Come immortalare un istante delle nostre giornate?

Grazie all’avvento degli smartphone e dei social è ormai un’usanza quotidiana fotografare e bloccare istanti delle nostre giornate per mantenere un ricordo autentico di paesaggi mozzafiato, di eventi o situazioni quotidiane come i nostri cuccioli oppure foto con i nostri amici, foto di piatti prelibati che cuciniamo, una serata in discoteca o ad un concerto oppure durante un viaggio.

Ma come è nata la fotografia? Chi e stata ad avere quest’idea? Qual e la sua storia?

Iniziamo con il dare la definizione di questo termine, Il termine fotografia deriva dalla congiunzione di due parole greche: luce (φῶς | phôs) e grafia (γραφή | graphè) ovvero “scrittura di luce”.

La fotografia esiste grazie alla luce che viene sfruttata per riprodurre oggetti, persone e paesaggi su supporti di vario tipo. Già nel 350 a.C. Aristotele ne osservava il suo passaggio, analizzando come nel momento in cui passava in un piccolo foro, la luce proiettasse un’immagine circolare. Bisogna aspettare però il 1500 ed il genio di Leonardo da Vinci per iniziare a posare delle basi reali per la realizzazione delle prime macchine fotografiche. Leonardo iniziò a descrivere il principio della camera oscura, principio al quale si ispirarono i pittori fino al secolo successivo per le loro opere. La camera oscura permette un salto in avanti nella proporzione tale che nessuno avrebbe potuto immaginare, almeno fino ai tempi di Giotto. Dopo l’avvento delle lenti, la camera oscura diventa piccola e portatile
Ma è nel 1657 che questo sistema viene perfezionato da Kaspar Schott che ne migliora la messa a fuoco grazie a due cassette scorrevoli e con l’aggiunta di un sistema a specchi nasce la prima vera antenata della reflex. Tuttavia, questi supporti erano molto scomodi perché dovevano essere sviluppati subito e il loro peso non era certo d’aiuto.

Nel 1826 Nicépore Niepce crea il primo apparecchio che produce immagini stabili, ovviamente in bianco e nero; se ora la foto bianco e nero fa po’ vintage, una volta era una vera e propria limitazione tecnica. Lo stesso Niepce collabora poi con Daguerre e nel 1839 nasce il famoso Daguerreotype prodotta a Parigi. Si tratta di un sistema sempre a cassette scorrevoli ed una lastra di rame su cui è stato posto elettroliticamente uno strato d’argento che, grazie ai vapori di iodio, diventa sensibile alla luce.
Nel 14 giugno 1851 Talbot ebbe l’intuizione di provare a fotografare dei soggetti in movimento sfruttando la luce di una fortissima scarica elettrica. Nasce così il primo flash.

Risale al 1860 la prima macchina fotografica reflex per mano di Thomas Sutton che brevettò la prima fotocamera che incorporava uno specchio mobile per la visione di quanto passava attraverso l’obiettivo. La prima reflex prevedeva una cassetta di legno che conteneva lo specchio e che veniva interposta fra il soffietto e il portalastre. Un meccanismo garantiva il sollevamento dello specchio prima della posa. Non solo, lo specchio a quel punto proteggeva le parti interne della fotocamera dalla luce.
È poi verso 1880 che si ha il primo passaggio verso la fotografia moderna. George Eastman capisce che la fotografia può essere utilizzata anche dalle grandi masse e realizza la prima pellicola fotografica, così come la prima macchina fotografica. Si tratta della Kodak. Questa fotocamera non offriva nessuna regolazione, aveva il solo pulsante di scatto, il mirino ed il sistema di avanzamento della pellicola. Queste prime macchine fotografiche venivano vendute assieme ad una pellicola che garantiva la realizzazione di 100 pose. Una volta terminata, era necessario rispedire alla Kodak sia la macchina fotografica che la pellicola. Dopo una settimana, si riceveva indietro l’apparecchio e le stampe. Il tutto per la cifra di 25 dollari. È così che la fotografia diventa un fenomeno di massa.

Grazie ai fratelli Lumière nel 1900 vede la luce anche la prima pellicola a colori. E da quel momento la storia della fotografia ebbe un importante crescita: numerose aziende in tutto il mondo iniziano ad avvicinarsi al fenomeno della fotografia.

