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“La ragazza delle fragole”, tra letteratura e arte. Recensione

La ragazza delle fragole è il primo ed unico romanzo dell’autrice Lisa Strømme. La scrittrice, inglese di nascita, vive oggi in Norvegia, luogo che è stato fonte di ispirazione per la stesura del suo libro. 

La storia è infatti ambientata in un pittoresco villaggio norvegese, Åsgårdstrand, nell’estate del 1893. Meta estiva di molti artisti per il suo magnifico panorama, la cittadina è anche il luogo in cui soggiornò per alcune stagioni estive Edvard Munch. Il pittore diventa qui il protagonista della storia d’amore narrata dall’autrice. La relazione, passionale e pericolosa, si consuma tra il pittore e Tullik Ihlen, la figlia minore di una delle famiglie più in vista della cittadina. A narrare la vicenda sarà Johanne, la domestica della famiglia Ihlen, che prima di di iniziare il lavoro nella casa di Tullik, per aiutare la famiglia di umili origini, raccoglieva le fragole nel bosco di Åsgårdstrand per poi venderle al mercato ai turisti. Nel bosco si trovava la casa di Munch che la ragazza aveva iniziato a frequentare in quanto amante dell’arte. Di qui il titolo del libro, la voce narrante è “la ragazza delle fragole”.

La vita del misterioso pittore passa quindi in secondo piano, mentre invece la sua arte, i suoi quadri saranno il filo che unirà i tre personaggi principali. Munch dipinge per Tullik, anche il suo quadro più famoso, la prima versione de L’Urlo, ma per un misterioso destino, l’immortalità di questo quadro rimarrà chiusa tra le pagine del libro.

La lettura è abbastanza scorrevole e ho apprezzato la scelta dell’autrice di utilizzare frasi molto brevi, o anche semplici parole, poiché riescono ad attirare l’attenzione del lettore. Infatti, considerando che può risultare difficile immedesimarsi e lasciarsi trasportare da una storia ambientata in un tempo e uno spazio così lontano da noi, periodi troppi lunghi e un linguaggio troppo ricercato avrebbero reso la lettura meno piacevole. La capacità descrittiva dell’autrice è ciò che mi è piaciuto di più. La descrizioni sono infatti dettagliate, ma senza digressioni noiose, sono in grado di catapultarti subito nel luogo descritto, o permetterti di avere chiara davanti a te l’immagine del quadro narrato.

Criticabile, a mio avviso, la scelta dell’autrice di identificare la voce narrante della storia d’amore tra Munch e Tullik in un terzo personaggio, Johanne; a causa di ciò i sentimenti e la personalità dei due protagonisti non riescono ad emergere appieno, ma neppure il personaggio di Johanne si comprende nella sua interezza perché raramente lei parla di se stessa. Molto interessante, invece, la scelta di inserire, all’inizio di ogni capitolo, la descrizione di un colore, che nel corso della narrazione funge da lente di ingrandimento delle sensazioni di Johanne rispetto a quanto accade.

Quanto al ritmo narrativo, la vicenda si svolge inizialmente in modo abbastanza lento e verso la fine, negli ultimi cinque capitoli del libro, la trama si fa più avvincente. Per quanto l’idea alla base della storia  sia abbastanza originale e la lettura sia piacevole e avvincente, secondo me, il libro nel suo complesso non riesce, però, ad essere all’altezza delle aspettative.

Costanza Bonaccorsi, III C