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Le difficoltà del nuoto nella pandemia: situazione drammatica per chi lavora solo in questo settore

di Luca Moresco, 1B

Marco quando praticava nuoto agonistico, 2001

Il nuoto, oltre ad essere lo sport che pratico da più di dieci anni, è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Ho deciso di approfondire l’argomento con il mio caro amico Marco Miresse. Marco ha 36 anni, due figlie e lavora come istruttore di nuoto presso le piscine di Albaro di Genova. Ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune mie domande.

A marzo 2020 veniva comunicata la chiusura temporanea delle attività sportive. Ora  è passato più di un anno. Ti saresti aspettato che saremmo arrivati a questo punto?

Direi di no, nello sport come per tutto. Non solo da marzo 2020 ma già da prima, da dicembre 2019, quando in tutto il mondo si apprendeva l’esistenza di questo virus non si pensava che potesse arrivare fino all’Italia e non si pensava che potesse durare così tanto. Nessuno se lo aspettava, nello sport come in tutte le attività: scuola, ristorazione, ecc…

Come ha influito il lockdown sulla tua vita, sotto tutti i punti di vista?

Diciamo che non ha influito più di tanto. Io fortunatamente ho anche un altro lavoro e non ho fatto nessun giorno di smart working. Le mie figlie per fortuna non hanno fatto didattica a distanza, a parte il periodo di lockdown totale l’anno scorso. Ha influito più che altro sullo sport, non permettendomi di praticare l’attività né come “amatore” né come istruttore.

Hai un altro impiego oltre al tuo lavoro di istruttore di nuoto?

Sono impiegato in una ditta che si occupa di esportazioni ed importazioni di merci di vario tipo. È proprio grazie a questo impiego che non ho risentito molto della pandemia, ad eccezione del periodo di lockdown totale durante il quale arrivava poca merce dalla Cina. Fortunatamente anche altri miei colleghi istruttori hanno un altro impiego oltre alla piscina, altrimenti la situazione sarebbe drammatica.

Il nuoto è uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Come spieghi il fatto che piscine e palestre siano ancora chiuse mentre altre attività sportive, come il calcio e la pallavolo, vadano avanti?

Purtroppo certi sport hanno un giro di soldi talmente grande che nemmeno una pandemia può fermare. Il nuoto non è uno sport così minore rispetto a molti altri ma è rimasto penalizzato. Basti pensare al fatto che le partite di calcio vadano avanti nonostante gli stadi siano vuoti: è evidente che c’è dietro un interesse economico.

Tu hai due bambine che fanno nuoto: che effetto sta avendo su di loro questa chiusura?

In questa situazione la parte di genitore è quella più frustrante. Le mie bimbe andavano a nuoto volentieri, avevano socializzato con i loro coetanei e con l’istruttrice. È stata dura all’inizio far loro capire che non si poteva più andare in piscina a causa del virus. Nonostante questo, loro sono ancora piccole (una ha 6 anni, l’altra 3) e non hanno piena consapevolezza di ciò che sta succedendo, perciò si sono poi abituate a questa situazione. Inoltre frequentando la scuola in presenza hanno modo di uscire e di socializzare. Noi come genitori abbiamo cercato di trovare delle attività all’aperto per farle un po’ sfogare.

Come si stanno attrezzando le piscine per una eventuale riapertura?

C’è molta incertezza riguardo a questo. Incrociando le dita si spera che tra fine maggio e inizio giugno si possa riaprire, il che sarebbe un grande passo avanti, ovviamente con le dovute precauzioni. Non so in che modo, ma sarebbe comunque tutto di guadagnato.

Credi che i corsi per bambini potranno svolgersi nonostante le norme di sicurezza?

Non cambierebbe niente rispetto al periodo precedente alla seconda chiusura, durante il quale dovevamo già rispettare le norme di sicurezza. Abbiamo diminuito il numero di bambini in un corso. Abbiamo indossato le mascherine e le visiere. Abbiamo cercato di far rispettare ai bambini il distanziamento, fuori e dentro l’acqua. Questo è il massimo che possiamo fare.

Pensi che i bambini abbiano difficoltà a rispettare queste norme?

Secondo me un bambino di sei o sette anni non ha la consapevolezza di ciò che sta succedendo. Lo prende anche come un gioco. Un ragazzino di 11 o 12 anni lo percepisce diversamente. Personalmente non ho percepito grandi difficoltà sia per le mie figlie che per i miei allievi. Sta inoltre ai genitori cercare di “stemperare” la situazione, facendo rispettare le norme ma al tempo stesso garantendo una vita normale, che prevede anche uscite all’aria aperta, movimento, attività fisica.

Che consiglio daresti a coloro che sono stati privati del loro sport a causa del Covid?

In generale consiglio di avere pazienza e di tenere duro, e di tenersi sempre allenati, andando in bicicletta o facendo una passeggiata. Io stesso sono passato da fare nuoto, palestra, corsa, bici a vedermi togliere tutte queste cose. Nel mio piccolo cerco di tenermi sempre in attività. Penso che sia importante mantenersi in allenamento, per quanto possibile, perché in questo modo la ripresa delle attività sarà più graduale e quindi meno difficile.