• Home
  • Blog
  • Articoli
  • “The promised Neverland”. Recensione di Maria Vittoria Nicosi

“The promised Neverland”. Recensione di Maria Vittoria Nicosi

“The promised Neverland” è un manga giapponese, scritto da Kaiu Shirai e disegnato da Posuka Demizu. Fu pubblicato per la prima volta in Giappone nel 2016 dalla casa editrice SHUEISHA Inc. di Tokyo, in Italia viene pubblicato dalla j-pop.  I volumi in Giappone sono completi e terminano con il numero 20, ma in Italia l’ultimo volume deve ancora uscire.
Il fumetto parla di tre bambini Emma, Ray e Norman che vivono in un orfanotrofio con molti altri compagni. L’età varia dai neonati ai 12 anni, età massima in cui si viene adottati. Tutti i bambini vivono in armonia tra loro con la loro mamma, ovvero la donna che si occupa di loro, fino a quando non fanno una scoperta che cambierà la loro vita. I bambini si impegnano per capire al meglio le informazioni che hanno ricevuto e cercano di risolvere l’improvviso problema.
Il fumetto è poi stato adattato ad anime, ovvero l’animazione al computer, però, nonostante la prima stagione sia fedele al fumetto, in un punto della storia alcuni personaggi non vengono menzionati e vengono saltati molti capitoli. Probabilmente è stata fatta questa scelta per finire l’anime in due stagioni, per ragioni di budget si pensa. Il manga è molto dettagliato nei disegni, infatti anche nelle copertine dei volumi la stessa artista scrive dei particolari che si possono trovare in certe vignette.
La storia è molto toccante, dato che i protagonisti sono ancora nella fase dello sviluppo ed emergono le loro insicurezze. Nonostante le avventure che affrontano e le difficoltà che passano, sono ancora molto innocenti e l’amicizia è molto importante per loro. L’autore analizza l’aspetto psicologico dei personaggi, che vengono rappresentati dall’artista che evidenzia le loro espressioni. Lo consiglierei soprattutto perché è emozionante vedere le scelte che i personaggi compiono durante la storia e anche perché vengono introdotti elementi nuovi spesso, quindi il finale diventa sempre più imprevedibile.

Maria Vittoria Nicosi, III I