IL TERRORISMO

Il termine “ terrorismo” può assumere un diverso significato nei diversi punti di vista storico, politico e sociale e  nei secoli ha assunto un valore addirittura patriottico e verso il quale ancora oggi non si riesce a discuterne in maniera univoca.                                                                    L’11 settembre, con l’attacco alle torri gemelle, il mondo conosce il terrorismo internazionale che fino ad allora era rimasto confinato all’interno di ogni singolo Stato interessato dal fenomeno del fondamentalismo islamico. Con questo atto terroristico si è voluto dimostrare che gli occidentali non sono invincibili e che Allah è sempre il più grande.                                        Il ritrovamento di un manuale del terrorismo ha fatto conoscere tutti i segreti degli  appartenenti alla cellula terroristica, cosiddetti kamikaze. Nel manuale  vengono fornite le guide comportamentali del perfetto infiltrato, la tipologia delle armi da utilizzare negli attentati e il comportamento da tenere in caso di arresto. Tale manuale fu ideato da Al-Qaeda, che  significa ”la base’’, nome scelto  nel 1988 dallo sceicco Osama Bin Laden. Inizialmente l’organizzazione era formata dai combattenti impegnati nella guerriglia contro l’Unione Sovietica in Afghanistan. Nel 1991 Al-Qaeda si è spostata in Sudan dove Bin Laden ha fondato il suo primo quartier generale, rimanendovi per 5 anni prima di stabilirsi nell’Afghanistan dei talebani fino al 2001, anno dell’attacco alle Torri Gemelle. Al-Qaeda si è poi smembrata in più nuclei, stanziatisi nelle aree afghane e pachistane. Negli anni successivi si sono formate piccole organizzazioni terroristiche: alcune fondate dai capi di Al-Qaeda altre ispirate ad essa. Tutte queste sotto-organizzazioni hanno compiuto altri attacchi terroristici a Madrid, Londra, in Egitto, Arabia Saudita e Kenya. L’obbiettivo di Al-Qaeda è quello d’istituire un califfato che comprenda l’intero Medio Oriente e parti dell’Africa e dell’Asia Centrale, dove imporre la «sharia», la legge islamica. Osama Bin Laden ha capito subito che l’America avrebbe ostacolato l’organizzazione, infatti nel 1998 proclamò la «jihad» contro «americani, crociati ed ebrei». Il 2 maggio 2011 Osama Bin Laden venne ucciso dalle forze speciali americane.                                                                                                                   Dopo la morte di Bin Laden, si verifica lo scioglimento programmato di Al-Qaeda e il reclutamento dei suoi affiliati al nascente gruppo “ ISIS” che ha l’obiettivo di creare un califfato islamico che porterà alla purificazione del mondo musulmano. La strategia è quella di portare avanti una campagna di sabotaggi continui e costanti a siti turistici e centri economici di stati musulmani, per creare una rete di “regioni della violenza” in cui le forze statali si ritirino sfiniti dagli attacchi e in cui la popolazione locale si sottomette alle forze islamiste occupanti.  I poteri occidentali , per salvaguardare le forniture di petrolio, hanno aggredito per decenni i paesi del Medio Oriente.  La nascita dell’ISIS è dovuta alla rivoluzione di popoli per anni oppressi. Con il fallimento della primavera araba, e nello specifico la soppressione del dittatore Gheddafi in Libia, che per anni è stato fiancheggiato dalle potenze occidentali nella speranza di sottomettere i fondamentalisti islamici, l’ISIS  ha saputo approfittare del caos politico del paese nordafricano per arrivare fino a Sirte e fare applicare la legge del corano per tornare alla pura tradizione islamica.                                                                    

L’ISIS fa dell’uso di internet uno strumento di facile propaganda del terrore che attira tutti quelli che sono “arrabbiati” ad unirsi a loro.  Significativo è il fatto che i 3 attentatori di Parigi (due nel massacro al giornale “Charlie Hebdo” e uno al supermercato ebraico “kosher”) nonostante fossero dei musulmani, hanno  fatto una scelta di violenza, vista la loro integrazione nella società francese.                                                                                                             Oggi sembra esistere  un legame tra criminalità, terrorismo e carcere secondo il quale  il carcere è il primo snodo centrale del rapporto crimine-terrorismo. I terroristi è lì che riescono a entrare in contatto con criminali comuni. Scambiano esperienze e poi vengono reclutati nella jihad, come persone usa e getta. La strategia mediatica dell’ISIS è molto efficace: si è fatto conoscere pubblicando sul web video particolarmente brutali che mostrano l’uccisione di ostaggi occidentali e arabi. Si reclutano soprattutto “guerrieri” all’interno della comunità europea, giocando sui sentimenti dell’emarginazione a cui l’ISIS dà loro un senso di vita. L’ISIS utilizza una varietà di risorse finanziarie, che vanno dal traffico di droga a quello di armi e persone, che fanno transitare nelle banche occidentali. La più grande preoccupazione per l’Europa è che in questa guerra ci siano i “combattenti” europei che ritornano dall’ISIS con la necessaria formazione e con la vasta predisposizione alla violenza.  