La mafia delle patate

Secondo i dati Ismea-Unapa, in Italia, ogni anno, consumiamo circa 21 milioni di quintali di patate; il problema è solo uno, ne produciamo solamente 15 milioni: siamo quindi costretti ad importare più di 6 milioni di quintali di patate dall’estero ma, nei supermercati, del prodotto d’importazione non c’è traccia. In pratica, le patate vendute dalle grandi produzioni risultano tutte di origine italiana. Eppure, secondo l’associazione che unisce i produttori di patate, Assopa, ogni 3,4 kg di patate nostrane ci dovrebbero essere 1 kg di patate estere, che però non si trovano. Nel viaggio delle patate, dai coltivatori ai confezionatori, ai distributori, fino a chi le vende, è facile raggirare le norme sulla tracciabilità; per esempio con i meccanismi di autocontrollo: una bolla d’ingresso con indicazione “Francia” si può convertire, in virtù di un documento di trasporto italiano, in una classificazione errata con su scritto “Italia”. In poche parole, siccome la catena di intermediazione è composta da vari steps, è facilmente modificabile l’indicazione di provenienza del prodotto senza incorrere, almeno apparentemente, in contraddizioni e sanzioni. Ad attrarre questa “mescolanza” è il diverso prezzo che il prodotto estero e quello italiano presentano sul mercato: per il primo si contano tra i 20-25 centesimi al kg, mentre per il secondo la stessa cifra serve solo a coprire i costi di Produzione. Va da sé, quindi, che in molti spacciano quello francese per prodotto italiano, sfruttando il miglior prezzo conferito a quest’ultimo e ottenendo un margine di guadagno decisamente migliore. Le patate francesi vengono “ripulite” e, tramite un documento di trasporto con cambio d’origine, non solo diventano italiane, ma per giunta anche low cost. Per smascherare questo imbroglio però, ci si affida allo studio degli isotopi, ovvero atomi che hanno lo stesso numero di protoni, ma diverso numero di massa (somma fra protoni e neutroni). In effetti, i rapporti isotopici degli elementi leggeri, come carbonio, ossigeno e idrogeno, sono in grado di fornire informazioni dettagliate sul prodotto, essendo influenzati dal tipo di acqua utilizzata: questo processo può infatti aiutare a rintracciare eventuali annacquamenti del prodotto (come spesso accade anche per le passate di pomodoro).

Nel caso specifico delle patate, l’analisi si svolge sugli isotopi di ossigeno, idrogeno, carbonio ed azoto, poiché questi elementi sono influenzati dalle caratteristiche pedologiche del suolo in cui sono stati coltivati i tuberi. A tal fine, sono state sottoposte a campione patate francesi e italiane e i risultati ottenuti hanno consentito di discriminare la loro origine in maniera sufficientemente dettagliata. Insomma, volendo, è possibile “smascherare” la patata contraffatta.

Matthias di Schiena 5E