Un nuovo modo di guardare il latino

 

Il latino è “inutile”. Il latino è una “lingua morta”. Il latino è “difficile e noioso”. “A cosa mi serve studiare il latino nella vita?”. Queste e tante altre sono le frasi che sento dire molto spesso dai giovani della mia stessa età che, per ignoranza o per disinteresse, continuano a denigrare la bellezza di questa lingua meravigliosa. Forse è difficile pensare che essa sia effettivamente così importante,  eppure -guardandomi indietro e riflettendo sul presente e sul futuro- credo che il latino lascerà in me un segno indelebile come quando ci si fa un tatuaggio per non dimenticare mai una persona, una cosa o un evento. Se mi chiedessero cosa sia il latino per me risponderei che esso è come una dolce melodia che non vorresti smettere mai di ascoltare e quando essa si conclude vorresti fosse durata in eterno. In tutti questi anni passati a studiare questa lingua mi sono sempre chiesta come sarebbe stato il mondo oggi se si fosse continuato a parlarla. D’altra parte, mi sono sentita male al solo pensiero che probabilmente i miei figli o i miei nipoti potrebbero non studiarla mai. Il latino, poi, è bello perché è vario. Basti pensare alla magnificenza della letteratura latina e ai grandi autori che la rappresentano. Virgilio, Orazio, Cesare, Cicerone, Tibullo, Properzio, Ovidio, Sallustio, Catullo, Lucrezio e tanti altri hanno contribuito a rendere omaggio alla lingua latina e a trasmetterla ai posteri attraverso le loro opere. Molti di loro ci hanno anche insegnato come affrontare la vita lanciandoci dei messaggi piccoli ma significativi. E’ di uso comune tra i giovani utilizzare la celebre frase “Carpe diem” ovvero “Cogli l’attimo” ma pochi sanno che essa appartiene al celebre Orazio,  il quale attraverso queste parole esorta a saper godere dei beni che la vita ci offre giorno per giorno, senza porsi troppe domande sul futuro. Leggendo i classici della letteratura riecheggiano nella nostra mente, tra le tante,  espressioni come  “Accipere quam facere praestat iniuriam” ovvero “È meglio ricevere un torto che farlo” (Cicerone);   “Omnia vincit amor” ovvero “L’amore vince su tutto” (Virgilio), “Vindica te tibi”, ossia “Riprendi possesso di te stesso”(Seneca), “Vivere militare est”, cioè “Vivere è fare il soldato”, “Audentes fortuna iuvat”, ossia “La fortuna aiuta i coraggiosi” o infine “Dispunge vitae tuae dies”, “Fa’  il bilancio dei giorni della tua vita”. Piccole ma grandi citazioni, queste, sempre attuali,  che ancora oggi continuiamo ad utilizzare senza però sapere di alcune chi le abbia pronunciate . E, ritornando a  coloro che dicono che il latino sia una lingua morta , vorrei far notare che sono proprio loro a renderla tale con i loro pregiudizi. Sono proprio loro che dovrebbero darle vita e far riscoprire la bellezza che essa contiene a chi verrà dopo di noi in modo che la si possa apprezzare a dovere. Dovremmo essere proprio noi a promuoverla perché, purtroppo, se non lo facciamo noi che siamo la nuova generazione,  nessuno lo farà mai. Chiamatemi pazza quale- forse- mi sento di essere,  ma fate un po’ di esperienza prima di farvi guidare dai pregiudizi, sfogliate le pagine di un libro di letteratura latina e ritroverete valori come humanitas, pietas, fides, civitas, religio, ius, lex.  Il loro significato? Siete curiosi? Aprite un vocabolario di latino, poi mi saprete dire……

Morabito Giorgia Pia

4^D n.o. LICEO SCIENTIFICO A. VOLTA