Viaggiare leggendo e leggere viaggiando.

Il mondo ha assistito negli ultimi anni all’evoluzione del turismo di massa. Tuttavia non tutti sanno che il viaggio è strettamente collegato con un altro bel passatempo, la lettura. Essa infatti ha conosciuto un notevole successo grazie soprattutto alla tendenza a compiere viaggi, che è iniziata con l’invenzione delle ferrovie e che poi si è progressivamente espansa.

A mostrarci in modo perfetto il collegamento tra viaggio e lettura è lo scrittore Tim Parks in un articolo del Corriere della Sera dal titolo “Sì, viaggiare (con libri e scrittori)”. L’autore sostiene come la lettura sia effettivamente il miglior rimedio al lungo e vuoto tempo che si passa in treno durante un viaggio. Per lui è evidente, e quasi scontato, che il racconto e il viaggio, i libri e i mezzi di trasporto hanno tra di loro delle analogie. Parks sostiene, infatti, che entrambi ci permettono di allontanarci dal nostro ambiente quotidiano e di vagare, o tra le pagine di un libro che ti teletrasportano in posti e situazioni lontane, o tra le strada di una città che un viaggiatore ha voglia di esplorare. Lo scrittore mostra anche quanto i due temi siano simili, sottolineando come, sia il viaggio che la lettura siano in grado di far vivere al lettore tante vicende, ma senza l’obbligo di farne esperienza diretta. Per rafforzare la sua tesi, Parks fa riferimento ad Anna Karenina che, riflettendo su una lettura fatta in treno mentre osservava i passeggeri diretti a San Pietroburgo, capì di non essere soddisfatta della propria vita e di volerla cambiare.

Anche se leggere potrebbe risultare l’unica cosa da fare durante un viaggio, è vero anche che Parks non tiene conto di alcuni atteggiamenti che caratterizzano la nostra società moderna. Quest’ultima, infatti, accoglie sempre di più la tendenza alla “non-lettura”, forse dovuta ai progressi che la tecnologia ha fatto e continua a fare. Oggi, infatti, durante un viaggio sono pochi quelli che portano con sé un libro da leggere, perchè questo è stato sostituito da strumenti tecnologici, come telefono, auricolari, tablet, che sono sicuramente più leggeri rispetto ad un libro.

Il divario del collegamento tra racconto e viaggio non è solo causato dall’evoluzione tecnologica, ma anche dal fatto che ormai, tra i giovani soprattutto, si è creata una scala di bisogni che vede quello alla lettura praticamente all’ultimo posto. Quindi dal momento in cui si intraprende un viaggio, il libro da leggere non è uno dei principali bisogni e questo fa sì che non si ricorda di portarlo, malgrado potrebbe esserci la volontà di leggerlo. Inoltre le analogie che Parks sosteneva probabilmente nella società di oggi non verrebbero del tutto comprese, perché credo che sia cambiata la mentalità e che in questo momento molte persone non vedono la capacità che ha un libro di farti viaggiare ed esplorare nuovi mondi esattamente come un viaggio “fisico”.

Questa critica la faccio sulla base delle mie esperienze personali: Non che io sia una grande viaggiatrice, ma nei pochi viaggi che ho fatto la lettura non è mai stata presente. Non perché a me non piaccia leggere, anzi, al contrario, credo all’analogia che prova che un po’ come il viaggio, anche un libro è in grado di farti conoscere nuovi luoghi, persone o situazione. Sono una di quelle, però, a cui piace leggere, ma lo fa solo quando non ha nient’altro da fare. E nonostante adori leggere, nonostante in un viaggio vi siano molti tempi morti, non ricordo mai, mio malgrado, a portare un libro con me.

Quindi la lettura e il viaggio sono realmente collegati tra di loro, anche se credo che questo collegamento rapportato ai nostri giorni sta andando piano piano  a perdersi.

Paola Cardile VAT