LA PENA DI MORTE DA IERI…AD OGGI

Cosa è la pena di morte? La pena di morte, definita anche pena capitale, è una sanzione penale la cui esecuzione consiste nel privare il condannato della sua stessa vita. Si tratta di una punizione estrema inflitta in seguito al compimento di un crimine considerato molto grave.

Le radici della pena di morte sono molto antiche, basti pensare che già i babilonesi nel codice di Hammurabi facevano ricorso alla pena capitale in caso di omicidio, furto e mancanze relative allo svolgimento del proprio lavoro. I babilonesi non furono un caso isolato, infatti nel corso nella storia fu un tipo di pena ampiamente usato per porre “giustizia”. Fu applicato dagli egizi, dai romani e nel medioevo in cui si ricorreva alla tortura, all’annegamento, all’impiccagione e alla decapitazione per i crimini di tradimento, sacrilegio, furto e omicidio.

Nel corso della storia il dibattito sulla pena di morte è stato posto sotto i riflettori nel 1700 a seguito della pubblicazione dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria. Questa opera pubblicata nel 1764 (inizialmente in modo anonimo) espone il punto critico di Beccaria nei confronti del diritto penale. Egli dopo essersi soffermato sulla distinzione tra delitto e peccato, riflette su come le leggi e le pene debbano indurre la società a prevenire ulteriori crimini. Beccaria esponendo la sua tesi sostiene l’inutilità della pena di morte, in quanto non abbastanza efficace per scoraggiare le persone da compiere delitti. Secondo Beccaria la prospettiva di dover passare una vita a svolgere lavori forzati, può spaventare molto di più un condannato, al posto di una morte immediata. L’esecuzione di un criminale ha un impatto forte sulla società, ma passeggero, mentre la possibilità di perdere la propria libertà per sempre ha un effetto più duraturo.

Quest’opera fu molto importante al livello mondiale, infatti il dibattito sulla tortura e sulla pena di morte era del tutto nuovo all’epoca, poiché considerato normale nell’ordinamento giuridico. L’opera fu stampata in tutte Europa incrementandone il successo e il dibattito.

Attualmente lo Stato italiano non prevede la pena di morte in nessun caso. La pena capitale era già stata bandita nel 1889 e ripristinata con una legge del 1926 nel periodo fascista. Dopo la caduta del fascismo venne abolita, tranne che per i reati fascisti e di collaborazione. Nel 1945 si ammise nuovamente come misura temporanea per gravi reati. Fra il 26 aprile 1945 ed il 5 marzo 1947 vennero giustiziate 88 persone per avere collaborato con i tedeschi. Furono le ultime esecuzioni effettuate in Italia. L’articolo 27 della costituzione italiana prevede che: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.”

E nel mondo la pena di morte è ancora praticata?

Purtroppo sì. La pena di morte è ancora una pena utilizzata in alcuni paesi del mondo. Nello specifico il 98% delle esecuzioni nel mondo avviene in paesi autoritari e illiberali come Cina, Iran, Arabia Saudita. Ciò che molto spesso si dimentica è che la pena di morte non attiene alla sfera delle convinzioni religiose. Il problema non è la Bibbia né il Corano: molti paesi cristiani praticano la pena di morte; non pochi paesi islamici l’hanno abolita. Il problema è la traduzione letterale di testi millenari in norme penali e prescrizioni valide per i nostri giorni, operata a fini politici.

