I bambini e i ragazzi in quarantena

I “grandi” hanno cose “grandi” a cui pensare e i ragazzi? E i più piccoli? Cosa facciamo, li parcheggiamo davanti alle videolezioni prima e alle partite alla play station dopo? I ragazzi e i bambini vivono rinchiusi nel loro mondo, che si sviluppa in un piccolo telefono, ma quel mondo è immenso fatto di mancanze, di solitudine e di paura, anche se gli adulti forse non se ne rendono conto, dietro quei sorrisi che spesso ci rassicurano si nascondono mille emozioni contrastanti.

I genitori e gli insegnanti devono giocare, alimentare la nostra fantasia, non si può pensare che i ragazzi siano solo spugne messe lì ad assorbire nozioni e informazioni, vanno ascoltati, vanno presi in considerazione e facendolo ci si può rendere conto della loro grandezza, di come abbiano la capacità di vedere sempre la luce anche in momenti bui come questo, nel quale gli è stato detto “dovete stare chiusi in casa” perché bisogna combattere contro un mostro invisibile, che gli impedisce di relazionarsi fra di loro, di abbracciarsi sudati dopo una partita a pallone, di accarezzarsi nei momenti in cui ci si sente più fragili o di ridere a crepapelle per ogni esperienza fantastica vissuta. Ci sono i telegiornali, le brutte notizie, le ansie dei genitori per l’incertezza del lavoro, per l’inconsapevolezza del domani, e i ragazzi? Hanno bisogno del supporto di persone adulte e i bambini non hanno paura di avere un’idea e di poterla cambiare senza provare nessuna vergogna o frustrazione, i ragazzi vanno ascoltati.

La scuola ha una fondamentale importanza in questo momento. Pensiamo al ruolo essenziale degli insegnanti, che in questo periodo storico potremmo nettamente dividere in due categorie: la prima sta mettendo tutta la passione che ha in corpo per seguire i propri alunni e far sì che abbiano garantita l’educazione a cui hanno diritto; un’educazione fatta di didattica, di continuità, di quelle regole di cui bambini e ragazzi hanno fondamentale bisogno per sentirsi al sicuro, quelle linee guida che possano continuare a scandire le loro giornate, non lasciandoli in balia del mare aperto. La seconda categoria di insegnanti mi ha profondamente deluso: ho notato quelli che dovrebbero avere un grande amore e la consapevolezza di che fortuna hanno a poter lavorare con questo bene immenso del mondo, prendere quasi la palla al balzo per fare il meno possibile, per non affaticarsi troppo, per sfogare i loro problemi sui ragazzi, consapevoli di uno stipendio comunque accreditato ogni mese.

Il motore di tutto rimane l’amore e le differenze in tutte le cose si vedono se sono compiute con amore oppure no. Non sono una psicologa né tanto meno qualcuno di competente, sono solamente una ragazza che vuole essere ascoltata.

Giulia Degli Onofri IIIE