Lettera dal futuro_D.C.

Caro Davide,

ti ricordi del 2020, l’anno in cui non si poteva uscire ed eravamo chiusi in casa senza avere la possibilità di vedere nessuno se non i nostri familiari?

In questi giorni, ripensando a ciò che abbiamo vissuto quando eravamo adolescenti, ho capito che abbiamo affrontato una situazione davvero difficile: non potevamo andare a scuola ed eravamo costretti a seguire le lezioni da casa attraverso lo schermo di un computer, non potevamo uscire con i nostri amici, andare a fare acquisti nei negozi che preferivamo oppure sederci in un tavolo di un bar e ordinare un caffè o uno di quei cappuccini che a te piacevano tanto.

Ricordo ancora l’emozione che ho provato il giorno in cui, per la prima volta dopo tanti mesi, sono andata trovare mia nonna che in quel periodo non stava nemmeno tanto bene.

Ricordi quando non potevamo uscire insieme, potevamo parlare solamente attraverso messaggi o chiamate e non potevamo nemmeno andare a fare quella gita in montagna che avevamo programmato tanto tempo prima?

La prima volta che ti ho visto dopo tanto tempo, avevo quasi paura ad avvicinarmi perché con tutte quelle volte che ci eravamo ripetuti di mantenere le distanze, non sapevo se facessi una cosa sbagliata o giusta. Bastava solo un abbraccio che le persone si contagiavano tra di loro. Ma quella volta ho provato tanta gioia perché dopo mesi ho rivisto te, il mio migliore amico ma anche il mio ragazzo.

Durante quel periodo provavo una malinconia nei confronti della normalità, mi mancava tutto ed era come se la mia vita fosse caduta in un buco nero da cui per uscire dovevi scalare un’enorme quantità di gradini. Perché i contagi salivano e ogni nuovo contagio era come scendere un gradino indietro. Sembrava che la pandemia non avesse intenzione di fermarsi. La paura ti lasciava con il fiato sospeso ogni giorno.

Quando ripenso a quell’anno, mi viene in mente anche ciò che siamo riusciti a fare nonostante la situazione, come abbiamo deciso di utilizzare il nostro tempo dato che non potevamo lasciare le nostre abitazioni: alcuni hanno approfondito i loro hobby, altri si sono presi del tempo per sé stessi e altri ancora, come ad esempio te, hanno studiato per raggiungere un obiettivo a cui avrebbero potuto adempire appena sarebbero potuti, finalmente, tornare a quella che era per noi la normalità.

Molte famiglie erano in crisi, alcuni non potevano lavorare, altri lavoravano da casa e altri sono stati licenziati per mancanza di soldi per pagare gli stipendi. I medici e gli infermieri lavoravano ininterrottamente ogni giorno e la situazione era davvero dura dato che vi erano sempre più contagi.

Ad oggi, quando mi posiziono dietro al bancone della reception dell’hotel in cui lavoro, ripenso al danno che la pandemia ha causato al settore del turismo, dato che i viaggi non erano permessi.

È stata un’esperienza difficile da vivere, non si sapeva se da un giorno all’altro avremmo potuto avere i sintomi del COVID e mettere a rischio i nostri nonni o coloro che avevano problemi respiratori e non solo.

In più si utilizzavano le mascherine, alle quali dopo un po’ ci siamo abituati, e quando siamo usciti definitivamente dalla pandemia era strano toglierle e non sentire più il nostro fiato caldo che sembrava tornare da dove fosse venuto. Era come essere ritornati a respirare dopo un lungo periodo di apnea.

Ad oggi, quando mi reco nei bar, nei negozi, sono felice di tutto ciò che vedo: persone che sono tornate a vivere la loro vita senza che nulla glielo possa impedire.

Spero che nostra figlia non viva mai una situazione simile, spero che abbia la possibilità di vivere la sua vita al meglio, in modo sano e sereno.

D. C.