso dei sacchetti contenenti delle pozioni velenose, e si pensava che diffondessero il contagio perché odiavano la comunità cristiana. Moltissimi ebrei morirono a causa di pogrom, cioè le persecuzioni nei loro confronti.

Anche oggi, dopo il Covid, possiamo notare un certo odio razziale nei confronti di chi ha tratti asiatici con aggressioni verbali o fisiche.

Da questa relazione ho notato come, nonostante i 700 anni di differenza, vi sono moltissime analogie tra le due pandemie. Soprattutto a livello sociale, si può vedere come l’uomo non impari mai dai suoi errori e, probabilmente solo per paura, diffonde quasi sempre l’odio.

Sicuramente il Covid ha segnato la vita di tutti noi, da un anno ho la speranza che questo incubo finalmente finisca, e continuo ancora ad averla, per far tornare tutto come prima.

Sara Rizza 3BL