Generazioni a confronto

Quando si parla di generazioni di oggi si parla della generazione della ”tecnologia”, la generazione della virtualità… Obbiettivamente è vero che la nostra generazione sia fondata e basata sui social, sulle mail, sul touch, ma la cosa che non ho mai condiviso con la ”vecchia generazione” è questa definizione di menefreghisti e insensibili che ci viene associata da quasi tutte quelle persone che hanno vissuto l’epoca prima dei telefonini e dei social. Io trovo che la nostra generazione sia ESTREMAMENTE fragile a differenza di quello che sembra, la nostra è una generazione che soffre questa dipendenza dai cellulari, che è succube delle ”challenge”, che per sentirsi apprezzati è sempre in cerca di ‘like’. Terminata questa breve introduzione entriamo nel vivo dell’intervista. Ho posto due domande a mio padre, classe 1966, cresciuto nel quartiere Piazza Bologna pericoloso ma allo stesso tempo privilegiato, dove regnavano le comitive, i muretti, le piazzette. Ho domandato più volte nel corso della mia vita, a mio padre, di raccontarmi com’è stata la sua adolescenza, com’era vivere sapendo che se uscivi e se non passava l’autobus saresti dovuto stare lì ad aspettare senza poter controllare con un telefono quanto sarebbe durata quell’attesa, sapendo che non potevi telefonare al tuo amico per chiedergli di uscire ma sperare di incontrarlo in giro per il quartiere, o per esempio, cosa per me veramente romantica, sapere che quella ragazza per cui avevi perso la testa non potevi trovarla su un social, ma potevi ‘trovarla’ usando una cosa che sta sparendo sempre di più: la parola e il corteggiamento. Mio padre mi ha raccontato che anche il comportamento dei genitori era diverso rispetto al comportamento dei genitori di oggi, che paradossalmente, con questi telefoni e social, sono in perenne stato di ansia, a mio parere esagerato. Mio padre usciva per andare a fare ginnastica a 10 anni e prendeva l’autobus da solo, i genitori sapevano dove andava e a che ora tornava, ma comunque il pericolo era molto più grande di quello che si può trovare ora, eppure mio padre è sempre tornato a casa e, lasciandolo fare, si è sempre saputo guardare le spalle e ha sempre saputo distinguere una situazione normale da una situazione di pericolo. La nostra generazione, invece, trovo che sia molto meno autonoma su questo, probabilmente anche per colpa dei genitori troppo protettivi e paranoici; io credo che il pericolo e la gente pericolosa esista da sempre, non è una cosa che è arrivata nel tempo, semplicemente oggi invece che stare tranquilli sia noi figli che i genitori sono tutti più ansiosi.
LE RELAZIONI DEGLI ANNI 90 VS LE RELAZIONI DI OGGI
L’amore delle vecchie generazioni era un amore molto diverso da quello di oggi, era l’amore del corteggiamento, dei fiori, delle lettere d’amore che poi apri a casa con le mani tremolanti…Oggi purtroppo tutto ciò si è perso, i ragazzi, come le ragazze, sono diventati molto più sbrigativi, molto più essenziali, non esistono più gli sguardi di una volta, ora si dichiara l’amore con il tasto ”inizia a seguire”, non mi tiro fuori da questo argomento poiché essendo una normalissima 19enne sono completamente dentro a questa visione banale e superficiale dell’amore, quindi non mi sento di fare la ragazza che dice di non essere così, semplicemente a volte vorrei catapultarmi negli anni 80, nei tempi delle guance rosse e del RISPETTO. Oggi è tutto così triste, così vuoto, certamente e fortunatamente come per tutto, esistono delle eccezioni, esistono i ragazzi e le ragazze ”vecchio stampo”, ma si trovano più facilmente i quadrifogli in un prato che loro. I social hanno un’influenza negativa anche su questo fronte, oggi i ragazzi e le ragazze fidanzati sono perennemente impegnati a cercare di dare il meglio di loro che si dimenticano di vivere la relazione, e poi è inutile dire che ci sono molti più tradimenti da quando esistono le chat.

LE PASSIONI DI IERI VS LE PASSIONI DI OGGI
Parlando sempre con mio padre abbiamo approfondito il tema che riguarda le passioni, quando lui e i suoi amici erano giovani passavano interi pomeriggi e sere estive a dare calci al pallone in una piazzetta che si trasformava improvvisamente in un campo da calcio, con la porta delineata da due zaini o due bottigliette, non faceva differenza, l’importante è che si giocava e si condivideva assieme l’unico momento bello e senza pensieri della giornata, la partitella. Oggi anche noi abbiamo le nostre passioni, ma trovo che molti di noi, se non tutti, a un certo punto abbiano smesso di inseguire le proprie passioni, fondamentalmente perché agli occhi degli altri non era ”figo”: oggi per essere uno importante come minimo devi spacciare o aver compiuto almeno qualche reato, le passioni non hanno più il giusto valore in questa società, tutto sembra dissolversi come in una nuvola di fumo col passare del tempo, e trovo che questa sia una cosa decisamente triste. Ora che si stanno formando nuove generazioni, non so come saranno, non so come si vivrà tra dieci anni, se ci sarà il teletrasporto o se si vivrà semplicemente facendo i tik tok, spero solo che la nostra e la futura generazione capiscano quanto sia importante godersi la vita e che alla fine non c’è solo il telefono, c’è la risata, c’è l’ ansia di uscire con un ragazzo e molte altre cose che accomunano sia la nostra che la vecchia generazione. Durante il periodo di lockdown ho capito quanta vita ho perso inutilmente, quante occasioni di incontrare persone ho perso, per paura di non piacere o per la paura di non essere abbastanza, ho rivalutato un caffè al bar, ho rivalutato le sere sui muretti a ridere e a sognare ad occhi aperti, spero che da tutta questa brutta situazione che sta abbracciando tutte le generazioni, nuove, vecchie e vecchissime , si colga l’importanza di esserci, di vivere e di capire che di vita e di giovinezza non ce n’è un altra e va vissuta al meglio.

Carola Graziani 4N