QUEL SALTO NEL FUTURO CHIAMATO PROG ROCK

Prog rock. Sembra uno scioglilingua. E invece è stata una delle più visionarie esperienze dalla musica del secolo scorso. Un genere raffinato, figlio del rock psichedelico nato in Gran Bretagna e poi diffusosi in Italia, Francia e Germania tra gli Anni Sessanta e Settanta. 

L’idea coltivata dai suoi sostenitori, da chi decise di affrontare questo percorso musicale, era quella di dare maggiore spessore culturale alla musica ascoltata dai giovani: una vera e propria progressione del rock, quello più legato alle radici blues nato negli Stati Uniti. Si voleva infatti aumentare la varietà melodica, armonica e stilistica. I brani da massimo 3 minuti furono rimpiazzati da lunghe suite musicali che potevano arrivare a durare quanto l’intera facciata di un disco, anche oltre i 20 minuti. 

Il rock progressivo toccò l’apice di popolarità nella prima metà degli anni settanta quando scalarono le classifiche gruppi britannici poi diventati big della scena mondiale come Pink Floyd e Genesis. Sempre nel Regno Unito nacquero altre band di notevole spessore come Yes, Emerson, Lake & Palmer, Gentle Giant, e gli estrosi Jethro Tull. Nomi che negli anni successivi sono diventati cult. Altri gruppi, pur non raggiungendo quella popolarità, furono ugualmente molto apprezzati dalla critica musicale. 

La popolarità del genere a fine anni Settanta diminuì. Anche perché stava irrompendo sulla scena il punk rock che dava voce all’insoddisfazione dei giovani delle classi popolari: rabbia che si sfogava sul palco in un faccia a faccia con il pubblico. 

Lo stile raffinato, caratteristica del rock progressivo, ha dovuto fare i conti con l’ondata di decibel e frasi urlate a squarciagola da cantanti con la cresta che rivendicavano il diritto di non conoscere le note e il pentagramma. C’è chi, nei decenni successivi, si è ispirato al prog rock, ma la sua epoca d’oro va ricercata in Europa dal 1967 al 1977. Nonostante la precisa collocazione nel tempo e geografica, è difficile definire esattamente i confini del genere: negli anni settanta la critica musicale etichettava con questo nome anche alcuni gruppi e solisti, come i Led Zeppelin ed i Deep Purple, che attualmente non vengono considerati parte del genere. Ma ci sono alcuni elementi caratteristici che consentono di delineare uno stile progressivo: è nato grazie all’attitudine a innovare di molti gruppi psichedelici e si basa sulla sperimentazione di nuove frontiere. Il progressive rock è influenzato principalmente da musica classica, jazz e folk e talvolta anche da musica sperimentale, musica indiana e musica elettronica. 

Esempi di contaminazione classica sono opere monumentali come “A Whiter Shade of Pale” dei Procol Harum, ispirata alla celebre Aria sulla quarta corda dalla Suite nº 3 BWV 1068 di Johann Sebastian Bach. Emerson, Lake & Palmer nel 1971 registrarono l’album Pictures at an Exhibition, lavoro ispirato all’opera omonima di Musorgskij. Anche “Horizons” dei Genesis è un omaggio alla grande musica classica: è ispirata chiaramente dalla Suite per violoncello BWV 1007 di Bach. 

C’è un’altra importante caratteristica del prog rock: è dovuto al progressive l’allargamento delle formazioni, che hanno dilatato il classico schema chitarra-basso-batteria. Le tastiere, in particolare dell’organo Hammond, sono tratto distintivo di moltissimi gruppi che hanno raccolto la sfida di innovare il caro vecchio rock, nato in America. 

A questo affascinante genere che si è sviluppato in Europa dobbiamo anche la diffusione di strumenti elettronici innovativi sconosciuti alla maggior parte dei gruppi degli anni Sessanta, eccezion fatta per i leggendari Beatles, come il sintetizzatore, il moog ed il mellotron. Sono celebri tra gli appassionati di rock progressive i tappeti di organo e tastiere di Richard Wright, celebre tastierista dei Pink Floyd scomparso nel 2008, su cui si sviluppavano gli assoli di chitarra di David Gilmour.

Indipendentemente dai gusti musicali personali, bisogna riconoscere al prog rock la capacità e il coraggio di innovare, di andare oltre gli schemi, di avvicinare generi apparentemente lontani.

 

Di Alice Scala, 4^BL