Mafia e legalità

“Questo è un paese immaginario… Una signora sta pagando l’idraulico, se vuole la fattura sono 120 euro, se non la vuole 90… faccia senza fattura, e grazie per lo sconto!”, “Un distinto signore sta parlando con un funzionario per una presunta evasione, dopo un po’ gli fa scivolare una busta di soldi in mano… l’evasione è scomparsa”. Questa è una breve sequenza tratta dal monologo del dottor Gherardo Colombo, classe 1946, della Procura della Repubblica. Da queste parole possiamo dedurre che la mafia è attorno a noi, in ogni contesto quotidiano immaginabile. 

Il dottor Colombo, infatti, prosegue il monologo affermando che dietro ai piccoli gesti delinquenti, c’è la criminalità organizzata che agisce sul territorio e nella finanza, in modo vile e insidioso. Il discorso del magistrato deve artigliare le nostre coscienze, inculcandoci il senso dell’onestà e della responsabilità, rifiutando dunque offerte sleali, vantaggiose per il singolo, ma svantaggiose per la collettività; il nostro dovere, infatti, è quello di combattere la criminalità, ma anche la mentalità mafiosa attraverso l’istruzione e la cultura, l’attivismo e l’aspetto investigativo.

Consultando l’Osservatorio per l’Informazione – per la Legalità e Contro le Mafie, è possibile notare che molte notizie sono legate al recentissimo maxiprocesso contro la ‘Ndrangheta dove è spiccato il notevole lavoro del PM Nicola Gratteri, dei carabinieri del ROS e di altri inquirenti, portando a centinaia di arresti, anche tra i cosiddetti colletti bianchi. I capi d’imputazione e l’identità degli imputati stessi fanno comprendere quanto le parole di Gherardo Colombo siano veritiere e quanto il metodo mafioso sia diffuso non solo in Calabria o nel Meridione, ma in tutto il nostro Paese e in qualunque contesto istituzionale. 

La ‘Ndrangheta è considerata dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale, dal Ministero dell’Interno e dall’Interpol come la più potente organizzazione criminale europea. Secondo quanto emerso dalle indagini, il controllo della ‘Ndrangheta dei proventi illeciti del crimine organizzato europeo è pari al 70/80%. Questo dato è importantissimo per capire la crucialità di questo processo, che secondo diversi esperti durerà ancora molti anni.

Abbiamo analizzato con molta attenzione i dettagli del processo e dell’attività investigativa, comprendendo come le mafie siano connesse con le Istituzioni del nostro Paese. Non è un caso infatti che nonostante i numerosi indizi utili per la cattura del latitante internazionale Matteo Messina Denaro non sia ancora stato trovato dopo trent’anni. L’infiltrazione mafiosa nello Stato rende tutto molto più difficile tra depistaggi, coperture e interessi economici. Ne sono un esempio anche le stragi degli anni ‘80 e ‘90. Siamo dunque speranzosi che persone come Colombo e Gratteri possano continuare il loro duro e soprattutto onesto mestiere al servizio della Comunità.

Questo processo fa tornare in mente un altro grande processo, nel quale è stato premiato il lavoro di due grandi procuratori: Falcone e Borsellino, che hanno pagato il prezzo più alto per un’Italia più onesta.

Il processo durò più anni, dal 1986 al 1992. Gli inquirenti avevano lavorato a lungo con l’ausilio di infiltrati, collaboratori di giustizia (tra cui il noto pentito Tommaso Buscetta) e un instancabile costanza dei magistrati e degli inquirenti. Gli imputati erano 460, condannati a un totale di 2665 anni di pene detentive, ergastoli esclusi, da scontare in 41bis.

Inutile parlare della tragica fine dei due magistrati. Due attentati atroci, avvenuti nello stesso anno in cui il processo si concluse, che hanno inferto un durissimo colpo allo Stato. Per il coraggio dei due procuratori venne loro conferita la Medaglia d’Oro al Valor Civile.

Sono molte le onorificenze che la Repubblica riconosce, ma non dovrà riconoscerle ai cadaveri di grandi uomini, non dovrà ignorare queste persone da vive e contemplarle da morte. La comunità civile non dovrà ricordarsi dei defunti che in vita pochi sapevano della loro esistenza. Lo Stato dovrà essere, e siamo sicuri che lo sarà, garante dell’onestà. Della lealtà. Della libertà.

 

Di Angelo Cai e Paolo Picotti