La situazione attuale mondiale si articola in questo modo:

  • 106 i paesi hanno abolito la pena di morte per tutti i reati. Sono Albania, Andorra, Angola, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Azerbaijan, Belgio, Benin, Bhutan, Bolivia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Burundi, Cambogia, Canada, Capo Verde, Cipro, Città del Vaticano, Colombia, Congo (Repubblica del), Costa Rica, Costa d’Avorio, Croazia, Danimarca, Ecuador, Estonia, Filippine, Finlandia, Figi, Francia, Gabon, Georgia, Germania, Gibuti, Grecia, Guinea, Guinea Bissau, Haiti, Honduras, Irlanda, Islanda, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Salomone, Italia, Kirghizistan, Kiribati, Liechtenstein, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Madagascar, Malta, Mauritius, Messico, Micronesia, Moldavia, Monaco, Mongolia, Montenegro, Mozambico, Namibia, Nauru, Nepal, Nicaragua, Niue, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Palau, Panama, Paraguay, Polonia, Portogallo, Regno Unito , Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Repubblica Slovacca, Romania, Ruanda, Samoa, San Marino, Sao Tomè e Principe, Senegal, Serbia (incluso il Kosovo), Seychelles, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Suriname, Svezia, Svizzera, Timor Est, Togo, Turchia, Turkmenistan, Tuvalu, Ucraina, Ungheria, Uruguay, Uzbekistan, Vanuatu, Venezuela.

  • 8 Paesi abolizionisti per reati comuni, ma la mantengono per quelli commessi in tempo di guerra o in circostanze eccezionali e sono: Brasile, Burkina Faso, Cile, El Salvador, Guatemala, Israele, Kazakistan, Perù.

  • 28 Paesi abolizionisti de facto cioè mantengono in vigore la pena di morte, ma nei quali le esecuzioni non hanno luogo da almeno dieci anni, oppure hanno stabilito una prassi o assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte e sono: Algeria, Brunei Darussalam, Camerun, Corea del Sud, Eritrea, Eswatini (ex Swaziland), Federazione Russa , Ghana, Grenada, Kenya, Laos, Liberia, Malawi, Maldive, Mali, Mauritania, Marocco/Sahara occidentale, Myanmar, Niger, Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sri Lanka, Tagikistan, Tanzania, Tonga, Tunisia, Zambia.

  • 56 Paesi mantenitori. Sono : Afghanistan, Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Barbados, Belize, Bielorussia, Botswana, Ciad, Cina, Comore, Corea del Nord, Cuba, Dominica, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Gambia, Giamaica, Giappone, Giordania, Guinea Equatoriale, Guyana, India, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Lesotho, Libano, Libia, Malesia, Nigeria, Oman, Palestina (Stato di), Pakistan, Qatar, Repubblica Democratica del Congo, Singapore, Siria, Somalia, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Stati Uniti d’America, Sudan, Sudan del Sud, Thailandia, Taiwan, Trinidad e Tobago, Uganda, Vietnam*, Yemen*, Zimbabwe.

Dopo questo elenco quasi infinito, il quesito fondamentale è capire la vera situazione mondiale.

Il Rapporto globale sulla pena di morte registra nel 2019 un calo nel numero delle esecuzioni: almeno 657 nel 2019 a fronte di almeno 690 del 2018, il minimo storico dell’ultimo decennio. Giappone e Singapore hanno drasticamente ridotto il numero di persone messe a morte da 15 a 3 e da 13 a 4. Per la prima volta dal 2010, non sono state registrate esecuzioni in Afghanistan. Ci sono state delle sospensioni anche a Taiwan, in Thailandia, Kazakistan e Gambia. Sono stati registrati dei sviluppi positivi Repubblica Centrafricana, in Kenya, Gambia, Zimbabwe e Barbados hanno eliminato la pena di morte obbligatoria dalla Costituzione. Negli Usa il governatore della California ha istituito una moratoria ufficiale sulle esecuzioni nello stato americano. Più del 40% delle esecuzioni registrate sono avvenute in Texas, mentre il Nebraska e l’Ohio non hanno messo a morte nessuno nel 2019, dopo aver eseguito condanne a morte nel 2018.

