Le doppie misteriose

Al termine del laboratorio di scrittura sul racconto giallo svolto nel mese di febbraio dalla classe 2 A della Scuola Secondaria di Primo Grado, vi presentiamo il racconto di Isabella, risultato vincitore del “miniconcorso” di classe. Scrivere fa bene… Buona lettura a tutti!

LE DOPPIE MISTERIOSE

Era una giornata tranquilla nel mio piccolo ufficio, una stanzetta disordinata di mia proprietà alla periferia di New York. Stavo lavorando al caso della pensionata che aveva perduto il suo amato cagnolino, un caso davvero complicato… che tempi difficili!

La mia pace purtroppo si ruppe quando la mia efficiente segretaria entrò nella stanza dicendo:

– Signor Johnson, c’è una chiamata per lei, gliela passo?

– Okay ma prima portami un caffè.

– Se lo scordi, non sono la sua cameriera.

Aveva ragione. Risposi alla chiamata. Era Louis, un mio amico del liceo, sembrava molto agitato.

– Michael! Aiutami per favore!

Mi irritai perché odio essere chiamato per nome ma per Louis faccio un’eccezione.

– Louis calmati e dimmi cosa è successo.

– Hanno ucciso Carlotta! Non so che fare, per favore.

– Carlotta? Tua sorella?!

– Si l’ho trovata nel seminterrato del bar.

– Non toccare nulla, tra un quarto d’ora sono lì.

Presi la giacca e corsi al bar. Ero turbato. Con Carlotta avevo avuto una relazione tempo fa e non era finita bene.

Arrivato sul posto interrogai subito Louis.

– Sospetti di qualcuno?

– Sì di Jack, sono sicuro che l’ha uccisa lui!

– Chi è Jack?

– Era il suo fidanzato. La picchiava, me lo sentivo che sarebbe finita così! Quando la andavo a trovare le vedevo lividi e graffi ovunque, lei diceva che si era fatta male per sbaglio ma io non le credevo.

– Hai altri sospetti? – gli chiesi.

– No, Carlotta era una brava ragazza! Per favore aiutami!

– Ok, ora calmati va’ fuori a fare una passeggiata, me ne occupo io.

– Va bene, richiamami se trovi qualcosa.

Andai nel seminterrato. Dentro di me sentivo un forte senso di colpa…  l’ultima volta che l’avevo vista avevamo litigato di brutto.

Il seminterrato era buio, c’erano ragnatele e polvere ovunque. Il corpo era su un materasso per terra con le coperte ormai impregnate di sangue. Le spostai per vedere la sua faccia. Era pallida, immobile, quasi ebbi paura. Sul suo corpo c’erano due colpi di arma da fuoco. Non c’erano impronte o segni di resistenza. La scena mi angosciò.

Risalii al bar, consolai Louis, mi feci dare il numero di telefono di Jack e gli promisi che avrei fatto tutto il possibile per scoprire il colpevole ma adesso era l’ora di chiamare la polizia per denunciare l’accaduto.

Tornai alla mia macchina ma prima di entrare vidi qualcosa, un camper bianco, un po’ malmesso. La porta era semichiusa: che ci faceva quell’affare in mezzo alla strada? Rimandai la risposta e telefonai a Jack dandogli appuntamento nel mio ufficio.

Arrivò puntuale.

– Da quanto tempo eravate fidanzati?

-Da circa due anni.

– Le volevi bene?

– Sì.

-Allora perché la picchiavi?

– Litigavamo come tutti. Ma non l’ho uccisa io, se è questo che intende

-Dov’eri al momento del delitto?

– A casa mia a dormire.

– Hai testimoni?

– Mia madre. Mi ha svegliato lei stamattina.

– Ti conviene andare a casa, Jack, la polizia ti starà cercando per farti un sacco di domande. Conoscevo Carlotta e se scopro che l’hai uccisa sarà meglio che tu scappi lontano perché se ti prendo ti farò a pezzi.

Jack non disse nulla ma prese la sua giacca e se ne andò.

Mi ricordai del camper e decisi di andare a vedere. Tornai davanti al bar che era stato sigillato dalla polizia e il camper era ancora lì. La porta era ancora socchiusa. Entrai con cautela. Dentro era buio. Decisi di curiosare. Una volta dentro, provai ad accendere una torcia ma qualcuno alzò un pugnale su di me. Lo schivai per poco e con un pugno stesi l’assalitore. Era un vecchio barbone.

– Chi sei, come ti chiami?

– Fermo, io abito qui non rapinarmi non ho denaro.

– Non sono un ladro. Ma tu sei un assassino e ora ti porto dalla polizia. Come ti chiami?

– Mi chiamo Tom ma ti prego non denunciarmi non sono un assassino.

Sembrava sincero.

– Dov’eri ieri sera?

– Ai giardini pubblici, ho dormito lì. Qualcuno mi ha dato cento euro per stare qui una notte.

– Sai chi era?

– No, mi ha dato i soldi ed è sparito.

– Va bene Tom. Resta qua a disposizione: se scappi sei il primo sospettato

– Resterò qui, promesso.

Tornai in ufficio e trovai un messaggio della segretaria. Dovevo richiamare Joe il mio amico della polizia. Joe mi disse che il caso era risolto: Louis il fratello di Carlotta l’aveva uccisa per intascare i soldi dell’assicurazione. Quella storia però non mi convinceva troppo.

Ero stanco. Rientrando a casa notai un biglietto sotto il mio zerbino. Entrai e lo lessi. Riconobbi subito la scrittura di Carlotta in cui mi confessava di essere depressa e di voler farla finita. La cosa non mi convinceva. Guardai meglio il biglietto e notai degli strani errori di ortografia: alcune parole avevano stranamente delle doppie lettere. Carlotta era molto brava a scrivere e non avrebbe mai fatto degli errori così banali.

Capii che quegli errori non erano casuali. Trascrissi le lettere in più su un altro foglio e venne fuori un messaggio chiaro “Jack assassino”.

Il caso era risolto.

 

(Isabella – classe 2 A)