Gli effetti della pandemia su un adolescente

Di Ettore Carugo

È ormai passato un anno da quando la pandemia di Covid ha raggiunto anche l’Italia. Inizialmente si pensava che la situazione di emergenza sarebbe durata solamente qualche settimana e poi tutto sarebbe tornato alla normalità, ma sfortunatamente queste previsioni sono state completamente disattese e a distanza di ormai 12 mesi la situazione non è cambiata. Oltre ai morti questa
pandemia ha avuto effetti molto negativi alle persone sia dal punto di vista psicologico che fisico. Una domanda che si sono fatti in molti è: “su quale fascia d’età la pandemia ha causato più danni dal punto di vista emotivo?” Nonostante le molte supposizioni ritengo che questa domanda non abbia una singola risposta perché ognuno ha di che lamentarsi. I più piccoli stanno passando momenti importantissimi a livello di formazione personale e culturale chiusi in casa, gli adolescenti invece hanno l’esigenza di sviluppare le relazioni e fare nuove esperienze, mentre le persone più anziane stanno passando gli ultimi anni della loro esistenza senza poter vedere i propri cari con libertà e per molti questo è fonte di enorme disperazione.

Il mio punto di vista è quello di un adolescente e per quanto io creda di affrontare la situazione nel miglior modo possibile, posso tranquillamente affermare di essere in difficoltà dal punto di vista emotivo proprio come tutti i ragazzi della mia generazione. Il trucco per non farsi travolgere dai pensieri negativi è quello di lavorare su se stessi per provare a migliorarsi su vari aspetti che possono essere caratteriali o fisici; così facendo ovviamente, anche se non del tutto, si riescono ad allontanare il più possibile i pensieri rivolti legati al fatto che stiamo perdendo molte esperienze di vita.

Da poco sono iniziate le vaccinazioni e questo fa sperare a tutti che la pandemia possa finire presto e ovviamente gli esperti dichiarano tempistiche differenti sul quando tutto ciò potrà finire. Se c’è qualcosa che questa pandemia mi sta insegnando è il vivere la giornata al meglio, come se fosse l’ultima perché non si possono fare programmi sul futuro.  Mentre prima pensavo che il vivere alla giornata, senza programmi, fosse tipico di una persona superficiale, ora mi sono ricreduto e ritengo che invece sia la strategia migliore dal momento che non si può fare affidamento su nulla.