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Il periodo di pandemia non frena l’attività sportiva pugilistica

di Luisa Gentile, 1 B

A causa della pandemia e dei nuovi lockdown, i nostri ritmi di vita sono cambiati completamente, incluso in questi cambiamenti c’è lo sport particolarmente colpito dalle chiusure di numerosi centri sportivi, palestre e club.

Abbiamo deciso di intervistare Luis Porcu, un ex pugile professionista e responsabile della palestra A.S.D Thunder Boxing di Genova per sapere come

Dopo lo scoppio della pandemia ci sono stati molti cambiamenti nel mondo dello sport e del pugilato, come vi siete organizzati?

“Quando è partito il covid noi non ci aspettavamo una cosa del genere. La pandemia ci ha obbligato a stare fermi e abbiamo potuto lavorare online utilizzando varie piattaforme come Facebook o Instagram o Youtube, abbiamo cercato di rimanere in contatto con i ragazzi che allenavo. Facevamo 3 dirette a settimana su Instagram e cercavamo di dare servizio gratuito alle persone che non avevano la possibilità di allenarsi. Abbiamo fatto una collaborazione con altre due palestre creando una pagina su Instagram dove riuniti facevamo più corsi di diverso genere.

Quando i contagi sono aumentati, il presidente della federazione pugilistica Italiana ha emesso un decreto che stabilisce che chi svolge attività agonistica sia a livello italiano, che regionale, che internazionale, di poter fare attività. Quindi gli agonisti praticano attività a pieno contatto, invece chi era un semplice amatore è stato trasformato in un atleta di gym boxe a contatto leggero dandogli così la possibilità di praticare anche attività motoria e partecipare a campionati Italiani.”

Che cosa è andato perduto?

“Noi abbiamo perso la serenità, anche nell’abbracciarci, si è creata un po’ più di paura, una volta davi la stretta di mano e invece ora è un saluto col pugno.

Ci riteniamo fortunati perché abbiamo la possibilità di allenarci e poter fare attività anche se abbiamo perso la parte del fitness tutor. Purtroppo i bambini si perdono la parte fondamentale della coordinazione perché non possono praticare né a livello amatoriale né agonistico, saranno limitati più avanti a livello sportivo, e questo è un grave danno. Una parte che per noi pesa tantissimo è che abbiamo perso il pubblico che è fondamentale nel mondo della boxe. Solamente in Italia e in varie parti d’ Europa non c’è possibilità di avere il pubblico, invece un mese fa in Australia in un titolo mondiale ci sono stati allo stadio 18 mila persone, in America la stessa cosa, sulle 13 mila persone.”

Avete in mente dei progetti per il futuro? Come vi immaginate questa situazione più avanti? Quali sono le vostre aspettative?

“Penso che il mondo del lavoro, quello del fitness e altri settori lavorativi siano già cambiati e ce ne siamo resi conto e dovremo adattarci a quello che succederà. Per me il futuro sarà nella parte online, con l’affermarsi del tutor online, che ti allontanerà dal contatto fisico reale e si creerà a malincuore una distanza.

La mia aspettativa è che si torni alla normalità a livello sportivo agonistico, in modo che tutti si possano iscrivere e praticare.”