Lettera dal futuro_V.C.

Cara V…,

Scrivere una lettera indirizzata a me stessa pare strano ma trovo questo modo efficace per tirare fuori quello che provo in questo momento. Tristezza? Rabbia? Nostalgia? Difficile a dirsi, i miei sentimenti li ho sempre imbottigliati ed era un modo per controllarli, tenerli a bada ed aprivo la bottiglia solo se era necessario.

Ora non funziona più ed ho il bisogno di esprimere lo sconforto che provo solo a guardare la data di oggi. Oggi è il 10 Marzo del 2040, 20 anni dopo l’annuncio della quarantena forzata causata da COVID-19. Era iniziato tutto come qualcosa di divertente, ricordo di aver creduto che fosse uno scherzo di cattivo gusto. Un virus sconosciuto proveniente dalla Cina? Chi l’avrebbe mai detto… Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato in Italia eppure venne scoperto un caso positivo già presente nel territorio dal 21 di Febbraio. All’inizio stavo bene, era comodo svegliarsi più tardi, avere più tempo per studiare, avevo recuperato tutte le ore di sonno perse dall’inizio delle superiori. Ero abituata a non uscire spesso, lo facevo solo d’estate oppure di sabato, dopo scuola, mi fermavo in centro a Treviso con qualche mia amica perciò il dover stare chiusa in casa non mi toccava molto. Pensavo che la prima settimana di Giugno saremmo tornati a scuola tutti insieme per buttarci alle spalle quel brutto periodo che per molti fu distruttivo, tanti persero il lavoro, i genitori, gli amici, i parenti… Si poteva uscire soltanto con la mascherina e l’autocertificazione a portata di mano.

Pensavo male, quella settimana rimanemmo a casa, come il mese prima e quello prima ancora. Al telegiornale dicevano che durante l’estate se ne sarebbe andato il virus e io ci speravo profondamente anche se sapevo che le parole che uscivano dalle bocche dei politici erano solo per tenerci a bada. Effettivamente i contagi diminuirono di molto.

In fin dei conti passai bene quei mesi di caldo infernale. Lessi molti libri, guardai molte serie TV e film, ero sempre al mare con mia mamma e la sua migliore amica e qualche volta uscivo con i miei amici. Pensavo che l’anno scolastico sarebbe iniziato bene, forse erano le belle giornate di sole a farmelo pensare eppure il mio giudizio negativo non si è mai astenuto nel venir fuori.

Iniziammo andando una settimana a scuola ed una in didattica a distanza con le classi dimezzate. Metodo che non durò molto. Iniziarono a venire giornate nebbiose e scure e con loro il virus iniziava a colpire più forte. Meno classi venivano a scuola, le corriere erano vuote, i corridoi delle scuole erano silenziosi. Treviso sembrava morta, d’altronde come il resto dell’Italia. Il tentativo di riaprire le scuole era fallito ed aveva portato all’ennesima chiusura.

A Novembre tornammo tutti in didattica a distanza.

Saremmo dovuti tornare il 3 di Dicembre ma come avevo detto e ridetto io avrebbero posticipato le riaperture, infatti la mattina del 3 io ero a casa, come tutti.

Ero felice di ritornare a far lezione da casa ma nel profondo non vedevo l’ora che tutto tornasse come prima, mi mancava il contatto fisico delle persone, gli abbracci, i baci sulla guancia per salutarsi e la mascherina era fastidiosa da indossare.

Le vacanze invernali furono difficili da passare, stavo iniziando a non sentirmi molto bene: l’appetito mancava e passavo le giornate non mangiando quasi nulla, ero sempre giù di morale ed il mio umore triste era prolungato e sembrava non finire più, trovavo difficile dormire e quando mi addormentavo dormivo fino a tardi, avevo perso interesse per le cose e persone che mi circondavano, trovavo difficile compiere qualsiasi attività quotidiana che mi accompagnava fin dalla nascita e non riuscivo nemmeno a fare quelle cose che mi rendevano felice, ero costantemente stanca a livello psicofisico pur dormendo 12 ore al giorno, avevo perso la concentrazione ed a volte sentivo che i miei pensieri non ero io a formularli, come se ci fosse qualcun altro nella mia testa.

