LUDOPATIA: dipendenza che può danneggiare la vita

Dal latino “ludus” (gioco) e dal greco “-patheia” (malattia o stato di sofferenza), la ludopatia può essere definita come la “malattia o ancor meglio la dipendenza dal gioco”. Diffusa fin dai tempi più remoti, essa ha sempre trovato vasto seguito in gente che vi si è ancorata. Ma vi siete mai chiesti cosa spinge i ludopatici ad attaccarsi al gioco tanto da riuscire difficilmente a farne a meno? Perché l’Italia continua ad incentivare il gioco d’azzardo e cerca ancora svariati modi per appagare il desiderio del gioco di milioni di persone? 

Sembra paradossale affermare che mentre l’Italia sta attraversando indubbiamente un periodo di forte crisi economica, “il business del gioco non conosce crisi” anzi riscontra sempre più adesioni. Ma cosa esattamente fa nascere il desiderio del gioco? Per qualcuno è puro divertimento, semplicemente uno svago, per altri ricerca di fortuna quando si vede tutto perduto, ma per molti è una vera e propria dipendenza, magari l’unico raggio di luce alla fine di un lungo tunnel di stress, preoccupazioni, insoddisfazioni, l’unica via d’uscita da problemi personali, familiari di fronte ai quali si crea l’impulso di porsi davanti a uno schermo o una macchina grazie a cui il giocatore ha l’illusione di sentirsi in qualche modo più soddisfatto e felice di quello che ha vissuto fino ad allora nella propria vita. Ma se è vero che chi acquista una schedina compra non solo la remota possibilità di vincere tanto denaro ma anche un’emozione, una fantasia, è anche vero che si tratta solo di una “remota possibilità” e che la maggior parte delle volte questa conduce a peggiorare soltanto la propria condizione economica. Infatti il vizio del gioco è stato ed è ancora distruttore di tantissime famiglie e la maggior parte delle volte proprio quel vizio che sembra essere l’unico modo di far entrare un po’ di speranza nella propria vita, si rivela solo un’arma che, talvolta senza neanche accorgersene, può tirare a sé tutti i sacrifici di una vita intera e si dimostra falciatore di quella speranza tanto contemplata. Oltretutto caratteristici problemi riguardano non solo indebitamento esteso ma anche relazioni familiari disturbate, negligenza sul lavoro e operazioni finanziarie illegali al fine di sostenere il gioco. E allora perché non fermarsi a riflettere per capire che il gioco è solo demolitore di quella salvezza economica o personale che tanto si va ricercando con tanta speranza? Perché non attivarsi in altro modo invece di attendere passivamente una fortuna, la cui probabilità è minima e guardare immobili come quello che abbiamo considerato un’ancora ci sta solo portando via tutto ciò che ci apparteneva? Come facciamo a non accorgerci che il vizio del gioco porta via una parte di sé?

 

Martina Concetta D’Antoni, Liceo E.Boggio Lera 3^B