La repressione cinese continua sul web

E’ durato poco. Molto poco. Clubhouse, il nuovo fenomeno mondial dei social network, ha avuto vita breve. Lanciato nello scorso aprile, solo a Gennaio però l’app di Clubhouse ha conquistato il grande pubblico grazie anche all’iscrizione di personaggi come Elon Musk.  Si tratta di un social network in cui si parla in diretta senza filtri e proprio per questo era diventato molto popolare tra gli utenti cinesi, che lo avevano utilizzato per discutere di temi controversi che su altri social network sarebbe stato impossibile trattare, a causa della censura del regime cinese. Lunedì 8 Febbraio, però, molti utenti non riuscivano più ad accedere all’app, che con alta probabilità è stata bloccata dal governo cinese. Pur non essendo disponibile sullo store per applicazioni cinese di Apple, gli utenti cinesi hanno potuto scaricarla cambiando semplicemente il paese con cui accedevano all’App Store, usandola poi normalmente. Clubhouse infatti non necessitava di una rete privata (VPN) per aggirare il “Grande Firewall”, il sistema che impedisce ai cittadini cinesi di accedere ai siti non approvati dal governo, a differenza di altri social network occidentali.

Gli internauti cinesi avevano quindi aperto “chat-room” in cui parlare liberamente di temi controversi nel loro paese, come i rapporti della Cina con Taiwan, le proteste per la democrazia a Hong Kong, e la persecuzione degli uiguri, una minoranza musulmana che vive nella regione dello Xinjiang. Evidentemente, al regime cinese questo non piaceva affatto. E, come pare, il Governo ha trovato il modo di bloccare la funzionalità dell’app. Peccato. Ma un’altra notizia allarma il popolo di Clubhouse. Ed ha sempre a che fare con la Cina. Il flusso di dati dell’app sarebbe controllato da una società terza chiamata Agora. Questa archivierebbe i dati degli utenti in chiaro senza alcuna cifratura. In questi flussi sono contenuti anche gli ID degli utenti e va da sé che ad ognuno equivale nome cognome e altre informazioni sensibili. Essendo Agora una società con sede cinese, per effetto di una legge deve essere a disposizione del governo per fornire eventualmente dati, registrazioni, messaggi audio, etc. Tutto ciò potrebbe essere richiesto senza motivazioni particolari, principalmente a nome della sicurezza nazionale.

 

Di Tommaso Pinardi