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“La ragazza con l’orecchino di perla”. Recensione di Francesca Zappalà

Il romanzo, scritto da Tracy Chevalier, “La ragazza con l’orecchino di perla” venne pubblicato per la prima volta nel 1999. Il libro è alla ricerca della verità che si celano dietro il celebre ritratto di Johannes Vermeer e non presenta capitoli, bensì è diviso in due parti: la prima parte della narrazione appartiene al 1664;  la seconda parte, appartiene al 1665.

È la storia di Griet, la protagonista che narra le vicende in prima persona e che si incammina
verso una nuova vita e riesce a superare quel mondo sociale tanto diverso dal suo. È una lettura davvero intrigante, accurata e piuttosto scorrevole, anche se in certi punti l’autrice si dilunga abbastanza, causando molto probabilmente la noia del lettore. Il finale sarebbe potuto essere più emozionante, perché vedendo la complicità dei due amanti, si sarebbe aspettato un lieto fine per la loro storia, ma il loro era certamente un amore proibito. Vediamone adesso la trama.
Il romanzo ha luogo nella Delft del 1664/1665, una piccola cittadina dell’Olanda, in cui la protagonista Griet, una giovane ragazza di 16 anni appartenente ad una famiglia protestante, si trova in cucina a sistemare le verdure tritate ed ascolta con molta attenzione i discorsi che sta facendo il padre con un uomo influente ed una donna dallo sguardo nervoso. Il padre era
un decoratore di piastrelle diventato cieco a causa di un infortunio nelle fabbriche in cui lavorava, causando dunque non pochi problemi finanziari. La madre e il padre pensarono quindi di far fare al fratello lo stesso lavoro del padre e di mandare Griet nel quartiere dei papisti, dall’altra parte della città, a servire la famiglia del pittore Johannes Vermeer, che si trovava in una situazione economica decisamente migliore e che credeva nel cattolicesimo. Il
suo compito principale nella casa è quello di pulire l’atelier dell’artista, cosa che le riesce benissimo, grazie alla sua capacità di rimettere gli oggetti al loro posto, che ha imparato grazie alla convivenza con la cecità del padre.
La ragazza riesce a farsi un’amica all’interno della casa, ma, nonostante la sua innocenza, non viene tollerata dalla governante che serve da anni la famiglia, dalla moglie Catharina e dalla suocera. Tutto ciò perché instaura uno stretto, segreto e sospettoso rapporto con il pittore, mostrandosi molto interessata alla pittura e imparando da lui stesso come preparare i colori per i dipinti.
Griet è desiderata non solo da Vermeer, ma, sfortunatamente, anche dal suo committente Van Ruijven, che chiede al pittore di dipingere un quadro con protagonisti lui e la giovane ragazza. Al suo rifiuto, chiede allora un ritratto di Griet, che il poeta commissiona con piacere. Durante la realizzazione, entrambi si rendono conto che al dipinto manca qualcosa, quindi l’artista fa indossare alla giovane gli orecchini di perla della moglie, portandola a farsi i buchi da sola. Ben presto, però, la moglie ne verrà a conoscenza, non trovandoli da nessuna parte e vedendoli indosso a lei nel quadro. Sentendosi pienamente offesa dal marito che aveva preferito dipingere una ragazza qualunque, invece di lei, la donna caccia via Griet con l’ordine di non tornare mai più.
Negli anni successivi, la ragazza crea una famiglia con il giovane macellaio Pieter che aveva incontrato al mercato e viene convocata dall’altezzosa moglie di Vermeer, ormai deceduto, che le consegna gli orecchini, dietro volontà testamentaria del marito, facendole intuire di non averla mai dimenticata.

Francesca Zappalà, III C