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Il teatro cammina tra i boschi e la natura diventa protagonista: Marta Mingucci racconta il suo “Natura Teatro”

di Elena Papini, 1B

Cosa accade quando due grandi passioni si incontrano?

Fonte: https://www.martamingucci.com

Marta Mingucci è la NaturalistAttrice che ha saputo unire l’amore per la natura a quello per la recitazione nel progetto “Natura Teatro”. Ha iniziato così a ideare e a recitare spettacoli legati a tematiche ambientali e spesso li ha portati fuori dai teatri, nelle piazze e nei sentieri dei boschi.

Questa caratteristica è quella che forse le ha permesso di adattarsi meglio di altri, cercando di sopravvivere alle restrizioni che il mondo del teatro sta vivendo a causa della pandemia.

In questa intervista ci racconta del suo progetto in questo momento di grande difficoltà per tutto il mondo dello spettacolo.

 

Quando e da cosa è nato il progetto “Natura Teatro”?

E’ nato non tutto insieme… Nel senso che io sono sempre stata appassionata del mondo naturalistico -quindi dell’ambiente, della natura- fin da piccola e l’altra mia passione era il disegno, la pittura e infatti ho fatto la scuola d’arte.

Però poi ho frequentato l’università di scienze naturali e durante l’università mi sono imbattuta nel teatro, pensando che non potesse fare per me; in realtà dopo mi sono appassionata, ho iniziato a lavorare anche con una compagnia. Quindi negli anni dell’università, scientifica, già lavoravo nell’ambito teatrale con una compagnia e quindi diciamo che le cose andavano avanti in modo parallelo e sono andate avanti in modo parallelo per tanti anni, nel senso che facevo educazione ambientale e progetti anche con le scuole a livello scientifico da una parte teatro e spettacoli dall’altra.

Poi pian piano si sono fuse in modo abbastanza naturale negli ultimi anni e quindi poi hanno preso questo nome “Natura Teatro”, gliel’ho dato io.

Fonte: https://www.martamingucci.com

Ho trovato il modo di mettere un po’ di teatralità nelle escursioni che organizzo, nei trekking, nei progetti di educazione ambientale, e di portare la natura in tutti gli spettacoli che faccio: gli insetti, le piante, i boschi. Quindi gli spettacoli, anche in teatro, sono a tema ambientale oppure comunque sono rappresentazioni all’aperto, anche magari narrazione di fiabe però in natura.

 

 

A chi sono rivolti i suoi spettacoli?

Io dico sempre: a tutti, nel senso che a me piace molto avere un pubblico misto perché anche con gli spettacoli più semplici c’è un diverso livello di reazione, di risata… i bambini piccoli ridono, reagiscono per certe cose, quelli più grandi per altre e gli adulti per altre ancora e quindi si crea una tridimensionalità di reazioni; quindi sì lavoro dalle scuole, ultimamente anche con gli asili, fino agli adulti.

Quanto è stato grande l’impatto della pandemia sulla sua attività teatrale?

Enorme! Gigantesco! Perché ovviamente siamo tutti praticamente fermi. Sono riuscita a fare qualcosa d’estate: ho curato una rassegna di teatro di narrazione a Camogli insieme a Franco Picetti, un cantastorie, che probabilmente quest’estate ripeteremo… quindi quello mi ha consentito di portare quasi tutti i miei spettacoli, essendo una rassegna, davanti al pubblico. Però sì, gli altri anni lavoravo di più, soprattutto d’estate… Quest’anno è stato un po’ così…

Come e quando organizzava i suoi spettacoli prima del Coronavirus e come è cambiata l’organizzazione durante la pandemia?

Allora prima, in tutta Italia e qualche volta anche all’estero – dove mi chiamavano fondamentalmente, per fortuna ho sempre lavorato un po’ in contesti vari, ho portati gli spettacoli nei teatri, nelle sale per le scuole – perché a volte le scuole non hanno i teatri – nei festival di strada o festival di teatro però fatti nelle strade, nelle piazze. In più quelli in natura erano già in natura. Adesso tanti attori, anche miei amici e colleghi, stanno provando a tramutare i loro spettacoli in esibizioni da poter fare all’esterno. Io facendolo già da prima in qualche modo sono agevolata… E ora quei pochi spettacoli che sono richiesti sono quelli all’esterno, per gli ovvi motivi del momento.

Ha qualche progetto particolare per il futuro?

Ci sono un po’ di cose, però sono ancora tutte in forse… C’è un progetto, non so neanche se ne posso parlare siccome non è ancora ufficiale. È un progetto molto bello, in un vivaio abbandonato in provincia di Roma; è un vivaio storico molto grande, abbandonato quindi ci sono queste piante che hanno ripreso la loro selvaticità anche se sono piante che sono state coltivate. Questa è una cosa intrigante per me.

Poi c’è un progetto qui, sul territorio, con gli asili, quindi con bimbi davvero piccini; anche questo è intrecciato tra la scoperta dell’ambiente, del bosco, del mare intorno a casa, quindi sul territorio, e il racconto di storie, di fiabe, di leggende legate a quest’ambiente.