Purtroppo tutti questi dati sono molto incoraggianti, ma non rappresentano l’unica faccia della medaglia con ci il mondo si trova a dover fare i conti. Infatti nel 2019 è stato registrato un picco di esecuzioni in Arabia Saudita: in un solo anno le autorità hanno messo a morte 184 persone (Nel 2018 erano state 149). La maggioranza delle esecuzioni era connessa a reati di droga e omicidi. Tuttavia è stato documentato l’aumento del ricorso alla pena di morte come arma politica contro i dissidenti dalla minoranza musulmana sciita. Il 23 aprile 2019 c’è stata un’esecuzione di massa di 37 persone, 32 delle quali erano sciiti condannati per “terrorismo” dopo processi basati su confessioni estorte sotto tortura. Una delle persone messe a morte il 23 aprile era Hussein al-Mossalem. Aveva subito ferite multiple, una frattura del naso, della clavicola e della gamba nel periodo in cui era detenuto in regime di isolamento. Inoltre, aveva ricevuto percosse con manganello elettrico e altre forme di tortura. Era comparso dinanzi al Tribunale speciale dell’Arabia Saudita, creato nel 2008 per giudicare chi era accusato di reati di terrorismo ma sempre più utilizzato per mettere a tacere il dissenso.

I cinque paesi con il maggior numero di esecuzioni nel 2019 sono Cina (migliaia), Iran (almeno 251), Arabia Saudita (184), Iraq (almeno 100) ed Egitto (almeno 32).

Nel 2019 l’Arabia Saudita ha messo a morte 184 persone, sei donne e 178 uomini: poco più della metà erano cittadini stranieri.

In Iraq, il numero di persone messe a morte è raddoppiato dalle 52 del 2018 alle almeno 100 del 2019, perlopiù a causa del continuo ricorso alla pena di morte per le persone accusate di far parte del gruppo armato “Stato islamico”.

Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina poiché questi dati sono classificati come segreto di stato.

Dal 2003, il 10 ottobre di ogni anno la Coalizione mondiale contro la pena di morte si rivolge ad associazioni, reti, attivisti e istituzioni per diffondere informazioni e appelli e mobilitare l’opinione pubblica in favore dell’abolizione della pena capitale.

Ogni anno si sceglie un tema in particolare da approfondire e nel 2020 (ultima edizione) il tema è stato il diritto a un’efficace rappresentanza legale. Infatti, molti processi che terminano con una condanna alla pena capitale sono segnati dalla scarsa qualità della difesa dell’imputato o dall’impossibilità di assicurargli una difesa efficace.

Ad oggi vi sono molte organizzazioni che combattono con moratorie, dibattiti e manifestazioni contro la pena di morte. Solo per citarne alcune ricordiamo

  • Nessuno tocchi Caino: lega internazionale di cittadini e di parlamentari per l’abolizione della pena di morte nel mondo. Un’associazione senza fine di lucro fondata a Bruxelles nel 1993, costituente il Partito Radicale Nonviolento. Il nome è tratto dalla Genesi. Nella Bibbia non c’è scritto solo “occhio per occhio, dente per dente” c’è scritto anche: “Il Signore pose su Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato”. Nessuno tocchi Caino vuol dire giustizia senza vendetta.

  • Comunità di Sant’ Egidio

  • Amnesty International che si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, disumana. La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione.

Sono state istituite anche delle moratorie universali:

Nazioni Unite con il principale obiettivo di mobilitare parlamenti, governi e opinioni pubbliche in tutto il mondo. L’abolizione non può essere imposta per decreto, mentre la moratoria può essere il luogo di incontro tra paesi mantenitori e paesi abolizionisti. Introducendo molti paesi verso l’abolizionismo totale.

Dell’ONU partita dall’Italia su impulso di Nessuno tocchi Caino. Ha portato la Commissione dell’ONU per i Diritti Umani ad approvare una risoluzione che chiede “una moratoria delle esecuzioni capitali, in vista della completa abolizione della pena di morte”. Si è poi congiunta nel 2007 con la moratoria delle Nazioni Unite. Da allora, gli effetti concreti della Risoluzione ONU hanno continuato a manifestarsi in molti Paesi.

Giulia Vernucci 4M