Covid 19, anche lo sport soffre gli effetti della pandemia

Nonostante la pandemia vada ormai avanti da oltre un anno e le persone abbiano ormai imparato a convivere con essa, la situazione in vari settori continua a essere drammatica. I più colpiti sono quelli riguardanti turismo e in generale ciò che richiede un contatto diretto con un ampio pubblico e viene ritenuto non essenziale. Uno dei settori maggiormente colpiti è indubbiamente quello dello sport. Le palestre e le attività sportive che richiedono attività in luoghi chiusi non sono accessibili da ormai sei mesi, senza una possibilità vicina di riapertura. Le uniche che ancora possono permettersi di continuare la loro attività sono quelle che si svolgono in ambienti esterni, tranne che in zona rossa, e gli sport di grado agonistico. Si potrebbe parlare della situazione in generale, ma per poter mostrare il problema in modo più approfondito conviene individuare singoli sport le cui situazioni possono essere più o meno sfavorevoli. Di seguito alcuni esempi. Possiamo partire parlando individualmente del nuoto. Tanti appassionati e professionisti del mondo del nuoto si sono trovati nell’ultimo anno a fare i conti con le conseguenze della pandemia: rischio contagio, restrizioni, calo di iscritti e perdite economiche notevoli. Il mondo del nuoto non ha mai sfidato acque così amare. Dall’inizio della pandemia le piscine e le organizzazioni sportive che raccolgono atleti e semplici fruitori hanno dovuto fronteggiare chiusure e accorgimenti che hanno ridotto notevolmente la fruizione degli impianti dunque i margini di guadagno. Dalle mancate entrate ai costi di sanificazione, questo viene quantificato in un danno economico non indifferente. Se anche l’ultimo Dpcm in tema di prevenzione del Coronavirus non ha portato grandi cambiamenti ai già presenti protocolli di sicurezza, la paura di non sopravvivere a un’eventuale stretta resta alta. Passiamo ora ad un altro sport e alle conseguenze che ha subito a causa della pandemia: la scherma. Le nazionali italiane di fioretto, sciabola e spada stanno finalmente per tornare in pedana. La scherma è lo sport che ha maggiormente sofferto la pandemia, l’ultima gara internazionale è datata marzo 2020. Le pedane della scherma stanno per riprendere vita, finalmente. Tirano un sospiro di sollievo i campioni azzurri di fioretto, sciabola e spada, che hanno patito il lungo digiuno di gare a causa del Covid-19. A differenza di tutti gli altri sport che hanno ripreso l’attività -tra campionati, Coppe o Mondiali- la scherma da quasi un anno che non fa gare. Ora si riparte, finalmente: sarà la sciabola la prima a tornare con le gare di Coppa del Mondo a Budapest (11-14 marzo), si è trattato di un ritorno infortunato, visto che al termine delle gare, la federazione giapponese ha comunicato la positività di cinque membri della squadra che ha preso parte all’evento a Budapest mettendo a rischio le prossime tappe di Coppa del mondo (fioretto e spada). Il prossimo sport di cui ci occuperemo è la pallavolo. Molti team di vertice della pallavolo italiana sia maschile che femminile rischiano di scomparire a causa della crisi economica innescata dalla pandemia del Covid-19. Così è un vero e proprio grido di allarme quello lanciato da Mauro Fabris ossia il presidente della Lega Pallavolo Serie A femminile, e Diego Mosna, presidente della Lega Pallavolo Serie A, che hanno inviato una lettera congiunta a Vincenzo Spadafora, Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, in cui espongono preoccupazione per gli effetti economici della crisi sanitaria sulla pallavolo italiana. Inoltre, chiedono un incontro per concordare azioni e condividere strategie. «Rappresentiamo le 81 Società di vertice della pallavolo italiana – è scritto nella lettera a Spadafora -, che non vivono di aiuti statali, ma di risorse proprie, degli investimenti fatti dai proprietari dei club, dei ricavi dei diritti televisivi, web, degli incassi dei biglietti venduti e del contributo degli sponsor. Siamo abituati ad affrontare le difficoltà, a