Oggi uno “Shaid” può essere un nostro vicino, il conduttore di un treno, un lavoratore di un impianto chimico, magari un addetto alla sicurezza.                                                                            Attraverso la manipolazione delle persone più deboli dal punto di vista emotivo, nascono organizzazioni che mirano alla formazione di veri e propri Stati aventi come obiettivi quelli di diffondere i propri ideali. È una nuova forma di autoritarismo, per cui alla persona è sottratta la possibilità di scegliere.                                                                                                                                Oggi, l’organizzazione più attiva e capace di coinvolgere un numero sempre maggiore di persone, è rappresentata dall’Isis. Essa è l’avversario più temuto dal regime siriano di Assad. Questa organizzazione ha esteso, infatti, il suo territorio occupando vari stati, tra cui la Siria. Molti miliziani, che ogni anno si arruolano nell’Isis, hanno come obiettivo l’unificazione di un Califfato Islamico, governato sulla base di un’interpretazione molto rigida della sharia. Esistono delle intelligence che stanno studiando nei minimi particolari l’Isis e hanno scoperto varie cose, tra cui il numero dei miliziani dell’Isis che è stimato orientativamente tra le 15.000 e le 30.000 unità.                                                                                                                           L’Isis continua a compiere numerosi attentati terroristici, l’ultimo compiuto è l’attacco al Museo del Bardo a Tunisi. Questo attentato (che ha causato la morte di 21 persone, tra cui 4 italiani) è stato organizzato dalla Okba Bin Nafaa, una organizzazione terroristica tunisina che da qualche mese ha dichiarato fedeltà allo stato islamico. Il leader dell’attacco è un tunisino residente in Belgio ed è stato arrestato dalle autorità tunisine. Grazie a lui si è scoperto che l’organizzazione era divisa in quattro gruppi distinti: il primo con il ruolo di individuare gli obiettivi e reperire informazioni utili, il secondo incaricato della logistica, della fornitura di armi e esplosivi, il terzo dedito all’azione vera e propria, il quarto, infine, incaricato di filmare l’attentato e poi metterlo in rete per la rivendicazione dell’azione terroristica.                                                                                                              I recenti fatti di cronaca comportano alcune considerazioni sul mutamento che sta attraversando parte del sistema internazionale dal punto di vista geografico-politico. A diversa scala stiamo assistendo ad un continuo ridisegno della mappa politica dovuto alla radicalizzazione e all’azione dei movimenti terroristici in differenti parti del mondo. Dal punto di vista geografico-politico gli attentati di matrice islamica evidenziano una progressiva ridefinizione territoriale.                                       

L’Isis sta conquistando territori, modificando la geografia politica di riferimento e con modelli politici totalmente diversi da quelli Occidentali. Si parla infatti di guerra “asimmetrica”, proprio perché il terrorismo crea terrore e instabilità, al di là del bersaglio, che può essere più o meno mirato, mentre la guerra è la contrapposizione tra due volontà che tentano di affermare la propria sovranità su di un territorio.                                                               Il terrorismo internazionale rappresenta il simbolo di questo fenomeno, esso è in grado di colpire ovunque e in qualsiasi momento, servendosi di qualsiasi mezzo possa essere utile, e per le nazioni risulta difficile contrastarlo per via della sua natura transnazionale e della sua struttura reticolare. Un esempio rilevante di come il terrorismo agisce senza crearsi scrupoli, è la figura di una ragazzina la quale nel tentativo di contrastare l’ideologia talebana, ne ha subito le conseguenze. Malala Yousafzai ha usato la sua istruzione per ribellarsi all’ imposizione di leggi folli contro le donne, e in particolare a favore del diritto di studio per le ragazze. . I Talebani,  cercarono di tacere le polemiche fatte dalla ragazza con delle minacce fatte a lei e anche a suo padre, dei talebani l’hanno spiata, seguita e le hanno sparato alla testa e al collo solo perché’ diffondeva idee laiche e occidentali, quindi oscene. . Questa nuova vita in qualche modo la rese più forte, dandole la possibilità di dare una voce, un simbolo alla liberta, senza negare a ogni bambino di ricevere un’istruzione sicura e di qualità”. Successivamente, il 10 ottobre 2014,  Malala vinse il Premio Nobel per la pace. , costituì  il fondo Malala, per le ragazze che si trovano in difficolta aiutandole a  costruirsi una vita migliore, dando la possibilità a quaranta ragazze di avere un’istruzione appropriata per crearsi un futuro. Infine, Malala viene convocata dall`Onu per trasmettere le sue idee nei confronti di diverse problematiche: in primo luogo l`analfabetismo, il terrorismo e i diritti umani. Ma non solo, la ragazza parlò anche della sua esperienza e le soluzioni per sconfiggere il terrorismo, con un foglio di carta e una penna, dando a un popolo la possibilità di esistere e non sopravvivere. Educare deriva da una parola latina e vuol dire “portare fuori” tirare fuori il meglio perché’ studiare e conoscere, essere curiosi e’ legittima difesa. E’ questa l’arma con cui i talebani possono essere sconfitti, perché’ con la violenza possono togliere tutto alla gente, la dignità, le scuole, le case o le vite stesse, ma non potranno mai togliere la voglia della conoscenza degli esseri umani, uno degli stimoli piu’ potenti che sembra essere caratteristica esclusiva degli esseri umani, una dote misteriosa che li porta a conoscere e progredire.                                                                                     