La disastrosa situazione immobiliare della Cina

1949. Un anno che per molti di noi potrà significare poco e nulla, ma che fu in realtà decisivo per le sorti della Cina. Questo infatti fu l’anno della presa di potere da parte dei comunisti e di Mao e che in parte sancì anche la sua devastazione e quella di Pechino. Una fra le varie problematiche affrontate dal Partito Comunista Cinese durante la Rivoluzione Culturale fu quella di eliminare il vecchio e modernizzare il paese e nel frattempo di dare alloggio a diverse migliaia persone. Al fine di attuare questo disegno, il movimento cercò di creare nuovi spazi, trasformando in fabbriche e dormitori i templi e i tutti i luoghi della tradizione cinese. Oltre a tutto questo, per ottimizzare gli spazi, Mao e il suo partito decisero di mettere mano alle abitazioni private. Questi edifici che caratterizzavano la città di Pechino, sono un’invenzione tipica dell’architettura della Cina del Nord dal XII secolo e consistevano in cortili circondati da mura, che le separavano dalle altre residenze.

Le “siheyuan”, il nome con cui i cinesi chiamavano le loro abitazioni, risultavano allineate ai vicoli e alle strade e formavano così una scacchiera, che costituiva il tessuto urbano della città. La situazione però cambiò  appunto con l’avvento di Mao, che fece invadere le abitazioni alle Guardie Rosse, ossia bande di giovani con bracciali rossi, che erano figli di operai, contadini e soldati. Queste compagnie di giovani si occuparono di entrare nelle abitazioni per costringere i proprietari a cedere alla nazione le proprie case. Infatti mentre alla famiglia originaria veniva lasciata una sola stanza, le rimanenti venivano adibite alle famiglie che venivano da fuori Pechino o dai dormitori sovraffolati delle fabbriche. Tante famiglie per la paura arrivarono addirittura a vendere tutto ciò che possedevano, prima che venisse distrutto e bruciato dalle bande.

Tutto questo ha portato Pechino a perdere quella tipica bellezza che ha caratterizzato per secoli questa città, diventando invece una megalopoli con vicoli sporchi, confusi e desolati. Anche il successore di Mao, Hua Guofeng , davanti al problema della sovrappopolazione, fece costruire una lunga fila grigia di blocchi di appartamenti, al fine di dare casa ai quadri del partito. Nonostante questo, le abitazioni rimasero vuote a causa della lotta di potere scoppiata fra i figli di alti quadri e quelli di medio livello per la loro assegnazione. Quando questo scontro finì e gli appartamenti vennero distribuiti, tutti rimasero insoddisfatti, dal momento che le abitazioni risultarono diroccate, con i vetri rotti, senza acqua e con gli ascensori non funzionanti.

Infine, terminata la Rivoluzione Culturale e arrestati i membri della Banda dei Quattro, il nuovo governo guidato da Deng Xiaoping, cercando di migliorare le condizioni di vita della gente comune, diede inizio ad un vasto programma edilizio. Questo portò alla crescita di alti blocchi di prefabbricati, che come crescevano in fretta, nello stesso tempo andavano in malora, vista la scarsa qualità dei materiali e la banalità dei progetti, che portarono alla crescita degli edifici senza coordinamento e senza cura dell’ambiente e di ciò che gli stava attorno.

Tutto questo dove ha portato la Cina e Pechino quindi? Ce lo racconta il fotografo tedesco Michael Wolf, che nel 2013 grazie alle sue fotografie, immortala le claustrofobiche e monotone abitazioni di Hong Kong, dimostrando come in più di sessant’anni non sia cambiato nulla e di come le condizioni del popolo siano tuttora terribili. In questo la Cina, pur essendo un paese apparentemente civilizzato e con una costituzione che dovrebbe garantire ai cittadini una vita con condizioni accettabili, mostra come in realtà sia un paese ancora molto indietro e pieno di problemi. 

 

Articolo di Nicola Pancotti