L’importanza della libertà di espressione

La libertà di espressione costituisce uno dei principi fondamentali degli ordinamenti democratici e consiste nella libera manifestazione del pensiero o dell’opinione, sancendo il diritto di ogni cittadino a esprimere liberamente le proprie convinzioni e idee, sia individualmente sia collettivamente.
Questo diritto costituisce il fondamento di vari ambiti del vivere civile come la politica, la fede, l’espressione nell’arte, nelle scienze e nella storia moderna, tuttavia ancora oggi la libertà di espressione non è completamente riconosciuta nel mondo, spesso ostacolata per motivi politici, religiosi e culturali.

La libertà di espressione ha una tradizione che parte dalle “poleis” dell’antica Grecia, dove si riconosceva la possibilità di esprimere le proprie opinioni nelle assemblee pubbliche.
Nelle poleis greche la libertà di pensiero e la libertà di parola erano indicate dal termine “parresia”. In Grecia poter dire ciò che si pensava era un diritto dell’uomo libero cioè del cittadino. Questo diritto non era quindi previsto per gli stranieri né tanto meno per gli schiavi. La parresia era un diritto ma anche un dovere che rispecchiava la vera natura della polis, tutti i cittadini avevano la libertà di dire quello che pensavano ed erano tenuti a farlo perché se c’era parresia c’era democrazia, se c’era democrazia c’era la libertà di discussione e di critica riguardo ciò che non funzionava all’interno del governo e nella città ed era come una garanzia che proteggeva il sistema da degenerazioni tiranniche. Tuttavia l’uso sconsiderato del diritto di parola poteva danneggiare lo stesso sistema democratico che l’aveva prodotto e in questi casi chi era accusato di andare contro la democrazia era ridotto al silenzio attraverso l’ostracismo o condannato all’esilio.

Ancora oggi, in varie parti del mondo, la libertà di pensiero, che è un diritto fondamentale di ogni essere umano, non è garantita e in alcuni regimi totalitari viene ignorata. Questo perché avere una propria opinione crea timore: parlare vuol dire criticare, opporsi e denunciare, tutte cose che i regimi totalitari devono evitare per restare al potere.
Il diritto alla libertà di pensiero in Italia è tutelato dalla Costituzione; negli stati democratici le limitazioni alla libertà di espressione o di pensiero riguardano le espressioni che incitano alla violenza, all’odio razziale o religioso, che offendono la morale pubblica.

Internet trasforma un mezzo di comunicazione personale in un mezzo di diffusione globale delle informazioni, in tal modo si porta a compimento la libertà di manifestazione del pensiero che, se prima era solo potenziale, cioè riservata a pochi eletti, oggi è estesa a tutti a costi bassissimi. Chiunque tramite un blog, o più semplicemente tramite un social network, può esercitare effettivamente tale libertà. Eppure si sono attuate numerose leggi che impongono restrizioni alla libertà di manifestazione del pensiero, dimenticando che i diritti economici delle aziende sono al di sotto della libertà di espressione nella scala dei valori di una società democratica.

Nel momento in cui la libertà di manifestazione del pensiero diventa effettivamente esercitabile, tramite Internet, gli Stati, ipocritamente mettono da parte tale libertà imponendo a più riprese una serie di regolamentazioni che tendono a ridurne i confini, quasi a cercare di rimodellare Internet come una grande televisione, cioè ad accesso controllato, dove tutto ciò che viene detto è soggetto a scrutinio e verifica. La differenza è che in rete non sono più gli editori, ormai messi da parte, a controllare l’informazione, bensì le piattaforme del web, quali Facebook, Google, Twitter, ecc.

L’importanza della libertà di espressione e di pensiero dunque sta proprio anche nella pericolosità che una mente indipendente e con idee proprie può costituire. Le menti rivoluzionarie, particolarmente aperte o “elastiche”, hanno infatti da sempre costituito una minaccia per alcuni che in molti casi ha portato a restrizioni riguardo la conoscenza, l’arricchimento personale, lo studio della cultura o anche solo la lettura di libri, in quanto elementi che avrebbero potuto portare ad un distoglimento da una ristretta e limitata mentalità che si voleva imporre alla popolazione. Il controllo del pensiero di una persona, della sua libertà di movimento, di espressione, garantisce inevitabilmente il controllo totale su tutto ciò che riguarda l’uomo in quanto tale: se togliamo ad un uomo la possibilità di esprimersi, di sviluppare e far conoscere le proprie idee, la propria opinione; se togliamo ad un uomo la libertà di essere ciò o chi vuole essere, la libertà di scrivere o pensare spregiudicatamente, cosa rimane? A questo punto non si parla più di limitazione della libertà, ma di una vera e propria privazione dell’essere, della possibilità di esprimere quella che è la vera essenza dell’uomo, ovvero la sua mente. Proprio la capacità dell’uomo di formulare tesi su tesi, di dare il via a movimenti rivoluzionari e a varie correnti di pensiero, ci ha portato fin qui. Se mettiamo un limite alla libertà di pensiero, di espressione, di conoscenza dell’uomo, mettiamo un freno anche alla sua evoluzione, mettiamo un freno al cambiamento, ad una possibilità di continuo miglioramento.

La libertà di pensiero e di espressione fa paura, provoca timore, proprio perché non si può imporre ad un uomo un’idea, non si possono cambiare la mente o le credenze di una persona; l’uomo non è adatto a ricoprire il ruolo di un burattino depensante in grado solo di seguire la massa o un’ideologia generale e comune, si può cercare di limitare in ogni modo la possibilità di apprendimento di una persona, la sua conoscenza del mondo e delle vicende che lo riguardano, ma l’opinione, il parere personale, sono un tutt’uno con l’uomo e nascono e crescono insieme ad esso.

Giulia Cortesi 3E