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Tornano in vinile i My Bloody Valentine, un nostalgico ricordo dello Shoegaze

Dialogo immaginario:
A: Ehi, senti questa canzone, si chiama When You Sleep, è di una band Irlandese, i My Bloody Valentine
B: Non riesco neanche a capire che strumenti stiano usando
A: Beh, nel ritornello c’è un lead di chitarra per esempio
B: Non riesco a sentire chitarre in mezzo a tutto il…rumore
A: il “rumore” sarebbe la chitarra…

Da tanti anni i vinili dei My Bloody Valentine erano praticamente introvabili. Oppure dovevi pagarli a peso d’oro su qualche sito di collezionisti. Adesso hanno deciso di ristamparli con una nuova etichetta discografica e, anche se chi ha un originale continuerà a guardare gli altri con aria di superiorità, in tanti potranno averne una copia. Bisogna solo aspettare un po’: per ora si possono prenotare sul sito della Domino e verranno spediti dal 20 maggio in poi.
Il ritorno dei vinili è stato annunciato il 31 marzo, accompagnato da una molto attesa aggiunta in streaming della discografia.
Ma chi sono i My Bloody Valentine? Il gruppo più importante degli shoegazers. E chi sono gli shoegazers? I gruppi indie-rock principalmente britannici della fine anni Ottanta-inizio anni Novanta (tra cui anche Slowdive, Ride, i primi The Verve, Lush, Swervedriver e molti altri) , chiamati così perché sul palco si guardavano le scarpe. C’è chi dice perché erano timidi e chi dice perché guardavano gli effetti a pedale per chitarra e basso (wah wah, flanger, eco…) che erano parte fondamentale del loro suono. Come ha detto Mark Gardener, il chitarrista dei Ride: “Non volevamo utilizzare il palcoscenico come una piattaforma per il nostro ego, come facevano le big band di allora, come gli U2 o i Simple Minds. Ci siamo presentati come persone normali, volevamo che i nostri fan pensassero che fosse possibile anche per loro fare quello che avevamo fatto noi”.
Lo shoegaze fu acclamato dalla critica inglese, ma non arrivò mai al pubblico statunitense e rimase sempre principalmente underground per via della mancanza di grandi personalità e “rockstar”, venendo eclissato dall’avvento dei giganti del Britpop, come Blur e Oasis, verso la metà degli anni 90. Alcuni si sono sciolti in quegli anni (Ride, Slowdive), altri invece si sono convertiti al Britpop e hanno trovato successo, come i Lush ma soprattutto i The Verve, che possono vantarsi della composizione della iconica “Bittersweet Symphony”.
Dove erano i My Bloody Valentine allora?
Prima di rispondere bisogna introdurre la nascita di questo splendido genere.
Lo Shoegaze nasce da varie influenze: Cocteau Twins, The Jesus and Mary Chain, Dinosaur JR. Sono le band a cui si ispiravano gli Shoegazers, fondendo Dream Pop, Alternative Rock, Noise pop e Psychedelia, il che rende il termine Shoegaze molto variabile.
Le tre band considerate essenziali per il genere sono Slowdive, Ride e ovviamente My Bloody Valentine: Mentre gli Slowdive rappresentano il lato più malinconico e melodico, spesso sacrificando il rumore in favore di atmosfere languidamente angeliche e oniriche ballate che circondano l’ascoltatore, i Ride rappresentano la parte più energica e direttamente influenzata dall’alternative, facendo leva su lunghi ed ipnotici riff conditi da un fortissimo rimando psichedelico e un grande uso di pedali e distorsione. 
I My Bloody Valentine uniscono le qualità di entrambi, creando quello che mi piace descrivere come “Pacifiche onde di caos sonoro”. 
Il secondo album della band, Loveless, uscito nel 1991, è unanimemente considerato il miglior album del genere e uno dei migliori album rock di sempre dalla critica e non è difficile capire il perché ascoltando anche solo la ruggente Only Shallow, prima traccia dell’album. L’uso della chitarra è rivoluzionato completamente, il frontman Kevin Shields, tramite pedali e distorsori, trasforma lo strumento in un’arma irriconoscibile, è sorprendente quanto spesso può capitare di chiedersi durante l’ascolto “da dove viene questa melodia celestiale?” E quante volte la risposta sia la buona vecchia chitarra a 6 corde.
Questo è uno dei motivi per cui mi sono appassionato alla musica dei gruppi shoegazers e soprattutto dei My Bloody Valentine, la musica è l’unico vero interesse e trascende l’immagine. E per questo non vedo l’ora di mettere mani sui loro dischi in vinile, perché ormai si può ascoltare (quasi) tutto su Spotify o su altre piattaforme, ma la musica non si ascolta solo con le orecchie, si tocca anche con le mani. Potete chiedere la stessa cosa a un lettore appassionato: l’e-book costa meno, non si rovina e lo puoi portare in tasca anche se devi leggere un libro di centinaia e centinaia di pagine. Ma avere il libro di carta in mano è un’altra cosa. 

Francesco Valdiserri 4C