L’arte della parola. Tutti dovremmo imparare a parlare

Parlare è una delle prime cose che sentiamo alla nascita e una delle ultime che solitamente facciamo prima di morire.

La parola è da sempre uno strumento così tanto abusato che a volte sembra addirittura perdere di significato. Eppure io credo che sia proprio la parola a dare così tanto valore all’essere umano.
La parola è poesia, da forma e crea libertà. Riesce a trasporre pensieri in concetti pratici e a trasmettere sentimenti tramite pochi suoni. Il suono è una cosa importantissima.
All’inizio della vita, anche i bambini per cercare di comunicare con l’esterno imitano i suoni che percepiscono dai genitori. E’ per questo che la parola diventa l’evoluzione della semplice comunicazione. Il parlato è la costante evoluzione delle informazioni: una continua ricerca del nuovo.
Nel tempo, l’uomo rendendosi conto dell’ immenso potenziale della parola, ha sempre cercato di limitarla, rendendola progressivamente più sterile. Per fortuna, però, il parlato ha sempre avuto un asso nella manica , una sfumatura che gli permette di racchiudere tutte la
culture e le mutazioni dei popoli della storia: parlo della lingua.
Pur essendo una creazione convenzionale la lingua è comunque uno strumento potentissimo, utilissimo, e soprattutto necessario per orientare la propria vita in una società con una geografia articolata come quella di oggi spesso davanti a una canzone, una poesia o un monologo teatrale si resta affascinati dalla consapevolezza con la quale gli artisti riescono a
servirsi di questo strumento.
Ma come sarebbe il mondo se tutti ne fossimo consapevoli?

Joyce Mapulanga, III C