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Gli artisti e le dipendenze tra ispirazione e distruzione: il rapporto tra l’arte e le regole sociali

Un artista scontratosi contro la realtà prima di poterla rendere arte dovrà capire come vuole che essa venga rappresentata, non potendo ricreare una copia perfetta di quello che vede o sente dovrà soffermarsi su dettagli, tralasciare immagini o venir trasportato da pensieri. Questo processo anteriore all’azione artistica viene chiamato ispirazione. L’ispirazione e la tecnica sono ciò che differenziano un’opera ed il modo in cui una di queste si studia o si genera definisce la differenza tra ogni artista. Fino a quando l’arte fu maggiormente prodotta solo per commissione e il soggetto fu deciso dal compratore, ( Neoclassicismo) una creazione artistica non mostrava che la tecnica dell’artigiano; dal momento che l’artista si ritrovò da solo davanti la tela potè solo creare quello che desiderava. A questo punto partendo in senso cronologico dal Romanticismo notiamo la nascita di artisti che danno alla luce opere dettate dai canoni della loro vita, o meglio, che vivono per poter dipingere ciò che la propria vita gli detta. Questa situazione non può che portare ad un circolo vizioso: vengono chiamati artisti maledetti coloro che inseguendo la loro ispirazione si isolano dalla società e questo effetto non fa che alimentare la loro produzione artistica che li porta ancora ad allontanarsi. Questo processo, da sé, non ha alcun effetto nocivo per la persona, lo ottiene se questa ispirazione è prodotta da sostanze tossiche, allucinogeni o alcool. Dopodiché, quest’ultime diventano la principale causa dell’alienazione dal mondo circostante anche perché sarà il mondo stesso ad allontanare tali individui, perché non in grado di vivere in una comunità. Si osservi lo sviluppo di quadri con allusioni oniriche o ultradimensionali come ‘’Roma vista dal Vaticano’’ e ‘’Ombra e tenebre la sera del diluvio’’, ambedue di William Turner; in esse viene mostrato lo smarrimento provato inconsciamente dagli artisti in preda alle proprie sensazioni. Palese è la differenza di ispirazione tra i due artisti, Renoir e Degas, il primo essendo nato in un ambiente umile, in quanto il padre lo porterà a Parigi a lavorare a tredici anni solo in cerca di fortuna, riuscirà a dipingere ciò che probabilmente a lui non mancava, la gioia di vivere. Il secondo invece subì una grave disgrazia economica che lo portò a dover sostenere un estenuante periodo di depressione, esacerbato da una severa cecità che lo porterà infine ad odiare la pittura stessa. Vivendo queste sofferenze Degas non può che mostrare ciò che prova o almeno ciò che vede, descritto in modo molto forte nel dipinto ‘’L’assenzio’’, dove protagonista è l’effetto di una droga in quel periodo legale, economica e largamente consumata: la malinconia e la perdita di se stessi. In generale la corrente impressionista risentirà fortemente della critica denigratoria e non riuscirà a lasciare il segno poiché non sovvenzionata economicamente dalle più importanti mostre parigine. Picasso immerso nella vita bohemien rimase ammaliato e sedotto dalle sostanze.

Van Gogh passò un’intera vita a lottare contro attacchi epilettici e disturbi psicologici e fu grazie al fratello se riuscì a curare o ad almeno lenire gli effetti di questi quando si fece controllare in un ospedale psichiatrico. Questo si riverso completamente nella sua arte, famosa per i suoi ambienti fantastici e la sua tecnica bizzarra. I dottori di quel tempo accusavano i suoi disturbi al suo essere nato nel giorno della morte del suo secondo fratello, deceduto nel parto. Probabilmente però la sua ispirazione fu anche causata dalle assunzioni di grandi quantità di assenzio, un liquore altamente tossico, che agiva sul sistema nervoso, provocando allucinazioni, attacchi epilettici e la xantopia, ovvero la ‘visione gialla’ degli oggetti, in particolare di quelli bianchi o chiari.

