Quando lo spazio si tinse per la prima volta di rosa

Quando lo spazio si tinse per la prima volta di rosa

Storia di Valentina Tereškova: prima donna nello spazio

Il 16 giugno del 1963, a bordo della capsula Vostok 6, “l’Eroina” dell’Unione Sovietica, Valentina Tereškova fu lanciata in orbita terrestre, diventando, a soli 26 anni, la prima donna in assoluto nello spazio. La sua impresa ebbe un enorme impatto propagandistico, sociale e ideologico, oltre ad essere un grande esempio di emancipazione femminile. 

E fu così che un giorno l’immenso cosmo accolse un invisibile puntino rosa: era una donna la prima in assoluto, Valentina Tereškova. La connazionale del grandissimo Yuri Gagarin, il primo essere umano nello spazio. La Tereškova fece un’impresa così favolosa che contribuì a rivalutare vigorosamente il ruolo delle donne nella scienza. Nata in un villaggio russo, nei pressi di Yaroslavl, da famiglia bielorussa non benestante, all’epoca Valentina  Terešcova ebbe un’infanzia molto difficile dovuta alla scomparsa del padre, carrista deceduto durante la seconda guerra mondiale. Testarda e indomabile, da giovane lavorò in una fabbrica che produceva pneumatici e successivamente in una fabbrica di fili da cucito in qualità di sarta.

Questa vita un po’ triste venne stravolta da una sua grandissima passione, quella per il paracadutismo, che le aprì poi la strada al volo spaziale. La Terešcova compì il suo primo lancio con il paracadute, ad insaputa della madre, all’età di 22 anni, e nei tre anni successivi acquisì una grande esperienza in questo campo ottenendo infine il brevetto di paracadutista. Nel febbraio del 1962, decise di presentarsi, insieme ad altre quattrocento donne, alle selezioni per diventare una cosmonauta, forte della sua determinazione e delle competenze e abilità con il paracadute. Infatti, dopo l’eroica impresa di Yuri Gagarin, del quale Valentina era una grande ammiratrice, il governo sovietico autorizzò la selezione di tirocinanti cosmonaute con l’intento di conquistare anche il primato della prima donna nello spazio. Vennero selezionate, tra tutte le partecipanti, cinque donne: Tatyana Kuznetsova, Irina Solovyova, Zhanna Yorkina, Valentina Ponomaryona e Valentina Tereškova. Il gruppo dovette sottoporsi per diversi mesi ad un duro programma di addestramento che prevedeva test di isolamento, sezioni in centrifuga per adattare il corpo alle forti accelerazioni e alle sollecitazioni di un volo spaziale, oltre un centinaio di lanci con il paracadute, voli parabolici per ricreare le condizioni di assenza di peso e, infine, molta teoria sul volo spaziale. Un requisito molto importante che aiutò Valentina al superamento delle selezioni fu proprio l’esperienza di paracadutismo (elemento in cui lei era molto brava). Nel novembre del 1962 Valentina e altre tre candidate superarono gli esami finali e vennero nominate luogotenenti dell’aeronautica sovietica. Dopo aver assistito al lancio della Vostok 5 due giorni prima, il grande momento per lei arrivò Il 16 giugno 1963 alle 12:29 di Mosca, quando il vettore Soyuz decollò dal cosmodromo di Bajkonur, nell’attuale Kazakistan, portando in orbita Valentina all’interno della capsula Vostok 6. Nessun problema al lancio e così, in poche ore, Vostok 6 si mise in contatto radio con Bykovsky, a bordo di Vostok 5: era la seconda volta che due veicoli spaziali con equipaggio si trovavano contemporaneamente nello spazio. Con codice di chiamata “Chaika” (gabbiano), Valentina divenne la prima donna nello spazio a soli 26 anni, infrangendo il record di Gagarin, che nello spazio andò a 27 anni. Una volta in orbita, eseguì diversi esperimenti ed attività, tra le quali alcuni scatti fotografici, l’aggiornamento del giornale di bordo e parecchi test per raccogliere dati sulle reazioni del proprio corpo al volo spaziale. Parlò inoltre via radio con Nikita Kruschev, segretario generale del partito comunista sovietico. La sua straordinaria impresa durò poco meno di tre giorni e, compiendo ben 49 orbite attorno al nostro pianeta, trascorse in una sola volta (e unica) più tempo in volo di tutti gli astronauti americani del programma “Mercury” messi insieme, diventando anche il primo civile a volare nello spazio. Rientrò il 19 giugno 1963 toccando il suolo terrestre appesa ad un paracadute, dopo essersi espulsa autonomamente dalla capsula. Ma quello che venne celebrato dai media del tempo come un altro grande successo della tecnologia sovietica, segno di indiscussa supremazia nei confronti dei rivali americani, rischiò invece di passare alla storia come una terribile tragedia. Per oltre trent’anni venne mantenuto il silenzio su alcuni gravi problemi relativi al volo di Valentina. Pochi minuti dopo l’ingresso in orbita, la Tereškova si accorse che la capsula era in una posizione anomala rispetto a quella prevista e rischiava di perdersi nello spazio. Venne svelato che la manovra di riallineamento venne eseguita dai tecnici a terra, poiché Valentina era in una condizione di forte stress psicologico che le avrebbero impedito di eseguire il compito correttamente. Nel giorno seguente inoltre Valentina ebbe anche molti problemi fisici come: vomito, e un forte dolore alla gamba destra che si aggiunse a quello provocato dal casco, che premeva su una spalla. È proprio in queste condizioni che la Tereškova dovette affrontare la delicatissima fase di rientro che si rivelò anch’essa drammatica. Una volta espulsa fuori dalla capsula, Valentina capì che sarebbe potuta atterrare in un lago; fortunatamente il vento le venne in aiuto, sospingendola sopra la terraferma. Toccato violentemente il suolo, si procura una ferita al viso a causa dell’urto con un frammento metallico e un grosso e vistoso livido al naso. Finì in ospedale, ma appena si riprese venne nuovamente condotta nella zona del suo rientro per rigirare le scene dell’atterraggio, sfoggiando un sorriso smagliante: per l’onore del governo sovietico, l’impresa della prima donna nello spazio doveva essere necessariamente trionfale. Oltre a grandiosi parate, svariati premi e onorificenze, il governo decise di dare a un cratere lunare situato sul lato nascosto del nostro satellite, il nome di colei che segnò un passo gigantesco per l’umanità cioè VALENTINA TEREŠKOVA.

 

Giandomenico Crupi