Nel 1948 arriva la grande rivoluzione con Eldwin Land che inventa la Polaroid, sdoganando veramente la fotografia per il grande pubblico. Da quel momento, infatti, diventa possibile fare fotografie e averle subito in mano: grazie alla classica “sventolata” per svilupparle, la fotografia ed i suoi colori prendono vita in pochi istanti.
Arriviamo, infine, al novembre 2000 quando la Sharp introduce il primo telefono cellulare dotato di fotocamera incorporata. Era il J-SH04 che faceva fotografie con una risoluzione di 0,1 Megapixel. Eppure, è proprio da quell’obsoleto modello che la macchina fotografica è diventata una fedele compagna delle nostre giornate. Grazie allo smartphone, è sempre nelle nostre tasche. E se una volta andavamo in vacanza con i rullini da 24 pose (36 se le vacanze erano particolarmente lunghe) e dovevamo scegliere con cura cosa fotografare, ora siamo capaci di fare lo stesso numero di scatti in una sola giornata. Da Aristotele che scrutava il cammino della luce attraverso un foro, ai selfie in bagno… Quando si dice l’evoluzione della specie!

La reflex di Sutton era molto ingombrante e molto pesante. La prima vera reflex da 35 mm monobiettivo arrivò nel 1936 alla fiera di Lipsia, si trattava della Exakta Kine con uno specchio che si sollevava al momento dello scatto.
La prima macchina fotografica reflex a pentaprisma fu introdotta in Italia nel 1947, la Rectaflex. Le sue ottiche venivano realizzate dalla Angénieux di Parigi e gli obiettivi dalla Zeiss, dalla Galileo e dalla Voitglànder. Le focali avevano una gamma che andava da 28 a 400 mm.
Negli anni Sessanta vedono la luce alcuni tentativi da parte di aziende come Canon e Konica, ma è dal 1971 che vediamo sul mercato la Canon F-1 e la Nikon F2 ed è in quegli anni che la fotografia spalanca le porte all’elettronica, permettendo poi anche l’avvento della fotografia digitale.

Oramai, facendo un enorme balzo in avanti, le fotocamere digitali sono utilizzate dalla stragrande maggioranza del pubblico. Tuttavia, non si può negare un recente sapore retrò dovuto al ritorno alle macchine fotografiche analogiche. Sebbene rappresentino in ogni caso un’evoluzione di quelle che eravamo abituati a conoscere, non mancano di rispolverare il design vintage tipico dei decenni addietro. Soprattutto, è l’utilizzo della pellicola che permette di riassaporare l’ebrezza della stampa.

È a Canon che dobbiamo l’introduzione delle macchine fotografiche compatte per il grande pubblico, grazie all’utilizzo della catena di montaggio. Infatti, è la fotocamera compatta Canon-P ad aprire le danze nell’acquisto delle fotocamere compatte.
Le fotocamere compatte sono state le più utilizzate per diversi anni, grazie al loro prezzo popolare, alla compattezza e alla facilità di utilizzo. Come è noto, però, l’avvento degli smartphone ne ha minato la diffusione negli ultimi anni poiché includono fotocamere di altissimo livello, spesso sviluppate anche con marchi storici proprio del mondo della fotografia come ha fatto Huawei con Leica o Nokia con Zeiss.
Ma c’è chi comunque apprezza tenere separati il cellulare e la macchina fotografica, anche per un discorso di risparmio energetico sullo smartphone.

C’è poi un ultimo comparto, il più moderno: le mirrorless. Una fotocamera mirrorless si spiega facilmente con il suo nome: non dispone dello specchio presente nelle reflex, ma supporta le ottiche intercambiabili. Il corpo macchina, quindi, è più piccolo e compatto, ma ti permette di sbizzarrirti ugualmente con i diversi tipi di obiettivi.

Molti pensano che se fai foto con le macchine professionali è ovvio che escono fuori delle belle foto ma non è cosi perché queste tipo ti fotocamere, in particolar modo una reflex, hanno una maggior sensibilità e bisogna regolare più parametri.

Con il cellulare basta cliccare sullo schermo ma con la reflex devi regolare alcuni parametri che il cellulare regola automaticamente come, tempo di scatto, ovvero il tempo che l’otturatore rimane aperto per permettere alla luce di raggiungere il sensore d’immagine ISO, ovvero la sensibilità del sensore alla luce la messa a fuoco, o il diaframma, ovvero un sistema di lamelle posizionate a ventaglio inverso che si aprono e chiudono, che regola la profondità di campo.

Ma per fare una bella foto non basta solo essere capaci nel regolare questi parametri ma bisogna avere una grande capacità d’osservazione; se si fotografa ambienti naturali bisogna avere una maggiore attenzione perché la natura è un soggetto immobile che non puoi spostare a piacimento, mentre se se ne fotografa uno mobile, una persona o un oggetto, è possibile spostarlo per rendere un effetto migliore senza passare troppo tempo nell’osservazione del contesto intorno a te.

È ovviamente molta creatività!!!

Procopio Sara 4A