mantenerci, a investire e a primeggiare nel mondo. Gestiamo i campionati che vantano i migliori giocatori e giocatrici, fiore all’occhiello di un movimento di oltre 400mila tesserati e milioni di appassionati. Le nostre squadre, lo scorso anno, hanno vinto in Europa e nel mondo praticamente tutti i trofei messi in palio. Trofei che abbiamo portato a Palazzo Chigi, nella casa del Governo per festeggiare ed evidenziare la supremazia sportiva italiana nella nostra disciplina». Secondo Fabris e Mosna, «il blocco delle attività sportive, giusto e doveroso, decretato dal Governo, nel finale dei nostri campionati, ha causato alle nostre Società, signor Ministro, enormi danni economici. Creandoci grandi difficoltà per quanto riguarda il totale rispetto degli impegni contrattuali assunti con gli sponsor, le tv, con atleti, atlete e staff tecnici, inquadrati come dilettanti, che possono purtroppo contare in misura marginale sulle tutele previste dai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri emessi per fronteggiare l’emergenza Covid-19». La conclusione del ragionamento è che «le nostre società non possono affrontare da sole simili emergenze, perdite economiche tanto impreviste quanto grandi. Molte di loro rischiano di scomparire non avendo la possibilità di iscriversi ai prossimi campionati. Sappiamo che ha avuto modo di incontrare la Federazione di Pallavolo, ma noi abbiamo problemi ben diversi e reali rispetto a quelli che le sono stati rappresentati. Le scriviamo dunque questa lettera per chiedere la possibilità di poterla incontrare, nelle modalità che riterrà più adeguate, per capire come il Governo intenda operare per aiutare le società sportive di vertice, quelle che più investono risorse, peraltro proprie». Il prossimo è forse quello che ha risentito meno della pandemia a livello amatoriale, ma non a livello agonistico: il ciclismo. Un aspetto tutt’altro che secondario della faccenda è che quando si parla di “numero chiuso” non ci si riferisce solo al pubblico quanto a chi fa parte dell’evento, perché per far sì che esso si svolga bisogna disporre di molte figure che lo facciano andare per il meglio. Basti pensare ad una delle discipline più famose come il ciclismo, che a causa dell’emergenza da coronavirus ha visto completamente ridisegnato il calendario degli appuntamenti internazionali, con il Tour de France e il Giro d’Italia rimandati. La “carovana” che da sempre accompagna queste grandi corse è un tema tutt’altro che banale, perché utile alla realizzazione dell’evento. Anche perché il concetto di “carovana” racchiude la visibilità richiesta dagli sponsor per continuare a finanziare gli eventi relativi a questo sport. L’ultimo sport, non per importanza o notorietà, è il calcio. Il calcio ha passato un momento di totale chiusura, riuscendo a ripartire grazie al suo enorme seguito che quindi genera un forte interesse economico. Anche in esso, tuttavia, sono necessarie opportune restrizioni e regole. Un esempio è che ogni giocatore di un determinato club e che gioca in un certo campionato, deve sottoporsi al tampone regolarmente al fine di monitorare le sue condizioni di salute e un eventuale rischio per altri giocatori. Anche adesso il calcio subisce grandi perdite economiche, causate principalmente dalla chiusura degli stadi e dalla scarsa vendita di merchandising dovuta ad un calo di spostamenti. Un altro problema che affligge questo sport è che molte squadre sono costrette a chiudere, non riuscendo a sopravvivere economicamente. Nonostante tutto il calcio è uno degli sport che continua ad essere praticato, seppur con alcuni accorgimenti e limitazioni. Rispetto ad un periodo iniziale di totale assenza, possiamo dire che gli sport hanno riguadagnato una parte della loro importanza, riuscendo quindi a riemergere seppur non totalmente. Solo un miglioramento della situazione attuale e il tempo potranno riportare effettivamente queste attività al loro antico splendore.

Francesco Isidori, Lorenzo Alfieri,
Francesco Fabrizi, Chiara Costantini,
Eva Nicola Rampioni, Aurora Angelucci 4A