• Home
  • Blog
  • Articoli
  • Studiare i classici: un esempio di riappropriazione del “Secretum” di Petrarca

Studiare i classici: un esempio di riappropriazione del “Secretum” di Petrarca

Recentemente a scuola abbiamo dimostrato come, al contrario di come si è abituati a pensare, alcuni grandi classici della letteratura italiana possono essere riadattati per rendere i loro temi attuali e, perché no, esprimere noi stessi.

E’ questo il caso del “Secretum” di Francesco Petrarca, opera in lingua latina composta in forma dialogica tra il 1347 e il 1353, che narra di un dialogo immaginario tra il poeta e Sant’Agostino, con la Verità come testimone.

Con quest’opera Petrarca esprime i suoi maggiori turbamenti al suo mentore riguardo il suo conflitto interiore tra l’amore per Laura, la donna amata, e l’amore per Dio. il tema può essere facilmente adattato ai tipici problemi adolescenziali: il dialogo nasce, infatti, in seguito all’ennesimo litigio e al conseguente allontanamento da una persona, partendo dalla domanda: dopo tanta sofferenza, è più giusto abbandonare questo tipo di rapporto o concedere ad esso un’ultima possibilità?

Scibile: Sciocco! È così che hai deciso dunque di rovinare la tua vita? Lasciando che il tuo buon animo venga corrotto e indebolito da una tale relazione? Guarda come ella ti ha ridotto: un innocente che accusa sé stesso di un crimine mai commesso e lascia impunito il vero responsabile.

Michele: Ciò che dici ahimè è vero, ma posso forse sentirmi innocente dopo tutto ciò che è successo? Un conflitto tra due parti presuppone la rottura di un equilibrio che una volta era presente. Se io fossi veramente innocente come tu dici, questa sarebbe un’aggressione e non un conflitto.

Scibile: Ah, povero ingenuo!  Hai forse dimenticato quante volte ella abbia negato la vostra amicizia senza alcun motivo?

Michele: Temo di non capire cosa tu intenda.

Scibile: Non ricordi di quando pochi mesi fa lei prese a trattarti come fossi uno sconosciuto incontrato per strada, come se non ti avesse mai incontrato e tu le abbia chiesto scusa per qualcosa di cui eri invece stato vittima?

Michele: Su questo sono costretto a darti ragione. È allo stesso tempo mio pregio e difetto giustificare gli altri in ogni situazione, anche quando andrebbero in realtà accusati. Tuttavia è opportuno confessare, o Scibile, che quando ella cominciò a trattarmi come tu dici, io reagii parlando male di lei con altri.

Scibile: Ciò accadde solo perché eri vittima del suo immotivato comportamento, come lo sei stato sempre. Sai bene che pochi furono i reali momenti passati con lei che ricordi con piacere.

Michele: Sei sicuramente nel giusto, ma dimentichi che ci fu un momento in cui ella fece breccia non solo nella mia mente, ma anche nel mio cuore.

Scibile: E da allora la tua sofferenza aumentò in modo esponenziale

Michele: Ma aumentò esponenzialmente anche la gioia e l’amore che provavo quando il mio sguardo si posava su di lei, sui suoi capelli, sui suoi occhi.

Scibile: Poi però la tua iniziale gioia si sostituì al dolore. Quando la guardavi provavi rancore e questi sentimenti si cibavano gradualmente del tuo amore per lei. Sentimenti questi, che non ti appartengono e che lei ti ha iniettato come un veleno.

Michele: Hai ragione, ho lottato a lungo contro questi sentimenti nemici, ma alla fine essi hanno prevalso su di me e mi hanno spinto a trattarla come lei aveva trattato me, a vendicarmi. Ma questo è uno sbaglio che stavolta io ho commesso.

Scibile: E come intendi giustificare ciò che lei ha detto di te, rinnegando la vostra amicizia, negandoti il suo affetto e accusandoti senza alcun motivo di essere addirittura un impostore?

Michele: Benché lei abbia sicuramente esagerato affermando ciò che, sono sicuro in cuor mio, in realtà non pensi, è sicuramente vero che questa separazione sia almeno in parte, una conseguenza delle mie azioni.

Scibile: Una separazione necessaria per liberarti dal crescente dolore che lei ti infliggeva, come ti avesse avvinghiato nelle sue spire e ti avesse stritolato. Devi riconoscere che ora stai molto meglio senza di lei e che la tua anima è in pace.

Michele: Su questo siamo d’accordo, era una separazione necessaria. Ma la mia anima non è in pace come tu credi: non c’è un momento in cui io non mi rammarichi di ciò e desideri ricominciare da capo, di ricostruire da zero il nostro rapporto.

Scibile: Come puoi dire ciò dopo tutta la sofferenza che questo rapporto ti ha dato?

Michele: La verità è, caro Scibile, che non sta a noi giudicare la vita degli altri. Perché quando non ci saranno più, ricorderemo solo i motivi per i quali volevamo loro bene.

Ecco, quindi, come un testo risalente alla prima metà del lontano 1300, nasconda in sé alcuni dei temi più attuali della letteratura classica.

Michele Scibilia 3^i