I vulcani in Italia

di Iris Franceschini, 3BCL

L’Italia è uno dei paesi con il maggior numero di vulcani attivi in tutta Europa: ciò è dovuto principalmente alla presenza della placca nordafricana e asiatica, il cui confine non dista molto dalla parte meridionale della penisola. Ma cos’è veramente un vulcano? Per vulcano si intende appunto una struttura geologica generata all’interno della crosta terrestre che prevede la risalita di magma (ovvero roccia fusa) con, a volte, una successiva eruzione dal cratere, che è una sorta di depressione circolare situata al vertice di un cono vulcanico.

In base alla loro attività vengono poi definiti estinti, quiescenti (o dormienti) oppure attivi. I primi non mostrano eruzioni da oltre diecimila anni e infatti sono considerati “spenti”: tra questi troviamo i vulcani Salina, Amiata, Vulsini, Cimini ecc. I secondi sono quelli che non hanno presentato eruzioni in un notevole lasso di tempo e sono in una fase di riposo: in Italia troviamo, per esempio, i Campi Flegrei, i Colli Albani, Panarea, Larderello e molti altri, alcuni dei quali mostrano fenomeni di vulcanismo secondario, ovvero non eruttano ma causano altri problemi dal punto di vista sismico che possono indurre a situazioni a rischio. E’ possibile che si ridestino e per questo è importante tenerli sotto osservazione, per intensificare l’attività scientifica e di salvaguardia dei luoghi in pericolo. I terzi, catalogati tra i più pericolosi, sono quei vulcani che danno eruzioni separate da brevi tempi di riposo e le loro camere magmatiche sono costantemente riempite da magma: nella penisola italiana ne troviamo tre, ovvero l’Etna, il Vesuvio e lo Stromboli.

Proprio quest’anno, abbiamo assistito a un’eruzione del vulcano siciliano, l’Etna, che, la sera del 18 gennaio, ha avuto un improvviso aumento del suo tremore vulcanico, con una successiva espulsione di magma lungo il lato sud orientale, che si è poi diretta verso la Valle del Bove. Fino al 16 febbraio vi sono stati piccoli trabocchi lavici, accompagnati da fontane di lava che hanno raggiunto i 1000 metri: le nubi di cenere hanno fatto cadere notevoli materiali lavici sulle zone abitate, causando disagi e paura tra la popolazione che, però, si è tranquillizzata poco dopo, dal momento che, nella seconda metà del mese di febbraio, sono aumentate le pause tra un evento eruttivo e l’altro, arrivando a una a settimana.

Oltre ai vulcani terrestri, in Italia ma non solo, vi sono anche quelli sottomarini: per la loro posizione sono difficili da studiare, e sono maggiormente concentrati nel bacino tirrenico in quanto è il più profondo. Alcuni sono ancora attivi e presentano un’attività vulcanica molto diversa da quella che caratterizza i vulcani in superficie, perché, trovandosi sotto il livello del mare, l’acqua circostante raffredda rapidamente i prodotti eruttati e frammenta il magma che viene spinto in superficie, causando delle piccole esplosioni sottomarine, i cui prodotti vengono trasportati dalla corrente. I più noti sono tre: Marsili, Vavilov e Magnaghi.