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A piccoli passi – Camminando tra le strade e le contrade Parte terza

I pescatori risalgono a monte con le lenze sulle spalle. Il terzo tempo delle nostre passeggiate si dipana tra le vie che collegano le campagne al borgo di Scerni. Strade sempre uguali, un tempo percorse da soldati, pastori e viandanti, oggi da giovani e vecchi e da qualche sparuto pescatore che forse si consola del suo magro pescato perdendosi nei colori del tramonto.

 

L’Italia veste colori dal bianco al rosso fuoco, i viaggi sono limitati, non vi sono nuove rotte.

Le strade sono vuote, un silenzio quasi incredulo.

Ma è primavera, la natura si sta svegliando. Cosa fare durante una pandemia?

Scopriamo i nostri paesi, a noi quasi sconosciuti!

Vivere in periferia spesso è un privilegio. Abiti in paradiso, circondato da bellezze naturali e tranquillità.

Hai tempo libero? Passeggia e abbandona anche se per un tempo relativamente breve, questa vita sedentaria che stiamo vivendo.

Passeggiare nel verde non è un semplice diversivo; significa ricaricare le pile, cibarsi d’aria.

Decido di farlo anch’io. Esco all’aria aperta tra le strade cittadine del mio borgo. La natura si sta svegliando, i sentieri tra folti alberi sono ricoperti da un manto verde. Il cielo è cupo, il sole a tratti illumina e scalda la terra con i suoi splendenti raggi. Tra le pozzanghere giovani e anziani con un passo veloce e con un silenzio assordante fanno su e giù lungo l’intero tragitto.

La strada è lunga e tortuosa, c’è un po’ di verde-prato, un po’ di grigio-sasso. Sentieri sopravvissuti al tempo collegano le campagne di Scerni al borgo, il cuore del paese. Forse anni fa, a quanto raccontano le fonti storiche, di lì passava un carro armato. Io non l’ho mai visto; così dicono anche i racconti di chi la guerra invece l’ha vissuta.

C’è chi guarda a destra, chi a sinistra. Poi, salendo lungo una stradina secondaria, tra cespugli e arbusti, ecco che sporge uno specchio verdastro.

Il sole è violento, riflette nelle acque dolci del lago un verde scuro, poi chiaro, poi di nuovo scuro. I pescatori risalgono a monte con le lenze sulle spalle.

L’area circostante è ricca di alte e possenti querce, l’erba supera l’altezza delle ginocchia. La ricca fioritura del prunus avium dona colore allo sfondo verde attorno a me, insieme al prunus armeniaca. Presto questi alberi esploderanno di ricchi frutti.

Il tempo scorre velocemente, il clima cambia. Lungo il cammino leggeri soffi di vento accarezzano la pelle. La natura pian piano sembra assumere nuove sfumature, è l’ora del tramonto. Le nuvole si perdono all’orizzonte e nel frattempo il cielo diventa rosso caldo.

Mi sento a casa, sono al sicuro. Ripercorro a ritroso il tragitto, mi sforzo di ricordare per raccontare, accelero, imbocco la via di casa, chiave nella porta. Entro quasi di corsa, scrivo…

L’Italia veste colori dal bianco al rosso fuoco…

                                                                                                                                di  Benedetta Sciascia