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Silvia Romano, storia di una volontaria sequestrata in Kenya

E’ la Milano del 2018 e Silvia Romano, giovane donna di 26 anni decide di partire per il Kenya come volontaria per l’associazione “ Africa Milele Onlus”, associazione che mira nel sostenere l’infanzia in diversi paesi africani.

In Kenya, il 20 novembre dello stesso anno,  un gruppo armato di circa 8 criminali irrompe nel villaggio, in cui si trova Silvia. Qualcuno tenta di fermarli, un bambino resta ferito da un colpo d’arma da fuoco, Silvia è sola nel suo appartamento, situato in una zona poco centrale e privo di attività commerciali, a circa 80 km da Nairobi. Viene trovata dagli uomini armati, stordita con uno schiaffo,  trascinata fuori per poi fuggire.

Quanto accaduto a Silvia ancora oggi è nebuloso e poco chiaro. Dopo essere stata rapita da un gruppo di di rapitori locali, è stata portata nella foresta di Boni, famosa come nascondiglio di criminali e terroristi, per poi essere venduta ad Al Shabbat e portata in Somalia, dove è stata tenuta prigioniera in alcune grotte con altre persone di nazionalità ignota.

Durante la prigionia, la giovane donna è stata sottoposta a continue pressioni psicologiche, costretta persino a sposare uno dei suoi rapitori, lei sostiene: “Ero disperata perché, nonostante alcune distrazioni come studiare l’arabo, vivevo nella paura dell’incertezza del mio destino”. 

È in seguito alle indagini in collaborazione tra Italia, Kenya e Turchia, che finalmente, dopo mesi di trattative, è la stessa Silvia che conferma la sua identità e il suo stato di salute. Dopo il rilascio ha raccontato che riusciva a vedere la “luce infondo al tunnel”, grazie alla sua conversione e alla fede islamica in quel periodo, lei stessa ha raccontato: “Ma più il tempo passava e più sentivo nel cuore che solo Lui poteva aiutarmi e mi stava mostrando come la fede ha diversi gradi e la mia si è sviluppata con il tempo. Sicuramente dopo aver accettato la fede islamica guardavo al mio destino con serenità nell’ anima”.

Del tutto convertita all’islamismo, dopo la sua prigionia, una volta giunta in Italia è stata vittima di numerose polemiche e ha deciso di allontanarsi dall’eccessiva attenzione mediatica, lasciando Milano con la sua famiglia.

Oggi è felice, vive in un paesino vicino Milano e insegna lingue in una scuola per adulti, ha trovato l’amore in un suo amico d’infanzia con cui si è sposata lo scorso 5 ottobre, con rito islamico. 

Nicole Maria Crimini, 4 A-SIA, Polo tecnico scientifico “Brutium”