Infodemia, vaccini e Covid-19 oggi

Per “infodemia” si intende la “circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili” – (vocabolario Treccani).

In questo periodo di pandemia da Covid-19 arrivano molte informazioni, spesso non spiegate al meglio, che possono confondere o spaventare.

Ad esempio, il sito Insalutenews.it avverte che “considerando lo stesso numero di giorni (109) la seconda ondata di contagi da Covid-19 ha interessato un numero di italiani 8 volte superiore rispetto alla prima. Nella prima ondata (dal 24 febbraio all’11 giugno) si sono infettate 236.134 persone; nella seconda ondata (dal 14 settembre al 31 dicembre) il numero di contagiati è stato pari a 1.822.841″. Ma molti non si sono accorti che, durante la prima ondata, i tamponi erano un numero molto limitato rispetto a quello della seconda ondata e quindi dovrebbe essere logico che i contagi sono molto superiori.

Altro evento su cui riflettere: un docente di Biella è deceduto poche ore dopo la somministrazione del vaccino anti-covid Astrazeneca. I telegiornali hanno poi ingigantito l’episodio e quindi si è creato molto allarme: infatti molti si sono rifiutati di farsi vaccinare. Come ricostruito da ‘La Stampa’, l’unità di crisi della regione Piemonte ha da subito voluto la sospensione della somministrazione dei vaccini così da accertare, per la sicurezza dei cittadini, che la morte dell’uomo di 58 anni sia stato dovuto a fatti personali e non al vaccino in sè. In seguito, riferisce ancora il quotidiano piemontese, la stessa regione ha deciso di sospendere solo quel lotto di vaccini “sospetto” (ABV5811), decidendo di proseguire con la somministrazione degli altri lotti.

Per fermare questa pandemia è sicuramente consigliato di restare il più possibile a casa e uscire solo per necessità, come per andare a prendere la spesa o per lavorare, nel caso in cui il lavoro non possa essere svolto in smart-working. Sicuramente anche gli alunni che frequentano scuole e università dovrebbero restare a casa; il fatto che il ministro dell’Istruzione voglia riprendere con la didattica tradizionale in presenza è molto contraddittorio dato che prima si mandano gli alunni in presenza e poi ci si lamenta che i casi di persone infette aumentino vertiginosamente. Restare a casa per proteggersi non è solo un fatto ‘soggettivo’, bisognerebbe farlo anche per i nostri familiari e la comunità in generale.

Alberto Faifer, 3G