All’inizio non ci feci caso, in fondo sapevo bene che ogni tanto mi capitava di non mangiare molto per qualche giorno ma alla fine il problema si risolveva da solo. Poi mi resi conto che dopo due settimane non si stava risolvendo nulla, passò una terza settimana ed iniziai a preoccuparmi.

Capii che non stavo bene e che c’era qualcosa che non andava, ma preferivo tenere i miei problemi per me e non dirli a nessuno se non alla mia migliore amica, Cloe.

Iniziai a cercare su internet qualche disturbo mentale da associare ai miei sintomi anche se sapevo bene cos’era ma non volevo ammetterlo a me stessa. La psicologia era ed è tuttora per me un argomento delicato da affrontare e da non prendere alla leggera, ma le psicoanalisi “made at home” preferivo evitarle se si parlava di qualcosa che stava succedendo veramente.

Avevo gli auricolari con la musica al massimo che mi rimbombava nei timpani e la riproduzione casuale aveva fatto partire ‘How To Save a Life’ dei The Fray mentre stavo leggendo per la decima volta i sintomi della depressione.

Non pensavo potesse essere possibile qualcosa del genere, tentai di capire la causa dei miei stati d’animo e risolvere il prima possibile il problema da sola perché non avevo bisogno di nessuno per farlo. Era metà Gennaio del 2021 quando iniziai a scrivere di sera come avevo passato la giornata, quanti pasti avevo fatto, cosa avevo fatto, se ero uscita e davo un voto da 1 a 10 al mio umore. Insieme a questo stavo iniziando a prendere ogni giorno delle vitamine sperando di vedere risultati positivi ed effettivamente due settimane dopo iniziavo a riprendermi, stavo meglio anche se non cantai vittoria troppo presto infatti la mia insonnia persisteva ed invece che non mangiare nulla stavo iniziando ad ingozzarmi di cibo appena potevo metterci le mani sopra. La mattina mi svegliavo per fare le lezioni online e mi ritrovavo a cucinarmi da mangiare alle nove di mattina, saltai alla conclusione che quella era semplice fame nervosa e che partiva da uno scompenso mentale.

Nonostante tutto stavo iniziando a riprendermi fortunatamente ma il pensiero di dover tornare a scuola dopo tre mesi mi metteva agitazione tanto da farmi sfogare con dei pianti in piena notte. Cercavo di preoccuparmi il meno possibile ed infatti fu un rientro abbastanza tranquillo.

L’anno finì tranquillamente e passammo la prima settimana di Giugno tutti insieme, in presenza a festeggiare la fine di quel periodo scolastico disgraziato.

Nel 2022 tornò tutto alla normalità, nessuno indossava più la mascherina, nei negozi c’erano ancora i dispenser di disinfettante ma per il resto il coronavirus era acqua passata.

Dopo aver terminato la quinta superiore mi iscrissi all’università e studiai Criminologia e Psicologia forense e fortunatamente trovai lavoro poco dopo.

Sono stata meglio ma, cara Vittoria, sei riuscita senza l’aiuto di nessuno a riprenderti e rimetterti in carreggiata, hai esaudito il tuo sogno di sempre e te lo sei guadagnata sudando.

Non mollare mai la presa su ciò che vuoi e fallo soltanto quando sarà tuo.”

Avrei tanto voluto che questa frase me la dicesse qualcuno quando ero persa nel vuoto, bisognosa di una mano che mi tirasse a galla ma ora sono qui per dirti che finalmente stai bene e devi farlo soltanto per te stessa perché quando le persone ti volteranno le spalle rimarrai solo tu. Da Vittoria per Vittoria. Ti voglio bene.

V.C.