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Rita Levi Montalcini, la dimostrazione che essere donne non vuol dire essere inferiori

Rita Levi Montalcini, la dimostrazione che essere donne non vuol dire essere inferiori

“La donna è stata bloccata per secoli. Quando ha accesso alla cultura è come un’affamata. E il cibo è molto più utile a chi è affamato rispetto a chi è già saturo.”

“Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza.”

“Geneticamente uomo e donna sono identici. Non lo sono dal punto di vista epigenetico, di formazione cioè, perché lo sviluppo della donna è stato volontariamente bloccato.”

“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società.”

Questo è il pensiero di Rita Levi Montalcini in merito alle donne. Nella prima frase esprime la fame che le donne hanno avuto per secoli, non potendo sfruttare la loro intelligenza, un po’ come se si fossero messi in una stanza chiusa a chiave pensieri, opinioni, considerazioni di tutte le donne, reputandoli inutili e non in grado di apportare un contributo finalizzato allo sviluppo culturale del mondo. Nella seconda citazione, la Montalcini vuole mettere in risalto il fatto che le donne che hanno apportato un aiuto alla cultura generale, lo hanno fatto mettendo in mostra non altro che le loro capacità e la loro intelligenza, dimostrando che quest’ultima non è una dote appartenente solo agli uomini.

Nella frase seguente vuole invece far capire che l’atteggiamento di ‘esclusione’ nei confronti delle donne ha contribuito a bloccarne la formazione culturale in quanto il genere femminile è sempre stato considerato incapace di operare in certi campi e ciò ha scoraggiato le donne nel proseguire la loro conoscenza in tali campi. A questo proposito è stata attuata una ricerca dalla London School of Economics per conto di Microsoft su quasi 12.000 ragazze in 12 nazioni in cui è risultato che le ragazze europee si appassionano alle materie scientifiche verso gli 11 anni ma perdono l’interesse verso queste intorno ai 15 a causa degli stereotipi sulle donne e dell’assenza di figure femminili nei campi scientifici. I campi presi in considerazione sono definiti “S.T.E.M.” ovvero Scienze, Tecnologie, Ingegnerie e Matematica.

Infine, nell’ultima frase, vuole far capire che molte donne hanno dovuto lottare contro maschilismo e pregiudizio per entrare nei laboratori, rischiando di veder attribuire le loro scoperte agli uomini e facendosi carico oltre che della famiglia anche della ricerca. Proprio in questa ultima frase la Montalcini elogia la figura femminile paragonandola alla colonna vertebrale delle società e facendo così capire che senza le donne le società non avrebbero modo di crescere e migliorare.

Ma… chi è Rita Levi Montalcini?

Rita Levi Montalcini nacque il 22 aprile 1909 a Torino. Si laureò in medicina all’Università di Torino con il Prof Giuseppe Levi e si dedicò fin da subito allo studio del sistema nervoso; fu però costretta ad abbandonare i suoi studi presso l’Università per la proclamazione delle leggi raziali nel 1938. Continuò comunque a studiare i meccanismi della differenziazione del sistema nervoso prima in Belgio e poi a Torino, in un laboratorio privato. Successivamente continuò le sue ricerche iniziate a Torino trasferendosi negli Stati Uniti dove insegnò neurobiologia. Nel 1952 si recò in Brasile dove gli esperimenti che effettuò portarono all’identificazione del fattore di crescita delle cellule nervose. Nel 1953, insieme al biochimico Stanley Cohen effettuò la prima caratterizzazione biochimica del fattore di crescita usando il sistema in vitro da lei ideato. Ciò venne premiato, nel 1986, con il premio Nobel per la Medicina. Nel 1969 iniziò a dirigere l’Istituto di Biologia Cellulare del CNR a Roma. Fu inoltre membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Dell’Accademia Pontificia, dell’Accademia delle Scienze e della Royal Society. Fu presidente della Fondazione Rita Levi-Montalcini Onlus mirata a finanziare l’istruzione delle donne africane. Nel 2001 fu nominata senatrice a vita e nel 2002 fondò l’EBRI (European Brain Research Institute) di cui rimase Presidente fino alla sua morte, nel 2012.

Ciò che penso io su di lei e sul suo pensiero in merito alle donne e alle differenze tra quest’ultime e gli uomini..?

Penso che Rita Levi Montalcini sia una delle tante dimostrazioni del fatto che l’intelligenza femminile non è affatto inferiore di quella maschile e che l’unico limite che ha sempre reso le donne inferiori è stata l’ignoranza, che non è stata di certo voluta da quest’ultime, ma dagli stereotipi fino ad allora creati su di esse. Ciò che lei pensa a riguardo è pienamente coerente con la realtà in quanto, a mio parere, non ci sono cose che possano fare gli uomini in più delle donne e, anche se ancora oggi esistono, sono frutto esclusivamente della cultura che ci è stata trasmessa dagli anni precedenti e che a mio avviso dovrebbe essere completamente rivista e immediatamente eliminata.

Alessia Maienza della 4A SIA