Ritorno a scuola, si dice in sicurezza ma…

di Riccardo Mufatti, 3BCL

Dopo un lungo periodo di fermo, lunedì 12 aprile hanno potuto tornare in didattica in presenza gli studenti lombardi non solo delle scuole medie (al 100%), ma anche quelli delle scuole secondarie di secondo grado (almeno dal 50%).

Secondo i decreti, infatti, sarebbe sicuro il rientro in aula. Ma ecco cosa non torna.

“La scuola riapre in sicurezza” e “il problema è chiaro ormai che siano i trasporti”. Quante volte è stato affermato? Effettivamente, fino a prova contraria, sembra proprio essere così. Eppure, dopo che con la presenza non ancora al 100%, che si è dimostrata una mossa efficace per ridurre il rischio, indiscusso, degli assembramenti sui mezzi di trasporto pubblici, se un membro della classe dovesse presentare i sintomi del virus e risultare positivo ad un tampone molecolare, ogni singolo alunno verrebbe posto in isolamento fiduciario. Una quarantena di ben quattordici giorni, che sembra possano essere ridotti a dieci se alla fine di questa viene effettuato un tampone molecolare a coloro i quali non presentano sintomi. Nulla da eccepire. 

Tuttavia, è bene precisare che i banchi degli studenti in aula sono distanziati e che gli alunni tengono costantemente la mascherina. In alcune scuole non sono nemmeno consentiti veri e propri intervalli (che comunque durano mediamente un massimo di dieci minuti) ma delle piccole pause.

Si tratta di misure molto restrittive e assolutamente corrette. Nessuno le mette in discussione. Viene quindi spontaneo, però, domandarsi se siano funzionali solo in via teorica, visto il comunque necessario conseguente isolamento.

Certamente non è proprio il desiderio di tutti un ritorno a scuola con il costante rischio improvviso di dover restare chiusi in camera per giorni, isolati persino dalle proprie famiglie. Chiaramente, l’idea non è assolutamente quella di mettere in discussione questi procedimenti, perché certamente sono stati valutati molto attentamente, ma quella di far notare come, da un’ottica puramente logica e non medica, alla prova dei fatti basterebbe soltanto dire che il rientro a scuola non è in sicurezza. Perché, se fosse in sicurezza, non verrebbero lasciate a casa quindici, venti, venticinque persone per tanto tempo.

Perché è chiaro che stare a casa isolati, senza sapere di essere positivi o negativi, tornando alla Dad soltanto perché un compagno, magari dall’altra parte della classe, con la mascherina come ogni alunno, magari anche fp2 (vista l’oggettiva scadenza della maggior parte di quelle distribuite nelle scuole), è risultato positivo al virus, non è di certo piacevole.

Ritornare per stare a casa, forse, non è poi così geniale, o comunque basterebbe sottolineare il deducibile alto rischio…