Quintiliano, una didattica “moderna”

Di Alessandro Cendron

La classicità, per quanto alcuni detrattori la possano bollare come “inutile”, “passata” oppure “morta”, rappresenta molto spesso una cartina da tornasole per provare a capire e a interpretare il mondo contemporaneo. In quest’operazione, la figura di Quintiliano (35 circa – 96) costituisce un unicum imperdibile e un classico da leggere assolutamente. Nel suo capolavoro, l’Institutio oratoria, si propone di offrire una sorta di manuale per la formazione del buon oratore anche se in molti paragrafi la validità della sua opera è universale. Già nel I secolo, infatti, Quintiliano intuisce alcuni punti nevralgici della didattica
moderna: dall’importanza del gioco alla necessità delle pause dallo studio passando per l’inutilità delle punizioni corporali.
Partendo dalla prima, in uno dei passi più interessanti di tutta l’opera, Quintiliano, anticipando di non pochi secoli la Montessori, sottolinea come nell’attività ludica non solo il bambino stimoli maggiormente la propria intelligenza, ma anche il maestro, osservandolo, possa conoscere meglio quali siano le sue inclinazioni naturali. Nel gioco la curiositas dei discipuli è maggiormente stimolata, determinando così anche un piacere maggiore nell’apprendimento.

Connesso a ciò, un altro nodo fondamentale nel pensiero quintilianeo è la necessità, per gli studenti, di frapporre delle pause alle ore di studio. In questo modo, come è noto, la mente sarà più “fresca” nel momento in cui si riprenda a studiare. Lo studio troppo prolungato non solo perde fruttuosità, ma rischia di risultare pesante e coercitivo. Tuttavia, nella concessione delle pause, il maestro deve appoggiarsi al criterio del “giusto mezzo”, in modo tale da non indurre negli studenti né pigrizia, se le interruzioni sono troppo lunghe, né odio per lo studio, se esse sono troppo brevi. Dulcis in fundo, un altro principio che ha anticipato notevolmente i tempi è l’inutilità delle punizioni corporali inflitte ai discenti. Non solo Quintiliano afferma che non avrebbe mai voluto ferire i propri studenti, ma mette in risalto anche la futilità di un’azione simile, che, anzi, si potrebbe rivelare dannosa. Infatti, agli allievi va portato il massimo rispetto e punizioni simili inferte in tenera età potrebbero renderli insofferenti allo studio e provocare seri traumi psicologici. Inoltre, abituando il bambino con maniere forti, una volta che egli sarà cresciuto, tali metodi non saranno più efficaci, tanto l’allievo si sarà assuefatto alla violenza.