Sud = Mafia? Noi ragazzi tra coraggio e consapevolezza

Quando hai 18 anni ti trovi spesso nella posizione di credere che il tuo pensiero non valga, non abbia  un peso in quella che è la bilancia della società.  

Hai idee, opinioni, dubbi e perplessità, ma non le esterni, perché in fondo, “che senso ha” “che cosa  cambierebbe”? 

Hai 18 anni e vivi in un posto che ami, ma che a volte sembra non ricambiare, sembra dirti che non  puoi sognare cosi tanto come vorresti.  

Hai 18 anni ed hai tutto il diritto di pensarla cosi, ma hai 18 anni ed hai il dovere di sapere che questo  può e deve cambiare, perchè tutto si può cambiare.  

Quando hai 18 anni la tua voce di singolo può finire per essere messa in secondo piano, ma una delle  risorse fondamentali di questa età è l’altro, è la rete, la connessione, che forse non serve a quello che  tutti crediamo serva, ma può andare bene anche per dire qualcosa di più.  

Ho chiesto a quasi 400 ragazzi come me tra i 14 ed i 30 anni la loro opinione su una delle questioni  più critiche della nostra terra, il binomio di discriminazione Sud=Mafia, e tutto ciò che questa dura  equazione comporta.  

Un collegamento di questo genere non può e non deve essere fatta a cuor leggero, sembra banale  anche doverlo sottolineare nel 2021, eppure al 58% dei ragazzi che ho intervistato è stato posto  almeno una volta nella vita.  

Non solo almeno una volta nella vita tutti loro sono stati associati a fenomeni che sono propri del loro  territorio ma che non li definiscono come persone, ma molti di loro (circa il 34%) è stato spesso  criticati e derisi per la propria appartenenza, una appartenenza che probabilmente (spero) li rende fieri.  

Ho scelto la via dei numeri perchè credo che questi non mentano mai, devono essere interpretati  certo, ma non possono essere ignorati.  Sono stata costretta a farlo perchè c’è chi sottovaluta questi fenomeni, chi li definisce obsoleti, chi li  accantona in un angolo della memoria perché tanto in prima persona non li riguardano, eppure  neanche uno, nemmeno uno (0%) dei quattrocento ragazzi a cui ho chiesto ha dichiarato di essere  convinto che la discriminazione del sud sia superata.  

Alcuni di loro credono che sia possibile superarla, hanno fiducia, ma credono che questo non sia  possibile in breve tempo, perchè? 

Sono dell’idea che sia piuttosto inutile cercare le colpe di un fenomeno secolare, anche perché fare il  gioco del “chi ha fatto cosa” e cercare le colpe è sempre superfluo, soprattutto quando è arrivato il  momento di trovare le soluzioni.  

Probabilmente non potrò trovarle io, ma cercare di capire cosa sappiamo è un modo per cominciare. 

Ho chiesto ai ragazzi se secondo loro queste discriminazioni siano stereotipi o se credono che  qualche differenza a livello fattuale vi sia, perché chi meglio di noi può dirlo? 

La maggior parte (in totale il 75%) mi ha risposto che crede che le differenze ci siano. Mi trovo d’accordo con loro, difficilmente si può mettere in dubbio. 

Di questa maggioranza c’è chi (58,9%) pensa che queste sono state messe in cattiva luce da  stereotipi radicati nella nostra cultura.  

Perché in fondo uno dei tanti problemi che l’Italia ha (e che forse non supererà) è la concezione della  parola differenza, e questo nostro caso è solo uno dei tanti.  

Poi c’è anche un altra considerazione che vorrei fare: che ci piaccia o no, conta anche apparire. Quello che il mondo vede di te nel 2021 si traduce in quello che pensa di te.  

E i social in questo ci hanno tirato diversi colpi bassi, lo penso io e lo pensa il 66,% dei ragazzi che mi  hanno risposto, perché la velocità di diffusione delle notizie ha alimentato la creazione e  l’amplificazione di altri stereotipi: stereotipi nuovi, digitali, al passo con i tempi.

Per concludere, ho posto una domanda molto semplice, ed allo stesso tempo molto complessa: cosa  è, per te, la mafia?  

Fare una domanda del genere e proporre una risposta multipla è un azzardo, è riduttivo forse, o forse  è ancora più significativo. Quello che per me è stato significativo è che il 36,6% dei ragazzi ha  dichiarato di non saperla descrivere, di non sapere cosa dire.  

Perché effettivamente cosa è forse non lo sa nessuno, che sia un insieme di piccole cose lo pensano  in molti (43,5%), ma c’è anche chi pensa che sia un unico grande fenomeno (20%).  La mafia è la piovra della nostra società, una piovra con tentacoli lunghissimi che abbracciano ogni  realtà, tentacoli pilotati da menti che sanno dove e quando arrivare, cosa fare e come colpire.  Tentacoli che si muovono perché vengono loro lasciati degli spazi liberi dove passare, che penetrano  perchè qualcuno glielo lascia fare o forse perché non conosciamo più un modo di agire diverso da  questo.  

Nonostante questa sia ovunque la maggior parte dei nostri ragazzi (70%) ha dichiarato di non averne  mai visto prova concreta con i suoi occhi, a questo punto bisognerebbe capire se questa piovra  agisce cosi bene da rimanere nel buio o se ormai siamo noi che non sappiamo dove cercare?  O ancora peggio se abbiamo normalizzato così tanto questi comportamenti da arrivare a non  accorgercene più?  

Non saremo, probabilmente, noi qui ed ora a trovare la soluzione, però non ci resta  che fare un passo di coraggio e andare avanti, per difenderci e per difendere la nostra terra, che  quando hai 18 anni non ti tarperà le ali se le permetti di volare insieme a te.  

Giulia Petralia 5G, Liceo Scientifico Galileo Galilei Palermo.