PRIMO MAGGIO, LA FESTA DEL LAVORO PER CHI HA CORAGGIO

PRIMO MAGGIO, LA FESTA DEL LAVORO PER CHI HA CORAGGIO  

2021, IL FUTURO COME SELVA OSCURA 

Anche quest’anno siamo giunti al fatidico primo maggio e, come nel 2020, le persone si trovano in un mare di dubbi e di insicurezze. Tutti convinti di riuscire a riaprire le proprie attività, eppure sembrerebbe che il virus non voglia andarsene, come un’ape attratta dal miele.

La situazione in questo momento è giunta ad uno stato di prova, così si può dire, ovvero quello di aprire con mille condizioni e altrettante limitazioni, sempre ovviamente sperando che la regione sia del colore giusto e così permetta ai lavoratori di vincere la partita, un po’ come nel gioco di carte chiamato UNO. La maggior parte delle mattine di quest’anno sono state caratterizzate dallo stop per chi conduce un’attività di ristorazione, riportando in dietro l’orologio della storia, quando certe situazioni e certi progetti sembravano solo immaginazione.

Oggi sembra di condurre una vita contro corrente e noi giovani non riusciamo a capacitarci di come ancora possiamo avere fede e speranza di riprenderci la nostra vita usuale. La società odierna vive martoriata da dpcm, cambi di colore, lockdown e il futuro sembra solo una grossa nuvola di fumo dove le certezze si dissolvono in essa. Hanno sempre ripetuto che i giovani sono la speranza del domani e il cambiamento di oggi, ma non ci sentiamo sicuri di riuscire a fare la differenza in un mondo che sta cambiando senza che noi possiamo in nessun modo incidere su quanto sta avvenendo. Il mondo del lavoro è sempre più in declino, gli aiuti sembrano, anzi sono inesistenti; chi governa parla, ma sembra un film muto senza sottotitoli perché non si riesce a capire davvero che cosa dicono; le persone vanno avanti come fantasmi, sperando di poter tornare nel mondo dei vivi. Sembrerebbe un mondo dove persino la Costituzione, la quale decreta il diritto al lavoro, stia perdendo la sua importanza e il suo potere, lasciando il “posto” ad un virus sempre più ingombrante e tiranno: esso è giudice e giuria, cosi come Minosse il giudice infernale, decreta la sorte dei dannati.

La popolazione continua la vita così come è stata programmata da una volontà esterna all’individuo, nella speranza che le sfide che sono proposte possono essere accolte e portate a compimento; tuttavia, per ora rimangono in balia di una festa, che non soddisferà mai davvero le aspettative e farà ricredere chiunque se sarà davvero giusto festeggiare. Pare di potersi immedesimare nei temi della poesia “La sera del dì di festa” di Leopardi. Quindi si rimane in attesa dell’assenza del dolore che nasce da questa situazione di incertezza del domani. 

 

Sara Ambrosino, 4C