IL CLICKBAIT, SPIEGATO

di Giulio Motalli, 3BCL

È possibile che tu sia stato clickbaitato mentre stavi tranquillamente navigando su internet, ma di sicuro non sei stato il solo.

È ormai entrata nel linguaggio di internet l’italianizzazione del termine inglese che letteralmente significa “esca per click”, data la diffusione del fenomeno.  Il clickbait nel vero senso del termine ha il solo scopo di ottenere un click su un link da parte degli utenti di Internet. 

A volte viene usato per delle truffe online, per far incappare i più ingenui in trappole dove è necessario un pagamento o la condivisioni di codici o password personali. Chi viene così ingannato, però, non ha accesso al contenuto che credeva e si ritrova truffato.

Altro e diffusissimo problema legato al clickbait è quello che contribuisce a diffondere le fake news. Ogni volta che ha luogo un grande evento in ambito sportivo, politico, o uno scandalo su una celebrità, allora ecco che si trovano post dai titoli esorbitanti e spesso frutto della fantasia, così da rendere i social grovigli indistinti di fake news e commenti di vario genere. Proprio questo è accaduto dopo l’annuncio della Superleague riguardo la quale, fino a quando è durata, ogni appassionato di calcio ha voluto condividere la sua opinione, spacciandola per verità assoluta. In questo caso il clickbait non è stato prodotto in malafede, semmai inconsapevolmente, con la speranza che un titolo più accattivante procuri più visualizzazioni.

Inoltre, ormai, saper creare originali thumbnail – cioè l’anteprima di un video su YouTube, riassunta in un’immagine e un titolo – è considerato un must per gli youtuber che vogliono affermarsi sulla piattaforma. In questo caso il rischio con il fattore clickbait è solo quello di deludere le aspettative dello spettatore, ma d’altronde è proprio la thumbnail che spinge un utente a scegliere un video piuttosto che un altro.