LA DIVERSITÀ CHE CI FA BENE

Vi siete mai chiesti come mai in alcuni paesi, per esempio là dove ci sono i predicatori della religione islamica, c’è un determinato periodo dell’anno dalla durata di un mese, il ramadan, in cui si deve digiunare? Beh io sì e oggi parleremo proprio di questo.

Durante una conversazione con una giovane ragazza mussulmana che ha genitori entrambi musulmani è emerso che il ramadan è una pratica in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto e un metodo di purificazione dai peccati commessi, per le donne peccati come indossare pantaloni corti, strappati, andare al mare senza un particolare costume che copre tutto il corpo, il burkini, baciare un ragazzo prima di averlo sposato, ma anche dire parolacce, bestemmiare e fare pensieri “impuri” (brutti pensieri). Il ramadan, nel calendario islamico, è dunque il nono mese dell’anno di 29 o 30 giorni, in base all’osservazione della luna crescente. Ci sono alcune tipologie di persone che sono escluse da questa pratica e sono le donne in gravidanza, in allattamento, durante le mestruazioni (che possono recuperare i giorni persi di ramadan in altri periodi dell’anno), coloro che sono in età avanzata, i diabetici e i malati terminali. Il digiuno divenne obbligatorio nel secondo anno dopo la migrazione dei musulmani. Alla fine del mese c’è una piccola celebrazione, la “festa dell’interruzione del digiuno” o “festa piccola”.

Il ramadan non cade sempre nello stesso momento dell’anno questo perché, essendo il calendario islamico più breve di 11 giorni rispetto all’anno solare, man mano retrocede fino a cadere in una stagione diversa. Durante il digiuno i musulmani devono astenersi dal mangiare, dal praticare attività sessuali, dal commettere peccati di qualsiasi tipo e dal compiere azioni violente, se non per legittima difesa, caso in cui sarebbero giustificate. 

C’è da dire che l’islamismo è molto differente dal cattolicesimo sotto tutti gli aspetti; la pratica che per noi si avvicina di più al ramadan è la quaresima, ovvero un periodo della durata di 40 giorni prima della Pasqua in cui non si può mangiare carne e si può fare solo un unico pasto durante la giornata, non potendo mangiare al mattino e alla sera, si deve pregare e compiere gesti di carità verso gli altri. Lo scopo della quaresima però non la purificazione dai peccati ma l’invito alla conversione a Dio e la devono seguire tutti coloro che hanno compiuto almeno 14 anni, salvo persone in particolari condizioni di salute. Un altro aspetto che differenzia le due diverse religioni è il concetto di peccato, nel senso che molte azioni considerate dai musulmani peccato per noi non lo sono, come indossare pantaloni corti, strappati, costumi… 

I musulmani, in generale, prendono più seriamente il ramadan rispetto a quanto i cattolici prendano seriamente la quaresima, parlo da un punto di vista di statistica personale, infatti conosco più musulmani che praticano il ramadan rispetto al numero di cattolici che praticano la quaresima. 

Conoscere le diverse dottrine serve sia per ampliare la propria cultura personale sia per aprire la mente. Oggi, purtroppo, ci sono ancora molte persone che non accettano le diversità, proprio per questo bisogna iniziare ad inculcare nelle menti, soprattutto dei bambini, la concezione di modi diversi di vivere, così che crescano assumendo la consapevolezza che ciò è un bene perché il mondo è bello proprio perché è vario! Immaginate che brutto se tutti fossimo uguali, saremmo un ammasso di corpi identici che si comportano tutte nello stesso modo, saremmo come dei computer programmati per eseguire le stesse azioni, non ci sarebbe nemmeno la curiosità di conoscere e scoprire perché sapremmo già che nessuno è diverso da ciò che siano noi!

 

Di Giulia De Biasi