Un altro esempio di privazione della libertà di pensiero , è l’attacco alla testata giornalistica parigina ,Charlie Hebdo. I giornalisti hanno oltraggiato la dignità della religione musulmana e ne hanno subito le conseguenze. Il Papa, a tal proposito, afferma che se una persona insultasse mia mamma, si dovrebbe aspettare un pugno. L’Islam, infatti, è considerato dai fedeli più importante della loro stessa dignità. Quindi, il fatto di giocare sulla sensibilità dei musulmani equivale al fatto di insultare nostra madre. La reazione che ne consegue non può essere certamente pacifica. A quelli che condannano l’atto terroristico, reputandolo estremista, il Papa risponde che sicuramente è errato agire con la violenza ma che è perfettamente e ragionevolmente umano agire in tal modo.                                                                                                                                           La marcia di Parigi, tenutasi al fine di far fronte al terrorismo, si è rivelata inutile. In primo luogo, non vedo l’utilità pratica della manifestazione e i fine che essa può conseguire. A tal proposito mi sorgono delle domande: perché di fronte a una dozzina di morti in Francia, bisogna creare tanto “rumore”, mentre di fronte alle migliaia di civili morti in Nigeria e altri Paesi colpiti dalla stessa minaccia, talvolta si ci limita a trasmettere la notizia al tg, senza alcuna forma di protesta? Una possibile risposta potrebbe essere quella che la Francia, simbolo della libertà, è in Europa e pertanto merita un attenzione in più, mentre la Nigeria, la Siria e altri Paesi sono troppo lontani da noi (anche dal nostro modo di vivere, a volte) e non meritano che gli sia rivolta troppa attenzione. Ma secondo me, il punto della questione è capire dove sta la differenza tra la Nigeria e la Francia. Perché per i francesi siamo pronti e disponibili a manifestare, e per i nigeriani e i siriani ci limitiamo ad ascoltarne le cronache al tg?  Secondo quanto riportano i giornali, in alcuni Paesi tra cui la Turchia, sono state vietate e censurate alcune forme di espressioni ritenute “scomode” dal governo: questo nonostante molti capi di Stato di quei Paesi fossero presenti alla grande marcia di Parigi. Questa è la dimostrazione di quanto detto precedentemente: la marcia di Parigi si è rivelata inutile, in quanto alla fine della manifestazione, ogni Stato ha continuato ad agire alla stessa maniera di prima. Ritengo che la marcia sia stata un atto puramente astratto, perché non ha contribuito alla conseguenza di nessun obiettivo pratico e morale.                                                                    Negli ultimi mesi molti Stati si stanno impegnando a cooperare per combattere insieme il terrorismo, attraverso l’applicazione  di leggi legate alla sicurezza. In particolare l’ Italia sta garantendo la sua presenza in quest’ unione ,mettendo a disposizione fondi ed emanando nuove norme antiterroristiche.  esiste un problema di base: venire incontro alle richieste dei terroristi significa in realtà legittimarlo e amplificare il fenomeno: si rischierebbe che altri gruppi, sarebbero poi  incoraggiati a percorrere la stessa strada. Se invece per principio, a prescindere che le  richieste siano fondate, legittime o giuste  non si accede mai a richieste  portate avanti con il terrorismo evidentemente si scoraggeranno tutti a ricorrere a questo metodo e quindi il terrorismo alla lunga sparirà.  E’ quello che avviene per i sequestri di persone: se, per principio, si impedisce alla famiglia di pagare il riscatto evidentemente  finiranno anche i sequestri di persona. Di conseguenza se questo terribile tipo  di guerra che è il terrorismo non ottiene nessun risultato esso tenderà a sparire; se invece si va incontro alle sue richieste  avremo sempre più gruppi che ricorreranno ad esso.   Quindi bisogna fare qualche sacrificio per resistere al terrorismo così da fermarlo alla radice.                                       Oltre a far svanire il terrorismo ,in ogni parte del mondo si sta svolgendo una gara di solidarietà per aiutare le vittime in difficoltà: l’Italia ha stanziato fondi per le vittime di Tunisi e per i bambini , si stanno promuovendo degli affidi temporanei.  Ci sono, inoltre, molte associazioni fondate con lo scopo di accogliere queste persone sfortunate come ad esempio: L’AIVITER o L’UNHCR le quali  ci  mostrano la sensibilità di molti uomini che dedicano la loro vita nell’aiutare le persone in difficoltà, facendo avere loro la “titolarità di Vittime del terrorismo” per farle usufruire dei benefici offerti dallo Stato. 

Maria Federica Costanzo, III C