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Recensione dell’album ‘Nonagon Infinity’, un’infinità di capolavori

Non mi vergogno affatto nel dire che questo è stato il mio album più ascoltato nel 2020, assieme a We Are Not Your Kind degli Slipknot e High Visceral, Part 1 degli Psychedelic Porn Crumpets (altre perle musicali che consiglio assolutamente).

Nonagon Infinity è l’ottavo (purtroppo non nono) album del gruppo rock psichedelico australiano King Gizzard & the Lizard Wizard, rilasciato ad Aprile del 2016. Sono venuto a conoscenza di questi matti grazie ai miei compagni di classe del terzo anno di liceo. Fin dal primo momento in cui ascoltai le loro melodie bizzarre ed i testi criptici ne rimasi affascinato, e sono diventati tra le mie band preferite di tutti i tempi. Il mio rapporto con loro non è esattamente iniziato da quest’album, ma se è quello che ho ascoltato di più ci sarà un motivo.

I King Gizzard & the Lizard Wizard (abbreviati come KGLW), sono reduci da ben due concept album, tutti e due usciti nel 2015. Uno è Quarters!, un album composto da 4 tracce da 10 minuti e 10 secondi l’una, così da poter essere appunto suddiviso in quarti. L’altro è Paper Mache Dream Balloon, caratterizzato dall’esclusivo utilizzo di strumenti acustici e non amplificati. Nonagon Infinity è nato da una fantasia del gruppo in se, ovvero di poter suonare il proprio repertorio di brani senza mai fermarsi e senza pause fra un brano e l’altro. Difatti, la particolarità di questa perla della musica psichedelica è che effettivamente l’album, se si mette in loop, si ripete senza interruzioni di alcun tipo, dato che tra una traccia e l’altra non ci sono pause ma solo transizioni lisce come l’olio. E come potrebbe mai chiamarsi infinità dell’ennagono senza avere 9 tracce? Infatti, è proprio così. Inoltre, i brani sono connessi anche da temi ricorrenti e da leitmotif (melodie che si ripetono durante un opera, spesso associate a qualcosa in particolare, usate di solito dal compositore Richard Wagner).

NONAGON INFINITY OPENS THE DOOR

Fin dalla copertina possiamo già ambientarci al loro mood. Una landa desolata illuminata da un cielo rosso e da nubi scure. La montagna al centro richiama quella presente sulla copertina di I’m in Your Mind Fuzz, il loro quinto album in studio uscito due anni prima nel 2014, tuttavia senza il portentoso castello in cima. Il simbolo dell’infinità dell’ennagono copre la maggior parte dello spazio sulla copertina; un fattuale richiamo a simbolismi occulti. Simbolismi che troveremo anche nei testi dei brani.

L’album inizia con la traccia Robot Stop, diventata una fan-favorite per molti e forse la canzone più popolare dei KGLW. Un energico brano ricco di sonorità pesanti simil punk, assoli di ogni tipo e con un testo abbastanza criptico che possibilmente descrive l’opponersi alla trasformazione in un robot (tema ricorrente anche nei loro album futuri, soprattutto Murder of the Universe). A circa metà canzone si può ascoltare un assolo che al primo ascolto potrebbe essere suonato con una chitarra scordata, ma che in realtà fa uso dei microtoni, un tipo di accordatura che troveremo nel loro album successivo, ovvero Flying Microtonal Banana. Lo sfogo di sonorità continua con Big Fig Wasp, una traccia tecnicamente quasi uguale alla precedente, tuttavia stavolta si parla di vespe dei fichi. Perché? Non ne ho idea, ma mi piace. Ritengo che questa sia una delle tracce minori dell’album, dato che come ho detto è parecchio simile alla traccia d’apertura. Continuiamo con una delle mie tracce preferite, ovvero Gamma Knife. Anch’essa energica e forse anche più pesante delle precedenti. Uscita a Marzo come singolo, Gamma Knife ha riferimenti biblici e alla ricerca dell’immortalità, nonché degli assoli eccelsi e ritornelli che spesso mi fanno venire la pelle d’oca. Nel video musicale vengono mostrati degli anziani che ficcano dei coltelli nel suolo generando una sorta di portale. Tra l’altro, un Coltello gamma è una tecnica che viene usata in medicina per curare piccoli tumori al cervello. Qui parte il secondo singolo e quarta traccia dell’album, People-Vultures, un’infausta traccia dal ricorrente sound pesante che ci narra di degli ibridi tra uomo e avvoltoio. Si possono estrapolare molteplici significati dalla traccia, ma quello che riterrei principale è della condanna agli opportunisti nel Giudizio Finale. Nel video musicale si possono notare svariate creature bizzarre: i membri dei KGLW sono amalgamati in un enorme avvoltoio e degli umanoidi tentano di combatterlo, ma non riescono nel loro intento e vengono sconfitti; l’estetica e le coreografie sono ispirate chiaramente ad un episodio dei Power Rangers. Mr. Beat è la quinta ed ultima traccia del lato A di Nonagon Infinity, nonché terzo singolo. Presenta un cambio di sonorità e anche di tonalità, poiché è l’unica canzone dell’album ad essere scritta in tonalità maggiore. Rispetto alle precedenti è anche molto più calma e lenta, una giusta dose di tranquillità per poi prepararsi al lato B, che parte con la traccia più lunga dell’album, ovvero Evil Death Roll. La traccia in questione riprende la sonorità pesante costruita con le prime quattro tracce, che tuttavia, secondo me non rende quanto esse. Con la durata di più di 7 minuti, il brano ha parecchie volte dei tempi vuoti che potrebbero infastidire, ma ha anche degli ottimi assoli. Il brano Invisible Face ci introduce alla imminente conclusione dell’album, una traccia anch’essa un po’ diversa, dato che presenta una sezione di improvvisazione fusion. E qui parte la mia traccia preferita dell’album, Wah Wah, una traccia anch’essa pesante e con un ampio uso del pedale, appunto, del wah-wah. La traccia più corta dell’album ma forse tra le più intense, il testo ha anch’esso dei riferimenti biblici e all’occultismo, come un pipistrello con 16 occhi o orde di demoni armati di forconi. Nei bridge possiamo ascoltare un minaccioso flauto mediorientale suonare delle note acute e inquietanti. Il brano si conclude con la transizione per la traccia finale dell’album, Road Train. La più veloce e pesante dell’album, quasi fino ad essere heavy metal, descritta dai membri della band anche come una delle più difficili da riprodurre dal vivo. Il testo descrive un treno che corre alla massima velocità pilotato dai servitori del demonio, capace di incendiare le strade su cui passa e di andare all’infinito. La mia seconda traccia preferita, per la natura pesante e demoniaca del brano, perfetta per un fan dei Black Sabbath come me. Nell’ultimo minuto della canzone, un echeggiante voce ci ricorda che quest’album è infinito pronunciando il nome di esso, per poi riprendere il ritmo di Robot Stop permettendoci così di metterlo in loop e, come il treno del Satanasso, farlo andare all’infinito.

Forse alcune tracce sono meno memorabili di altre, ma senza alcun dubbio hanno tutte un je ne sais quois di unico. Ho apprezzato ogni parte dell’album, dai temi occulti alle melodie e ritmi, e come ho detto prima.. ci sarà un perché dei miei 400+ ascolti durante il 2020, no? E ricordate: l’infinità dell’ennagono apre la porta.

Manu Venuti Mazzi, IVF