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Studiare all’estero? L’esperienza di un giovane valtellinese

Propongo un’intervista ad Alessandro Corvi, 20 anni di Poggiridenti, che frequenta il secondo anno della facoltà Data Science and Artificial Intelligence dell’Università di Maastricht in Olanda.

Qual è stato il tuo percorso scolastico?
Ho frequentato la scuola secondaria di primo grado Ligari, quindi il liceo Scientifico Donegani dove ho avuto ottime basi grazie ai bravi professori che mi hanno seguito.

Perché hai deciso di frequentare l’università all’estero?
Devo dire che già in terza liceo ho iniziato a valutare questa ipotesi, perché ritengo che un’esperienza all’estero sia molto formativa oltre che didatticamente valida. Già quando ero alle elementari dicevo che avrei fatto l’ingegnere e, di fatto, ho scelto questa facoltà per questo motivo.

Uno studente che desidera iniziare l’università all’estero cosa deve fare?
Innanzitutto bisogna partire con un certo anticipo perché bisogna sostenere una certificazione linguistica che va presentata all’Università prima di sostenere il test di ingresso. Nel mio caso era richiesto lo Ielts con un buon punteggio, per cui durante l’estate fra la quarta e quinta superiore ho iniziato a prepararmi e, a dicembre, quando ero in quinta liceo, ho sostenuto a Milano l’esame. Poi ho iniziato a prepararmi per i test d’ingresso che erano concentrati nei primi mesi dell’anno.

Perché hai scelto l’Olanda?
Mi sono confrontato prima con un ingegnere amico di famiglia, che per il Politecnico di Milano collabora con molte università in Europa. È stato lui ad indirizzarmi verso le università olandesi e svedesi. Devo dire che ho scartato in partenza quella di Uppsala in Svezia, perché non mi piace il freddo… Così mi sono concentrato su tre università olandesi e, per curiosità, ho sostenuto anche due test di un’università inglese ed una ad Hong Kong. Alla fine ho scelto Maastricht.

Come è stato all’inizio?
La mia famiglia mi ha accompagnato a fine agosto – in Olanda le lezioni iniziano il 1° settembre – e, per le prime due settimane, ho dovuto soggiornare in un ostello perché il posto in college si sarebbe liberato solo a fine settembre. Devo ammettere che in ostello, in una camera in sei, è stato abbastanza tosto. Poi una volta trasferito al college, dove avevo una mia stanza, è andata decisamente meglio. Quanto all’Università, invece, sono rimasta entusiasta fin dall’inizio. È tutto super organizzato, super efficiente. Maastricht si trova nella coda terminale dell’Olanda, al confine con Germania e Belgio, per cui si respira una cultura europea a 360 gradi. Gli studenti stranieri della mia Università sono la maggioranza e la lingua di studio è l’inglese.

Ritieni che sia un percorso difficile?
Beh, facile non di certo. Considera che abbiamo iniziato al primo anno in 250 e oggi, al secondo anno, siamo solo 80. Le regole sono molto ferree. Se non si supera un certo numero di esami a sessione, sei fuori. Dunque non è una passeggiata, né una vacanza. Bisogna studiare. E tanto. Al liceo, i miei prof lo sanno, non sono mai stato un grande studioso, ma lo sono diventato all’Università. Qui funziona in modo diverso rispetto all’Italia: abbiamo obbligatoriamente tre esami da sostenere per ogni sessione. In tutto sono 15 esami all’anno e tre progetti di laboratorio.

Ci sono state difficoltà per la pandemia?
Certamente, anche qui la situazione è difficile. Per fortuna, però, possiamo sostenere gli esami in presenza ed è aperta la library dove possiamo studiare. Le lezioni sono ancora a distanza. Oggi vivo in un appartamento per conto mio e, dunque, posso gestirmi tempi e spazi.

È stato facile creare amicizie?
Sì, assolutamente. Dopo una fase di assestamento che è naturale, ho conosciuto molti studenti provenienti da ogni dove. Robert è americano. Con lui mi trovo molto bene. Frequenta il mio stesso corso.

Oltre allo studio, cosa fai?
Lo studio occupa gran parte della giornata a dire il vero fra le lezioni, lo studio e le ore di laboratorio e progetto. Trovo un po’ di spazio per andare a correre e in palestra e per vedere gli amici. Normalmente organizziamo delle cene con piatti delle diverse tradizioni. Chiaramente la cucina mediterranea è quella che va per la maggiore…

Per quanto resterai in Olanda?
Il prossimo anno – il terzo – concluderò la Bachelor, poi potrei scegliere il Master. Sono ancora indeciso se fermarmi in Olanda oppure spostarmi in un altro Stato a seconda della facoltà che risponda meglio ai miei obiettivi. Ad esempio sto valutando lo Swiss Federal Institute of Technology di Zurich.

In definitiva consiglieresti di frequentare l’università all’estero ad un valtellinese?
Assolutamente sì. A parte il fatto che viaggiare apre la mente, come mi ha sempre insegnato mia mamma, il confronto con altre culture è fondamentale per la formazione di una persona. E, su tutto, le università olandesi, che stanno ora prendendo il “posto” di quelle inglesi per validità e accessibilità, sono una garanzia anche in vista dell’inserimento del mondo del lavoro.

Alice Corvi 3AL