CRUDELTÀ E SFRUTTAMENTO, DIETRO L’IDUSTRIA DEL FASHION

Ogni giorno decine di migliaia di animali vengono uccisi e fatti soffrire per produrre materiali destinati alla realizzazione di capi d’abbigliamento.

I tessuti di origine animale non vengono realizzati unicamente con il pelo e le piume degli animali uccisi al fine di utilizzare le loro carni a scopo alimentare, poiché la maggior parte di essi viene sfruttata con l’unico scopo di produrre indumenti. Il primo indumento che viene in mente quando si parla di tessuti di origine animale è sicuramente la pelliccia. La maggior parte degli animali utilizzati per produrre le pellicce crescono in allevamenti, vivono in piccole gabbie e vengono uccisi dopo meno di un anno di vita per soffocamento o attraverso la rottura dell’osso del collo o addirittura vengono scuoti vivi e ancora coscienti. Inoltre, le ridotte e insufficienti porzioni di cibo amministrate agli animali e lo stress li porta spesso a compiere atti di cannibalismo verso altri animali o i propri figli.

Oltre ad essere uccisi all’interno di allevamenti, per fare le pellicce molti animali vengono catturati con trappole e muoiono di fame, mangiati da altri animali o cacciati dall’uomo.

I numeri di animali necessari per produrre le pellicce è veramente alto, infatti per realizzare un solo cappotto vengono uccisi dai 30 ai 60 visoni, 240 ermellini, dai 130 ai 200 cincillà, dalle 10 alle 24 volpi. La realizzazione di pellicce è un grosso problema non solo per le morti e gli sfruttamenti di animali che causa ogni anno, ma ha anche un fotte impatto ambientale. Infatti per costruire molti degli allevamenti finalizzati alla produzione di pellicce gran parte delle foreste vengono disboscate: ciò crea inquinamento e distrugge la biodiversità.

Sebbene l’Italia abbia adottato delle restrizioni alla produzione di pellicce vietando il commercio di cappotti di cane e gatto, questi allevamenti sono ancora aperti e in funzione e ogni anno vengono uccisi 160.000 visoni.

Ma lo sfruttamento degli animali non avviene solo per realizzare pellicce: anche la realizzazione di piume, pelle, cuoio lana e seta causano molta sofferenza agli animali.

Di fatto, durante lo spiumaggio le piume vengono staccate agli uccelli, lasciati in seguito morire, mentre sono svegli e coscienti, le pecore subiscono la pratica chirurgica del mulesing, tecnica attraverso la quale si ricava la lana scuoiando la pelle dell’animale senza alcun tipo di anestesia e disinfettata cos sostanze tossiche. Per mettere fine a questo sfruttamento è necessario utilizzare prodotti tessili che non hanno origine animale o informarsi adeguatamente riguardo le aziende che producono tali tessuti.

 

Di Nora Natale

Traduzione di Nora Natale

 

 

THE GREAT EXPLOITATION OF ANIMALS BEHIND CLOTHING

Every day tens of thousands of animals are killed and hurt to produce materials for the production of clothing.

Animal tissue is not made only from the hair and feathers of the animals killed to use their meat for food, as most of them are exploited for the only purpose of producing clothing.

The first garment that comes in destinations when we talk about animal fabrics is definitely fur.

Most of the animals used to produce fur grow in farms, live in small cages and are killed after less than a year by suffocation or by breaking the neck bone or are even shaken alive and still conscious. In addition, the reduced and insufficient portions of food administered to animals and stress often lead them to perform acts of cannibalism towards other animals or their children. In addition to being killed inside farms, to make furs many animals are caught with traps and starve, got eaten by other animals or hunted by man.

The number of animals needed to produce the fur is really high, in fact, to make a single coat are killed 30 to 60 minks, 240 ermines, 130 to 200 chinchillas, 10 to 24 foxes. Fur manufacturing is a big problem not only for the deaths and exploitation of animals that it causes every year, but it also has a giant environmental impact. In fact, in order to build many of the fur farms, most of the forests are deforested: this creates pollution and destroys biodiversity. Even if Italy has adopted restrictions on fur production by banning the trade in cat and dog coats, these farms are still open and in operation and 160,000 minks are killed each year.

But the exploitation of animals is not only to make furs: even the creation of feathers, leather, wool leather and silk cause much suffering to animals.

In fact, during plucking the feathers are detached from the birds, left to die later, while they are awake and conscious, the sheep undergo the surgical practice of mulesing, a technique through which wool is obtained by skinning the skin of the animal without any kind of anaesthesia and disinfected as toxic substances.

In order to put an end to this exploitation, it is necessary to use textile products which do not originate in animals or to provide adequate information about the companies which produce such fabrics.