Nasce quindi il quesito, quanto può donare un artista della propria vita alla sua arte in virtù della propria ispirazione? Per Théodore Géricault l’arte è posta al primo posto rispetto alla sua stessa incolumità per quanto riguardò la tela della ‘Zattera’, quest’ultima causò all’autore gravi episodi di esaurimento nervoso causati da una singolare emozione, la paura di non diventare un artista importante. Il concetto del genio artistico è molto importante per la corrente romantica in quanto per un pittore, attore o scrittore il talento era l’unica cosa importante. Thomas Chatterton fu il caso di poeta diciottenne incompreso, questo causò in lui un totale rigetto dell’essenza della vita per lui futile se in essa non era celebrato il valore delle sue poesie e decise quindi di togliersi in un gesto stoico la propria vita. Manet nato nel 1832 nella capitale impressionista partì giovane per un viaggio di istruzione a Rio de Janeiro dove contrariamente al volere del padre scoprì la passione per la pittura. Non furono gli insegnamenti accademici ad alimentare i suoi studi ma i successivi viaggi in Europa: Olanda, Germania, Austria e Italia. Una tappa importante per la sua carriera artistica fu la conoscenza di Degas e del circolo del Café Guerbois. In quel periodo cresceva sia la sua fama artistica sia la sua dipendenza da assenzio, droga ancora per poco legale e altamente diffusa nella Parigi borghese. A Parigi nasce anche Paul Gauguin nel 1848, pittore la cui vita fu segnata da numerosi viaggi

cominciati nella sua infanzia quando la sua famiglia decise di seguire le radici peruviane materne per scappare dall instabile governo francese. A Lima perse la vita il padre Clovis Gauguin e dopo pochi anni furono costretti a tornare in patria a causa di problemi economici che non si risolsero a Orleans, così la sua famiglia fu alle dipendenze del cognato la quale famiglia non diede al ragazzo una felice adolescenza. Paul si trasferì a Parigi ma dopo aver fallito l’esame d’ammissione all’Accademia navale di Parigi decise di arruolarsi in una compagnia navale dove girò il mondo. Combatte tornato in patria la guerra franco-prussiana per poi appassionarsi all’arte grazie all’ex compagno della defunta madre che lo indirizzò verso un lavoro che gli diede la stabilità economica per formare una famiglia. Dopo anni crebbe in lui l’attrazione per l’arte che lo portò alla realizzazione di sue opere. Furono i suggerimenti di Camille Pissarro che formarono il suo stile pittorico e che lo avvicinarono alla comunità artistica contemporanea. Licenziato dalla sua azienda fu costretto a porre al primo posto la pittura che non lo ricompensò mai economicamente. Dopo un periodo in Danimarca e uno i Inghilterra decise di tornare a Parigi per l’ultima mostra impressionista. Riuscì a trovare ispirazione e stabilità in Bretagna per poi lasciare la Francia e porsi come obiettivo prima il golfo di Panama e poi le Antille , da lui definite paradisiache ma il clima avverso e la malaria lo riportarono in patria a Pont Aven. Fece parte di un progetto del suo collega Van Gogh il quale volle creare uno studio artistico, la ‘’Casa gialla’’, ad Arles al quale lui acconsentì anche per lo stipendio elargito dal fratello Theo. La Provenza non piacque a Gauguin e in seguito ad un non ottimo rapporto con Van Gogh, instabile e a tratti arrogante decise di tornare in Bretagna e dopo un periodo poco stimolante a Parigi viaggio per il Madagascar, Vietnam e infine Tahiti. Dietro ai suoi quadri notiamo l’effetto di un’incompletabile ricerca di una posizione geografica ed economica stabile e un’inclinazione alla ricerca di ispirazione dall’alcool.

Concludendo, possiamo parlare per alcuni artisti di un’assenza di equilibrio tra la vita artistica e quella terrena che li porta a trascurare e distruggere ciò con cui vivono e dipingono, il proprio corpo, al fine di poter ottenere e riprodurre sensazioni ed emozioni che nel proprio mondo non trovano.

Sara Basta 4F sc