Nord vs Sud: la disoccupazione

In Italia, la maggior parte dei concorsi pubblici sono affrontati da disoccupati del Sud e, oltretutto, i meridionali vincono molti concorsi situati nel Nord Italia. Questo non è causato da fattori di intelligenza o bravura, bensì dalla necessità di lavoro poiché è statisticamente provato che al Nord nessuno vorrebbe diventare postino, lavapiatti o apriporte. Questo fattore è dato dal fatto che al Nord sono presenti molteplici aziende private che si scelgono apertamente i dirigenti, lasciando agli immigrati ruoli non voluti e desiderati dai locali. I concorsi pubblici hanno però messo in crisi la più grande “potenza” meridionale: la famiglia. Parliamo infatti del trasferimento, la parte più dolorosa e difficile da attuare dopo aver trovato lavoro fuori casa. I concorsi pubblici non sono certo facili da superare, ma la pesantezza della lontananza dalla propria famiglia è ineguagliabile. Il disagio provocato da questa situazione è ancor più manifesto nelle famiglie composte da pendolari, che vivono una sorta di isolamento lavorativo, un perenne viaggio di andata e ritorno che non gli permette di passare del tempo con la propria famiglia, tantomeno di vederla nei casi più sfortunati; questo non fa altro che contribuire alla creazione di una pubblica amministrazione spenta, svogliata e spersonalizzata. Ancor più preoccupante è la situazione che si è venuta a creare nelle nostre università dove un processo di selezione è già in atto nei confronti dei ragazzi avviati alla laurea, con le principali imprese del Nord che prelevano il top di gamma, lasciando così una massa di laureati privi di esperienza in un mercato saturo, dove gli sbocchi occupazionali sono pari allo zero e l’unica possibilità è quella di tentare l’accesso alla pubblica amministrazione mediante i concorsi. Tutto ciò genera un tasso di disparità tra le due zone della penisola, che va toccare anche l’aspetto culturale e formativo oltre alla nota differenza economica. Formazione e ricerca sono le parole all’ordine del giorno nel processo di transizione che si cerca di mettere in atto, mediante il quale si prevede di dar vita ad uno sviluppo non in linea con gli ormai tradizionali e antiquati modelli, i quali non hanno dato il contributo sperato. Lo scoglio più difficile da superare consiste proprio nell’attuale pubblica amministrazione, intrisa di favoritismi e clientelismo, che non formula proposte e progetti all’altezza dei fondi previsti dalla Cee o dalla stessa UE. Questa situazione è direttamente riconducibile a quel gap di capacita gestionali e amministrative dovuto al processo citato precedentemente. L’obiettivo dovrebbe essere quello di produrre opportunità lavorative future, non semplicemente cercare di trovare un rimedio che assicuri una relativa tranquillità a questa generazione per poi dover ricorrere ad identiche misure per le generazioni a venire. Servirebbe dunque una classe dirigente più lungimirante rispetto a quella attuale, situazione che ora come ora pare esser però molto distante.

Michel Tana 4M