“La paura è una bugia” nel romanzo ‘E tu splendi’

In un paesino arroccato della Lucania, c’è Pietro, un ragazzino undicenne che viene spedito dal padre disoccupato e vedovo presso i nonni, per passare l’estate.

Pietro è stato bocciato, ha perso la madre e non vive una buona condizione economico-sociale e, per quanto il paesino dei nonni gli sembri un’isola felice in cui stare, c’è un’estraneità di fondo che attanaglia la mente del bambino: non riesce a riconoscersi in nulla di ciò che lo circonda, è confuso da quale sia o dovrebbe essere il suo posto nel mondo, se a Milano da immigrato meridionale o ad Arigliana, pur essendo nato al nord. Sarà lo stesso bambino a trovare per sbaglio, giocando nella torre normanna, un gruppo di stranieri, in cui c’era anche un bambino della sua età chiamato Josh; da questo punto la storia analizza uno spaccato sociale molto attuale: una parte della popolazione del paesino si rifiuta di muovere passi verso l’integrazione di questi individui di cui sono terrorizzati. Il nonno di Pietro si mette a capo di un manipolo di cittadini che, al contrario, vogliono offrire ospitalità e integrazione ai nuovi arrivati, in contrasto con quelli che invece aizzano un polverone definendo gli stranierei causa di tutti i loro mali.

I temi del caporalato, dello sfruttamento, della prepotenza sul più debole, della corruzione e della povertà sono temi che finalmente si palesano in modo esplicito davanti agli occhi di Pietro, che riesce ad interpretarli maturando grazie alle parole della madre: “impara ad affrontare la vita e ricordati che la paura è una bugia”.

 

Di Giuseppe Capasso 2I