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Paolo Giannone: l’uomo che ha trasformato un archivio di libri in una casa del sapere.

di Greta Mumolo 1B

Visualizza immagine di origineNell’ultimo anno il mondo ha subito un cambiamento radicale a causa della pandemia Covid-19, alla quale si è dovuto adattare. Anche il nostro patrimonio culturale inizialmente si è trovato impreparato di fronte ad una situazione del genere. Tuttavia, con le dovute modifiche, al momento anch’esso è in fase di ripresa. Per far emergere le dinamiche di questi cambiamenti ho intervistato Paolo Giannone, direttore della Biblioteca Universitaria di Genova.

Quali sono le sue mansioni in campo lavorativo?

La mia funzione è quella di gestire tutti gli aspetti organizzativi di un istituto culturale del Ministero dei Beni Culturali. Gestisco attività di contratti, che servono a comprare beni e servizi per il funzionamento della biblioteca. Organizzo il lavoro del personale e mantengo vive le relazioni con altre realtà pubbliche e private del territorio e non solo. Il mio intento è quello di mettere a disposizione altrui la biblioteca, essendo anche una pubblica amministrazione. Inoltre, è mio dovere sviluppare iniziative culturali  affinché  venga conosciuta l’esistenza stessa della biblioteca, la sua funzione e ciò che contiene.

 

Come vi siete organizzati per far fronte alla pandemia? Avete usufruito delle nuove tecnologie?

Dal 9 Marzo al 20 maggio del 2020 non abbiamo potuto erogare servizi in presenza. Tutto il personale ha lavorato da casa sviluppando progetti di telelavoro, che servissero a facilitare e garantire la conservazione del nostro patrimonio.

Abbiamo cercato di pensare già al momento della riapertura per sviluppare altri progetti culturali. Durante questa prima fase le attività che hanno potuto avere una maggiore rilevanza verso l’esterno sono state le iniziative culturali a distanza. Ad esempio la lettura di brani o interviste a personalità del mondo della cultura, per svolgere iniziative che attestassero l’esistenza e la vivacità della biblioteca.

Abbiamo creato ambienti virtuali all’interno dei quali fare esposizioni fotografiche e presentazioni di libri. Invitiamo gli autori e i critici che possono animare un dibattito attorno al libro che viene pubblicato. Inoltre celebriamo anche ricorrenze, l’anno scorso la morte di Sanguineti e quest’anno di Dante. In questo periodo in particolare stiamo ospitando le conferenze della società dantesca ligure.

Un’altra iniziativa in pienissima attività è la così detta Loving books. È un ciclo di otto conferenze di presentazione di libri organizzate dalla nostra biblioteca, che vedrà un susseguirsi di tanti ambiti culturali e conseguenti interventi di autori su questo tipo di iniziative.

 

Il numero di persone che consulta i volumi della vostra biblioteca è aumentato o diminuito rispetto a prima della pandemia?

È fatalmente diminuito. Normalmente diamo la possibilità di consultare i nostri volumi ma anche di venire con propri libri a studiare in biblioteca. A causa della pandemia abbiamo dovuto contingentare gli spazi e limitare la possibilità di affluenza dell’utenza.  Abbiamo quindi dato la priorità a coloro che volessero consultare il nostro patrimonio. Martedì 13 Aprile, invece, le porte della biblioteca sono state nuovamente aperte a tutti.

Disponibilità di posti da Martedì 13 Aprile 2021:

Numero di posti atrio Numero di posti primo piano
Massimo di 10 persone per poter avere informazioni bibliografiche sulla consultazione di libri.
  • 10 posti dedicati alla consultazione di libri;
  • 4 posti dedicati alla consultazione dei libri di pregio o manoscritti che richiedono una vigilanza particolare;
  • 1 posto destinato alla consultazione di microfilm;
  • 2 postazioni per le ricerche su rete;
  • 8 posti destinati allo studio in biblioteca con libri propri.

 


È cambiata la tipologia di utenza che si reca in biblioteca?

È cambiata perché si è dovuta ridurre. Abbiamo favorito l’affluenza di studiosi, ricercatori e docenti universitari, ma non solo accademici, persone che scrivono libri e che quindi hanno potuto accedere al nostro patrimonio bibliografico per poter realizzare le proprie opere.

La speranza è quella di poter nuovamente espandere i nostri servizi agli studenti.

Stiamo cercando anche di ampliare un altro tipo di utenza, ovvero il numero di persone che utilizzano la biblioteca nel momento in cui sviluppiamo iniziative culturali. L’anno scorso, quando si potevano fare questo tipo di iniziative, abbiamo ospitato il festival della scienza, le performance  di mimi e ballerini e concerti di musica classica, che abbiamo poi registrato e condiviso online.

Inoltre, abbiamo cercato di ampliare le relazioni con soggetti pubblici e privati che consentono alla biblioteca di raggiungere più persone attraverso quello che realizzano a livello artistico.

 

Pensa che in qualche modo la pandemia abbia fatto avvicinare più persone al mondo della cultura?

Io sospetto di sì. Mi pare, infatti, di sentir parlare di più di aspetti culturali. Trovo che il mondo della cultura abbia avuto una buonaVisualizza immagine di origine reazione nei confronti della pandemia. Si è organizzato per cercare di raggiungere un interlocutore, non più di persona, ma attraverso i social.

Nonostante i social non facilitino la relazione diretta tra le persone, un evento registrato e mandato in rete può essere fluito in tempi  asincroni. Una conferenza o un concerto che non vengono registrati ma vengono realizzati al momento, invece, hanno una durata e un’utenza limitata.

La speranza è che il fatto di aver progressivamente aumentato le iniziative culturali faccia sì che le persone non vedano solo quell’iniziativa per cui si sono rivolti al canale YouTube dell’Università di Genova, ma vedano anche altri eventi che possono essere di proprio interesse.

Avete dovuto ricorrere a maggiori risorse economiche, di personale e di spazi per far fronte alla pandemia?

Abbiamo dovuto destinare le risorse a nostra disposizione per elaborare una reazione organizzata alla pandemia. Siamo dovuti intervenire con lavori strutturali all’interno della biblioteca, per garantire che non ci fosse il circolo di aria condizionata e che ci fosse un flusso di ricambio di aria verso l’esterno. È cambiato il tipo di acquisto di servizi e di beni, funzionali a garantire un’adeguata sanificazione della struttura e comportamenti coerenti con la prevenzione della pandemia.

Lo stato vi ha dato degli incentivi?

Il nostro ministero ha stanziato delle risorse e ha direttamente distribuito, specialmente nella prima fase di contagio, quelli che per la normativa della sicurezza si chiamano “dispostivi di prevenzione individuale”. Ovvero guanti, mascherine e gel.